23 marzo, Giornata mondiale dell’ateismo.
365 di questi giorni (e una riflessione).

Mi guardo in faccia e mi chiedo: sì, ma che tipo di ateo sono? In cosa credo, cosa sostengo, come vedo la vita e i rapporti umani, quali VALORI ho fatto miei, e come mi muovo nel mondo? Ci sono infatti molti modi di non credere, alcuni decisamente criticabili. Tu?
Pubblicato in Ateismo e Umanesimo
23 Marzo 2019
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Sei ateo/a? Bene! 
Hai fat­to coming-out? Ti sei sbattezzato/a? E l’i­scri­zio­ne all’Uaar?
Benis­si­mo!
Che altro?
Beh, che ne dire­sti di pen­sa­re a che tipo di non cre­den­te sei? Per­ché, sarai d’ac­cor­do, non cre­de­re – così come cre­de­re – dice poco su chi real­men­te sia­mo. Come per­so­ne, inten­do.
 
Io? 
Sono ateo, sì.
Nien­te pau­ra, sono anche mol­te altre cose.
Mi pia­ce defi­nir­mi ateo uma­ni­sta, per­ché ‘ateo’ dice poco o nul­la di me.
 
E se è impor­tan­te, oggi, dir­si atei e difen­de­re il pro­prio dirit­to a non cre­de­re sen­za per que­sto dover subi­re discri­mi­na­zio­ni (o peg­gio, in altri Pae­si), è a mag­gior ragio­ne per me *essen­zia­le* dir­si uma­ni­sti e par­la­re di uma­ne­si­mo.

Per­ché mai?
L’u­ma­ne­si­mo – o uma­ni­smo – è una filo­so­fia di vita razio­na­le ed eti­ca. È un modo di ‘guar­da­re il mon­do’ con rispet­to, pas­sio­ne e respon­sa­bi­li­tà. Da non cre­den­ti. Mica poco.
Oggi?
In un mon­do anco­ra pie­no di sopru­si e sfrut­ta­men­to, di discri­mi­na­zio­ne, di dispe­ra­zio­ne, di dirit­ti nega­ti e di dove­ri disat­te­si, par­la­re di valo­ri come liber­tà, pace, giu­sti­zia e rispet­to reci­pro­co è una bana­li­tà da cui non pos­sia­mo sot­trar­ci. Anco­ra meglio, ser­ve vive­re quei valo­ri nel quo­ti­dia­no, e ispi­rar­li e inse­gnar­li e anche pre­ten­der­li, affin­ché diven­ti­no nor­ma­li­tà.
L’u­ma­ne­si­mo ateo è l’oc­ca­sio­ne giu­sta per anda­re oltre l’a­tei­smo, oltre il sem­pli­ce non-credere, e riem­pi­re la nostra vita di signi­fi­ca­to. Ser­vo­no atei così, non tro­vi? Con­no­ta­re il nostro atei­smo, riem­pir­lo di altri e alti signi­fi­ca­ti, e far­lo insie­me, in tan­ti, non è solo coe­ren­te con ciò che effet­ti­va­men­te pen­sia­mo, ma diven­ta un bigliet­to da visi­ta con un poten­te mes­sag­gio socia­le scrit­to sopra: una socie­tà miglio­re è pos­si­bi­le.
Ciò che oggi apprez­zia­mo come ‘civi­li­tà’ è frut­to di uno sfor­zo seco­la­re che anco­ra oggi, e a mag­gior ragio­ne oggi, non va dato per scon­ta­to, ma pro­se­gui­to e con­so­li­da­to. Quei dirit­ti uma­ni, quel­la capa­ci­tà cri­ti­ca, quel­la indi­pen­den­za di pen­sie­ro, quel sen­so di ugua­glian­za e quel­la capa­ci­tà di con­fron­to non con­flit­tua­le che a mar­gi­ne di un ser­vi­zio o di una con­fe­ren­za stam­pa dopo un fat­to di cro­na­ca si evo­ca­no e invo­ca­no rego­lar­men­te e trop­po tar­di, cose come que­ste devo­no esse­re ali­men­ta­te, inse­gna­te, inten­zio­nal­men­te tra­smes­se e inco­rag­gia­te, devo­no esse­re fat­te cono­sce­re, spe­ri­men­ta­re, vive­re e apprez­za­re.
In tem­po, pri­ma che la loro assen­za si sen­ta e crei sof­fe­ren­za.
Oggi più che mai è essen­zia­le a nostro avvi­so non solo cri­ti­ca­re gli erro­ri del­le reli­gio­ni, non solo oppor­ci agli imme­ri­ta­ti pri­vi­le­gi del­la Chie­sa e alla sua inva­den­za nel­la vita dei non cre­den­ti e nel­le isti­tu­zio­ni, non solo bat­ter­ci per la liber­tà di non cre­de­re e vive­re diver­sa­men­te, ma anda­re alla fon­te, pre­ve­ni­re il pro­ble­ma, crea­re nuo­ve basi, met­te­re for­ti radi­ci, cam­bia­re la men­ta­li­tà. E ciò non ha sen­so ‘in nome dell’ateismo’, e nem­me­no ‘del­la lai­ci­tà’ in sen­so stret­to. Lo ha all’interno di una visio­ne del mon­do e dell’uomo che si chie­da ‘come pos­sia­mo ren­de­re più appa­gan­te la vita, la nostra e di tut­ti’, e che per­ciò inse­ri­sca atei­smo e lai­ci­tà fra valo­ri a ciò fat­ti­va­men­te orien­ta­ti.
Come, cosa? Dai un’oc­chia­ta a un Mani­fe­sto di uma­ne­si­mo ateo, al Mani­fe­sto inter­se­zio­na­le o alla Dichia­ra­zio­ne di Amster­dam (scor­ri per l’i­ta­lia­no) per saper­ne di più.