Serie: l’uomo, l’etica, la società. 3 punti di vista atei.
La nostra natura ci consente una convivenza più felice? Risposta all’ateo pessimista, e a quello cinico.
- L’uomo, l’etica, la società. La nostra natura ci consente una convivenza più felice?
- All’ateo che pensa che le cose ‘stanno così’ e la volontà sia niente.
- All’ateo che pensa che l’uomo sia lupo all’uomo. Lui incluso.
- Le potenzialità reali dell’essere umano. E dei non credenti.
[3di3]
[Riporto qui un mio post sul forum Uaar, che è pubblico. L’utente ha scritto lì, non qui, quindi mi pare giusto non sia citato. I suoi argomenti, tuttavia, sono fra le tipiche obiezioni ad un approccio costruttivamente etico alla convivenza umana, e in quanto tali mi permetto di riportarle, con la mia risposta. L’intento infatti non è di parlare dell’utente, ma di correggere alcune opinioni comuni ad atei con un’altra visione del mondo. Eventuali riferimenti personali sono stati qui omessi]
> Hai voglia a combattere il wishful thinking
> Però no, lui non vuole violentare la natura umana né forzatamente trasformare tutti i lupi in cani che di esser cani non se lo sognan neppure
> per il mio vantaggio accolgo ben volentieri lo svantaggio di molti altri
> Dovrebbe esser ovvio, ma ad alcuni piace seppellire i sensi di colpa nell’ipocrisia. Chissà a quanti fotte realmente sega dei bambini che muiono di fame in Africa ad esempio
> Esattamente (ne conosco pure qualcuno), però se provi a dire che ti fottesega dei bambini che muoiono di fame sei considerato male se non un mostro (e parimenti per analoghe questioni) da una selva di ipocriti che se ne sbattono tanto quanto te
> Direi proprio un misto di poca consapevolezza e poca accetazione di sé. Non tuttti sono in grado di riconoscere ed accettare di essere intimanente bastardi
[nickname dell’utente],
per me anche la tua lettura lascia a desiderare,
ma più di quella di [nickname dell’utente].
Commetti gli stessi errori di analisi, ma ci aggiungi un’acrimonia particolare.
C’è proprio che miri a denigrare chi pensa si possa fare qualcosa di buono e, nel caos in cui viviamo, magari ci si sforza pure.
Ti serve dare l’idea che l’altro ragioni per idealismi e utopie, e che non sia sincero ma ipocrita, superficiale, illluso, inconsapevole.
Sorry, questi sono ad hominem.
Non semplici insulti, ma qualcosa con cui rifiuti di prendere in carico la realtà dei fatti e l’argomento che ti si propone.
Non conseguenza di quanto ascolti, ma barriera all’ascolto.
E qual è la realtà dei fatti?
Beh,
che non siamo lupi.
Non lo siamo più da 100mila anni.
Siamo cani. Cani addomesticati, e cani che si comportano come lupi.
Può ancora esserci qualcuno che è ancora più lupo che cane, come qualcuno geneticamente destinato a impazzire o a diventare serial killer. Diciamolo di nuovo. Ma diciamo anche che è una esigua minoranza.
Ciò che tu interpreti come ‘essere’ lupi è il risultato di una educazione da lupi, esperienze da lupi, amicizie da lupi, formazione di una mentalità da lupi.
Meccanismi che – per propria volontà e prima ancora per modelli interiorizzati – riprendono gli istinti del lupo e li resuscitano, amplificano, interiorizzano, fino a non realizzare più che potrebbero essere diversi.
Puoi rispondere ipse dixit quanto ti pare, ma ritengo che i fatti non stiano dalla tua parte.
Ovvero che tu non puoi provare che siamo lupi,
che siamo solo lupi,
e che siamo solo lupi nel peculiare – innaturale – senso che gli dai.
mentre io ti posso dare esempi di comportamento belli e brutti numerosi quanto lunga è la civiltà umana, e posso ugualmente mostrare quanto l’educazione e la pressione di gruppo e sociale influiscano sulla nostra personalità nel bene e nel male.
A ciò hai contrapposto l’idea, giusta, che da sempre ci facciamo del male, che tendiamo a sopraffarci l’un l’altro, a conquistare, dominare e sfruttare.
Solo che questa è solo un quarto delle osservazioni che si possono fare.
Quello che escludi, intenzionalmente per motivi tuoi (giustificare il tuo fare il lupo?) ma a torto, sono le eccezionali azioni positive di cui l’uomo è sempre stato capace, parallelamente a quelle violente di altri uomini. Guarda la storia, guarda la cronaca.
Inoltre, non dai il peso necessario all’influenza di educazione e cultura, riducendo l’uomo a marionetta dei suoi presunti istinti cannibaleschi. Come se lupi si nascesse, come se dentro di noi non esistesse del pari una tendenza forte all’empatia, la condivisione, la pace, la giustizia.
Infine,
trascuri l’evidenza di un fatto che qualsiasi antropologo o etologo ti può confermare: la ‘dominanza’ nel mondo animale e in quello specifico del lupo, non-è-mai gratuita. La gratuità è una esclusiva dell’uomo, non del lupo.
E i comportamenti umani di cui parliamo – quelli che consideri ‘alfa’ ma non lo sono – con la ‘fitness’ evoluzionistica non hanno nulla a che fare. Da 100mila anni, da quando l’uomo ha fatto il grande salto e ha visto sé stesso.
Da allora, la sua opera e il suo stesso modo di essere li ha potuti scegliere, sgrossando l’istinto e rivelandosi attivo artefice della sua vita.
Nel bene e nel male, s’intende.
Questo tuo uomo-lupo è, insomma, una figura mitica, di fantasia, che non esiste.
Quello che abbiamo sono cani che giocano a fare i lupi, a volte per scelta – bastardi dentro – a volte, molto più spesso, per condizionamento subìto.
Quello che abbiamo sono cani che crescono come lupi.
Una ‘natura’ intenzionalmente gonfiata, richiesta, sollecitata, rifatta, a scapito di quell’altra parte naturale che chiameremo ‘buona’ per brevità.
Quindi sì, i lupi esistono. E sono tanti. Ma sono cani (mal)educati.
Incattiviti, affamati per essere resi pronti alla lotta, e che poi continuano ad esserlo credendo davvero di essere soltanto lupi.
Ed esistono anche tanti cani che hanno potuto e voluto coltivare un’altra natura.
Ed esistono meccanismi risaputi che favoriscono l’una o l’altra parte di noi, spengono l’una o l’altra parte di noi. Ovviamente in misura diversa, sicché la nostra è una mistura dell’una e dell’altra parte, variamente mescolate, talché quelli ‘particolarmente cattivi’ stanno accanto a quelli ‘particolarmente buoni’ e accanto a loro un sacco di vie di mezzo.
Da ciò: l’esistenza della parte ‘buona in noi non è wishful thinking. Tentare la strada del potenziamento di essa non è violentare la nostra natura.
Dare a priori la precedenza al proprio vantaggio a svantaggio di molti altri non è sempre necessario, né più questione di sopravvivenza, né per tutti la scelta più istintiva.
L’aggressivo, lo sprezzante e l’approfittatore non sono ‘alfa’. È naturale che questi non gradiscano né essere additati come ‘cattivi’ – ma lo sono – né considerati ‘non spontaneamente, autenticamente, naturalmente’ intimanente bastardi – ma non lo sono, né dover sparire dalla circolazione e rinunciare alle loro attività di conquista altrui – ma possono e dovrebbero farlo.
Perché il mondo non è di questo tipo di cani, e gli altri, quelli che non gradiscono essere l’osso di nessuno, legittimamente possono impegnarsi sia sul fronte della difesa personale, sia su quello del progressivo cambiamento, pur nel modo più indolore possibile per tutti.
Questo è certamente un atteggiamento non passivo, non da deboli, non da vittime, ma pienamente e meritevolmente ‘alfa’.
Serie: l’uomo, l’etica, la società. 3 punti di vista atei.
La nostra natura ci consente una convivenza più felice? Risposta all’ateo pessimista, e a quello cinico.
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- All’ateo che pensa che le cose ‘stanno così’ e la volontà sia niente.
- All’ateo che pensa che l’uomo sia lupo all’uomo. Lui incluso.
- Le potenzialità reali dell’essere umano. E dei non credenti.