Giorni fa mi è stato segnalato l’ennesimo post critico sul libretto ‘Il Piccolo Ateo’ dell’amico Calogero. Potrei sbagliare, ma in 2 anni da quando è ‘scoppiato il caso’ mi pare di non aver letto un singolo articolo onesto e informato, da parte cattolica, sulla questione, soltanto il consueto e accanito ‘dagli all’ateo’. Pessimo modo di fare informazione, piuttosto la solita polemica basata sui soliti pregiudizi. Quest’ultimo post non è da meno, e sì che le precisazioni in Rete non mancavano.
Di differente c’è che il redattore rimanda al link (rotto) di un altro libretto preparato per confutare punto punto le tesi del PA.
La cosa curiosa – o forse no? – è che 2 miei commenti con i quali speravo di chiarire e rilanciare un dibattito più serio non vi hanno visto la luce, nemmeno dopo la mia richiesta diretta all’autore.
Bon, poco male: blog per blog, ecco cosa avevo scritto.
sono Andrea, l’autore del ‘Piccolo manuale di umanesimo ateo’, e sono d’accordo con voi: bisogna ragionare con la propria testa, e conoscere quel che si critica.
Per chiarire, dunque: il PMUA e il Piccolo ateo sono due libri diversissimi. Il PMUA è nato come versione ‘2’ del PA, e già era un’altra cosa, in quanto più approfondito (nonché di altro autore) e diretto ai giovani del liceo. Di Lieto (così come la stampa a suo tempo) critica il PA originale, ma la copertina mostrata è quella del PA2, che tra l’altro non esiste più. Ad oggi poi sono 2 libri totalmente diversi, dal titolo ai contenuti, quindi non andrebbero associati in alcun modo.
Ora, comprendo la sorpresa di un libretto pro-ateismo così semplice, ma dopotutto il Pa originale è appunto per giovanissimi, quindi il linguaggio è adatto a loro. Quanto alla forza degli argomenti, beh non sta a me difenderlo, anche se ricordo che fossero interessanti, un primo spunto per iniziare a pensare da sé. Peraltro, il post cita qui un esempio di contro-argomento che non ha forza logica alcuna: il nostro desiderio di giustizia non ha potere di creare un mondo ultraterreno, la semplice necessità di giustizia non rende vero un dio (né quello cristiano in particolare, in effetti). Hitler è morto e a noi resta il cruccio che non abbia pagato abbastanza, non per questo _deve_ esistere una giustizia divina, che va provata in altro modo.
Dunque spero che gli altri siano migliori, altrimenti il Pa avrebbe ragione a dire che ci serve ragionare di più e meglio..
@Giovanni: non vedo come ‘parlare ad un bambino di gesu’’ possa essere una prova tangibile, né a dire il vero come fare ‘adorazione eucaristica’ possa essere così determinante, visto che per adorare bisogna già credere. Se mi spieghi in breve, leggerò.
@Suor Teresa: sarebbe interessante citare qualche passo tanto sbagliato. In ogni caso, per una carrellata di critiche alla fede molto più ampia e dettagliata, e la proposta di una visione di vita, l’umanesimo ateo, che va oltre il solo ‘trattato di ateismo’, il mio ‘Piccolo manuale di umanesimo ateo’ è a vostra disposizione al link sopra.
Come si legge, l’intervento è privo di qualsivoglia crudezza nei toni, e dritto al punto. Non pubblicarlo è stato un modo poco simpatico di far finta di aver ragione. Mi sbaglio?
Ferma restando la necessaria distinzione fra il PA originale e il mio lavoro nel Piccolo manuale di umanesimo ateo, ho poi ritrovato e scaricato la confutazione di Antonio Di Lieto, prof di religione. Ne ho letto diverse pagine, e mi sono fermato: a parte alcune giuste osservazioni di dottrina (ricordiamo cmq che il Pa originale non è mai stato editato dopo la prima stesura), troppi errori di ragionamento e quel punto di vista da buon cattolico che proprio non riesce a cogliere i problemi della sua fede.
Per sostanziare ciò che dico, ecco alcuni altri esempi. Antonio risponde a Lillo:
Lillo: Allora, la domanda era: quali prove abbiamo per credere in Dio? Il solito prete ti direbbe che non c’è bisogno di prove per credere in Dio…
Antonio: Non è vero
Vero invece: è comune che quando le prove si scoprono insufficienti si ricorra al basta-la-fede. A Di Lieto non sarà accaduto. O sbaglio io e prove ci sono?
Antonio: non a caso S.Tommaso parlava di “prove” dell’esistenza di Dio. Non si tratta però di prove “scientifiche” ma su prove “logiche”.
La logica è parte della scienza. Se un ragionamento regge, è valido e verificabile. Le prove addotte sugli dèi, come quelle di s. Tommaso, non solo non lo sono, ma anche dal punto di vista logico risultano errate, mancanti.
Antonio: Ad esempio: come può un mondo così altamente organizzato, essere nato dal caso? Guarda tu che combinazione: gli organi del corpo umano, il sole, la luna, si trovano tutti lì al posto giusto per mantenere la vita: chi li ha messi là se non li ha messi Dio? Si sono trovati lì per “caso”? Possibile? Che culo!
Ecco infatti: questa non è una prova. Non sapere come è nato l’universo non è una prova che esista un dio, né ovviamente il dio cristiano, che sarebbe anche trinità, signore e padrone, giudice, trascendente, eterno ecc. Il ‘dio degli spazi vuoti’ non è una risposta, perché quando la scienza avanza lo si fa ritirare sempre più. Potremmo ben dire “che culo”, ma in realtà non è che siamo il fine di niente: l’universo è nato con le sue regole, la vita si è sviluppata perché poteva farlo, noi oggi siamo il risultato di una evoluzione fatta di adattamento a queste condizioni. L’universo nasce prima di noi, non per noi.
Antonio: Il fatto che sei tu a dover studiare, non dimostra che Dio “non c’entra”: Lui ti sta vicino e ti incoraggia!
Si? Dove, quando, come? Prove?
Antonio: Dio un giorno porrà fine a questa sofferenza! Com’è più triste, ingiusto, illogico invece il pensiero di Lillo: l’uomo soffrirà sempre, perchè quando finiranno le sue sofferenze scomparirà anche lui.
Lillo non dice affatto questo, che è il solito pregiudizio sulla presunta vita triste degli atei.
Antonio: Dio è un Padre buono che mi ama ed ha mandato suo Figlio: per dirci che siamo tutti figli di Dio!
Questa è una credenza. Lillo chiede prove.
Antonio: Perché allora miliardi di persone in tutte le epoche storiche hanno sempre avuto questo bisogno religioso?
Per ignoranza scientifica e bisogno d’affetto e rispetto disatteso. I motivi sono naturali, e oggi possiamo ovviarvi con metodi educativi migliori. Infine: questo cosiddetto bisogno generalizzato proverebbe l’esistenza dei mille dèi diversi che esso ha generato nel tempo e nelle varie località? Naturalmente no, dunque non è una prova, a maggior ragione xché un semplice ‘ricorso alla popolarità’, errore logico in sé stesso.
Antonio: Se c’è questo bisogno nel nostro cuore, non è un indizio in più a favore del fatto che allora veramente siamo Suoi figli?
Andiamo avanti a ‹indizi›?
Antonio: Se i bambini hanno bisogno del Padre, vuol dire che sono veramente figli Suoi: non che quel Padre non esiste!
Ragionamento errato: il bisogno di ‘Dio’ non è innato, ma instillato dal catechismo religioso, precoce e condizionante.
Antonio: Tra credere agli ufo (i fantasmi o la Befana) e credere in Dio c’è una bella differenza.
Quali? Solo per il credente. Da fuori: superstizioni tutte uguali, basate sugli stessi meccanismi e rette dalle stesse cause umane.
Antonio: Quindi è vero anche il contrario: spesso anche le cose in cui crediamo, esistono davvero!
E dunque? Fino a prove certe, dubbio e scetticismo sono le risposte più adeguate, a meno di non abbandonarsi a una fede.
Antonio: Il fatto che questo dà sicurezza ad ogni uomo, non dimostra che Dio non esiste, semmai è una prova che siamo davvero Suoi figli: tutti i figli hanno bisogno della sicurezza del Padre!
No, non è affatto una prova. Prova solo l’intimo bisogno di amore e sicurezza dell’uomo, fin da piccolo. Che poi esso sia tristemente insoddisfatto dai nostri soliti cattivi modi di rapportarci ed educare, e si esprima deviato in un’illusione d’amore ultraterreno è un altro conto, e un nuovo problema. È un problema nella misura in cui ci ottunde la razionalità (come stiamo vedendo), ci costringe il cuore in nuove relazioni di potere basate sulla presunzione di volontà divine, e aiuta a conservare la situazione anziché a sviluppare la stima di noi stessi e la capacità umana di migliorarci.
Eccetera. Tutto lascia pensare che il resto sia sulla stessa linea, e non ho motivo di perderci tempo.
Nessuna vera ‘confutazione’, dunque. E sì che l’autore è un professore di religione. Ok, da solo non fa media, ma è un esempio di come si possa sostenere la propria fede con ragionamenti e fatti del tutto irrilevanti, tuttavia credendo di essere perfettamente razionali e nel giusto. Occhi aperti 😉