Com’è come non è, Andrea Tornielli pubblica un articolo sul Piccolo Ateo di Martorana. È il putiferio (beh, nel suo Piccolo..): subito l’Avvenire si aggrappa alla notiziona e sforna uno dei suoi articoli scandalistici. Poi è Volonté che porta la fiaccola in Parlamento, chiedendo lumi al Ministro dell’istruzione (sul serio!).
Ora, informarsi prima era talmente facile, anche per loro, che ipotizzo non lo abbiano fatto di proposito: perché farsi scappare l’occasione di alzare polvere e lanciare le solite accuse e farsi belli?
E io, che sono l’autore dell’altro ‘Piccolo Ateo’, la versione 2.0 (estesa, approfondita, più tosta) non solo ringrazio per la pubblicità, non solo sorrido della loro ridicola coda di paglia, ma ne approfitto per una bella lezione di etica e comunicazione. (Se solo me l’avessero pubblicata! :lol:)
Inviata ai quotidiani il 22/09/2007 – Anche gli atei vanno a scuola. Precisazioni su ‘Il Piccolo Ateo’
Caro direttore,
è regola essenziale di un buon politico, come di un buon giornalista, verificare i fatti prima di farsi e dare un’opinione. La cosa diventa difficile però, in presenza di forti pregiudizi. A causa di essi si può facilmente commettere l’errore di parlare a vuoto su una questione, producendo argomenti infondati che sanno più di mera propaganda. Nessuno ci insegna a ragionare bene, purtroppo, ma per un politico o giornalista questa non può essere una scusa. Già il 20 sul quotidiano Il Giornale, Tornielli (giornalista) aveva preso a cuore la notizia dell’esistenza di un libretto – ‘Il Piccolo Ateo’ – che circolerebbe in ‘varie scuole del Nord’ allo scopo di ‘convertire’ i ragazzi delle medie all’ateismo. Un articolo che – pur non portando alcuna controargomentazione – liquida il libretto come un ‘canovaccio da cabaret’, pieno di ‘accuse grossolane e livorose’ per mettere ‘in ridicolo il cattolicesimo’.
Nel leggere ‘Il Piccolo Ateo’, tuttavia, e a onor del vero in entrambe le distinte versioni di Martorana e del sottoscritto, niente di questo sembra essere verità: il libretto ha lo scopo di far ragionare i ragazzi su idee che altrimenti spesso assorbono in modo acritico da una fonte parziale, ancora oggi. Si tratta quindi di far capire che esiste un’alternativa alla fede, e che la scelta dev’essere fatta in libertà di mente e cuore, non per indottrinamento precoce. È un vero anti-catechismo e non un contro-catechismo. Tanto sbagliato?
Se il Piccolo Ateo del Martorana non è esente da qualche difetto, ridurre a questo il libretto è troppo comodo: le argomentazioni offerte meritano più di una riflessione e magari un dibattito, che poi è proprio quanto auspicato, piuttosto che essere scartate per pregiudizio.
Invece si va oltre: ieri l’Avvenire interviene, tornando sul ‘cabaret’ per il solo fatto che – parlando ai bambini – il linguaggio si fa semplice. Ci tiene, l’Avvenire, a dire che ci sono solide ‘ragioni’ per credere, e dicendo che tanti pensatori ci si sono misurati e che la fede consola dalla morte ne sceglie due che non provano un bel niente.
Di più: Luca Volonté (politico) ha chiesto niente meno che una interrogazione parlamentare per chiarire la questione. ‘Saremmo di fronte’ – afferma – ‘a un esempio del nuovo fondamentalismo anticattolico, incline a impossessarsi anche delle coscienze innocenti dei più giovani’. Come dire che il Volonté non conosce nulla del fattaccio. Ma si sarebbe risposto da solo, se soltanto avesse verificato i fatti: il libretto in questione non è distribuito nelle scuole, giacché si tratta di un file scaricabile in Rete, gratis, da molti anni. E non è un testo adottato: probabilmente qualche professore o genitore lo ha stampato per i suoi ragazzi, e circola per desiderio. Soprattutto, non tratta di fondamentalismo anticattolico, ma è la legittima opinione di un ateo su alcuni problemi che trova nella fede cattolica e sulla sua invadenza italiana a tutte le età.
Se di fondamentalismo si deve parlare, mi pare si confermi da una sola parte, quella di certi cattolici che chiamano aggressione una critica motivata cui si sentono superiori, agitano cattivi pregiudizi, e vorrebbero negare alle persone – quindi anche ai più giovani – il diritto a una matura e anelata scelta sulla fede, basata sul confronto anziché sul catechismo.
Ben venga una interrogazione parlamentare, allora. Si farà chiarezza sui fatti, che finiranno su alcuni giornali, e magari qualcuno ci rifletterà.