Questa domenica 17 si vota sul tema ‘trivelle’.
Ci viene chiesto se vogliamo cancellare una norma grazie alla quale società petrolifere potranno estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza più limiti di tempo, e a costi per loro bassissimi, cioè senza adeguate tasse che lo Stato potrebbe ma rinuncerebbe a incassare. Così.
Le ragioni del SI mi paiono reali e sensate.
Le ragioni del no mi paiono (volutamente, interessatamente?) sbagliate. Che le piattaforme ‘non inquinino’, che il rishio incidenti sia ‘zero’, che tasse e royalties pagate dalle società petrolifere siano un bel malloppo (sì, ma godono di un sistema di agevolazioni e incentivi in nessun altro posto al mondo così bassi, ovvero dovrebbero versare molto di più), che l’occupazione ne ‘risentirebbe’ (le piattaforme chiuderebbero ma in alcuni anni, sufficienti a riqualificare il settore), che le risorse estratte sono ‘per noi’ preziose (quelle società non hanno alcun obbligo di vendere a noi ciò che estraggono), che proteggere petrolio (e petrolieri) sia più importante che investire direttamente e innanzitutto in turismo (siamo in Italia!), e rinnovabili (di nuovo, siamo in Italia!).
Estremamente sospetto è poi l’invito – costoso e irresponsabile, anche da parte del ‘solito’ governo Renzi – a non andare a votare. Non ad andare e votare no, ma a non votare. Della serie, ci pensiamo noi, voi lasciateci fare, sicuro che ci guadagnate.
Perché? Ah già, siamo proprio in Italia.
Il quesito dunque sarà: volete fermare i giacimenti in attività quando scadranno le loro concessioni? Sì, diamine. Si facciano scadere, e poi eventualmente le si riattivi rinegoziando tasse e royalties per quanto effettivamente dovuto.
Vogliamo (continuare a) fare regali a società (in questo caso petrolifere) già ricchissime? Vogliamo farci sfruttare come teritorio e come Italia? Anche basta.
Ed è ora che questo governo smetta di concedere soldi e privilegi ai soliti noti, complice sanguisuga con la bocca piena di bella retorica.