Attacco Isis a Parigi, fermare il fanatismo islamico


Pubblicato in Religioni e sètte
14 Novembre 2015
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#icon­demn­the­pa­ri­sat­tack #novio­len­cein­the­na­meo­fre­li­gion
Male­det­ti bastar­di… Che caz­zo cer­ca­no? Com­pren­sio­ne per la loro cau­sa? Volon­tà di dia­lo­go paci­fi­co? Cosa pen­sa­no di aver otte­nu­to, se non più odio, più oppo­si­zio­ne, più pre­giu­di­zio, più intol­le­ran­za, più vio­len­za?
Basta san­gue inno­cen­te!

Det­to que­sto.
Cer­chia­mo di ricor­da­re che non tut­ti i musul­ma­ni sono ter­ro­ri­sti.
La rab­bia per l’or­ro­re deve indur­ci a rea­gi­re con­tro i veri respon­sa­bi­li, e solo quel­li. O rischia­mo anche noi di accu­sa­re e col­pi­re chi non c’en­tra e non ha col­pa.
Trop­po faci­le gene­ra­liz­za­re. Esse­re miglio­ri – sì, esse­re miglio­ri, non come raz­za ma come uma­ni­tà – vuol dire non abban­do­nar­si all’i­ra, al pre­giu­di­zio e alla vio­len­za esplo­si­va e indif­fe­ren­zia­ta, ma saper inqua­dra­re il pro­ble­ma e tro­va­re e attua­re solu­zio­ni mira­te ed effi­ca­ci. Vio­len­te, dico io, se neces­sa­rio, ma mira­te ed effi­ca­ci.
Ed è dif­fi­ci­le.
Esse­re miglio­ri è dif­fi­ci­le.
Bom­be allo sta­dio, mitra­glia­te in piaz­za, que­sto no, non è esse­re miglio­ri. È esse­re men­tal­men­te pri­mi­ti­vi e emo­zio­nal­men­te sot­to­svi­lup­pa­ti. È esse­re arro­gan­ti e avi­di. Chi cer­ca la supe­rio­ri­tà fra i suoi pari con la vio­len­za sul­l’in­no­cen­te è un pove­rac­cio. E va fer­ma­to.