Babbo Natale VS Gesù bambino


Pubblicato in Ateismo e Umanesimo e Religioni e sètte
4 Gennaio 2008
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Men­tre il papa ricor­da al mon­do – nel mes­sag­gio ‘Urbi et orbi’ del 24 dicem­bre – i suoi gran­di pro­ble­mi, e pro­pi­na la soli­ta, fal­li­bi­le, solu­zio­ne magi­ca (“Solo la ‘gran­de’ luce appar­sa in Cri­sto può dona­re agli uomi­ni la ‘vera’ pace”), gros­so­mo­do evi­tan­do la pole­mi­ca (per l’occasione), il Cor­se­ra da spa­zio a un edi­to­ria­le del­lo scrit­to­re cat­to­li­co Clau­dio Magris, che in sostan­za dice la stes­sa cosa (“Il coro degli ange­li che annun­cia­no glo­ria a Dio nel­l’al­to dei cie­li e pace in ter­ra agli uomi­ni di buo­na volon­tà”), ma con toni deci­sa­men­te più acce­si. Non solo per­ché se la pren­de con.. Bab­bo Nata­le, ma per­ché la sua ana­li­si oltre­pas­sa la faci­le super­fi­cia­li­tà da pre­di­ca nata­li­zia, e pun­ta a una con­dan­na tout-court del­la socie­tà moder­na non cri­stia­na.

Era già suc­ces­so a don Mari­no Bru­no per Hal­lo­ween, e ora il Magris ripro­po­ne la stes­sa tesi, con gli stes­si argo­men­ti, con la stes­sa seve­ri­tà. E gli stes­si erro­ri.

L’articolo mi ha col­pi­to come sem­pre mi col­pi­sce il rico­no­sce­re che, al di fuo­ri del­la gerar­chia eccle­sia­le, vi sia qual­cu­no con­vin­to del­le stes­se idee, e cioè più di quan­to non fac­cia l’opinione di un pre­te. Da essi infat­ti uno bene o male se lo aspet­ta. Ma che sia­no altri – intel­let­tua­li, poli­ti­ci, gior­na­li­sti, per­so­nag­gi pub­bli­ci – a ripro­por­le, sin­ce­ra­men­te mi duo­le, per­ché temo che que­sto bene­sta­re dia al gran­de pub­bli­co un sen­so di nor­ma­li­tà e cor­ret­tez­za che a quel­le idee, a mio avvi­so, non appar­tie­ne.

La sem­pli­ce e tri­ta tesi del Magris è la seguen­te: il mon­do fa schi­fo, Gesù sal­va, la seco­la­riz­za­zio­ne attac­ca il cri­stia­ne­si­mo. La chic­ca: bab­bo nata­le è un “vec­chio svam­pi­to” che ci illu­de.

Se ne aves­si il pote­re, proi­bi­rei per leg­ge — qua­le offe­sa alla pie­tas di una tra­di­zio­ne (…) l’im­ma­gi­ne e il ter­mi­ne stes­so di Bab­bo Nata­le. C’è un limi­te di decen­za pure per la seco­la­riz­za­zio­ne. Tra­sfor­ma­re il miste­ro del­l’in­car­na­zio­ne (…) o anche solo l’in­fan­ti­le poe­sia di Gesù Bam­bi­no (…) nel­la figu­ra di un vec­chio pan­ciu­to e svam­pi­to, dal viso rubiz­zo e giu­li­va­men­te ebe­te, è un po’ trop­po.
Se pro­prio ci si vuo­le sba­raz­za­re del Cri­stia­ne­si­mo (…) meglio tor­na­re allo Yule, alla nor­di­ca festa paga­na del sol­sti­zio d’in­ver­no col suo cul­to del­le demo­ni­che for­ze ele­men­ta­ri”.

Se ne aves­se il pote­re, il buon cat­to­li­co Magris cen­su­re­reb­be una figu­ra caris­si­ma ai bam­bi­ni e agli adul­ti. Come ogni buon cen­so­re, ciò che lui ritie­ne ‘inde­cen­te’ dev’essere sem­pli­ce­men­te can­cel­la­to, ban­di­to, distrut­to: non impor­ta l’opinione di noi tut­ti e non impor­ta capir­ne le ragio­ni. Come spes­so acca­de, il sog­get­to da cen­su­ra­re vie­ne innan­zi­tut­to descrit­to come non è, secon­do una pre­ci­sa volon­tà di demo­niz­za­re (acca­de spes­so nel caso dell’ateismo) o per tota­le inge­nui­tà, che qui darò per buo­na.

È evi­den­te infat­ti che fra Gesù bam­bi­no e Bab­bo Nata­le non avvie­ne pro­prio nes­su­na “tra­sfor­ma­zio­ne”: sono due figu­re del tut­to a sé stan­ti, e non lo con­fon­do­no mai né i cri­stia­ni né i non cre­den­ti. La seco­la­riz­za­zio­ne di cui par­la è un feno­me­no che sem­pli­ce­men­te (ma non dev’essere sem­pli­ce per Magris) aggiun­ge l’uno all’altro, lascian­do libe­ri i due grup­pi di per­so­ne di sce­glie­re a pia­ce­re. È for­se que­sto che si teme? Poi­ché sta­ti­sti­ca­men­te i non cre­den­ti (e i non pra­ti­can­ti) cre­sco­no ogni anno, la figu­ra di Gesù sarà ricor­da­ta sem­pre meno. Si capi­sce lo scon­for­to di tan­ti come Magris, per­si­no la pau­ra è com­pren­si­bi­le. Ma non è accet­ta­bi­le che, per tor­na­re agli anti­chi usi in disu­so, si for­zi l’intera socie­tà ad una inver­sio­ne di mar­cia basa­ta sui gusti per­so­na­li.
Libe­ro Gesù in libe­ro Nata­le?

Come si vede, le argo­men­ta­zio­ni a favo­re non sono gran che: la “tra­di­zio­ne” – come se ogni tra­di­zio­ne deb­ba esse­re tenu­ta per­ché c’era – il “miste­ro dell’incarnazione” – a soste­gno del­la qua­le non c’è che la fede di chi cre­de – “l’infantile poe­sia” del bam­bi­nel­lo – che, sono d’accordo, è per l’appunto infan­ti­le – e la “auten­ti­ca spe­ran­za”, di cui tra poco leg­ge­re­mo.

Bab­bo Nata­le? Meglio Yule, affer­ma il Magris. Sì? Cer­to, se l’antica festa paga­na diven­ta (nel­le mani di un cat­to­li­co) un cul­to ‘demo­ni­co’ (pre­giu­di­zio del bianco/nero!).
Ma dav­ve­ro Bab­bo Nata­le inten­de “sba­raz­zar­si del Cri­stia­ne­si­mo”? O è un’impressione tut­ta cri­stia­na, che con­si­de­ra un attac­co per­so­na­le qual­sia­si affer­ma­zio­ne di un’idea diver­sa, negan­do­le uno spa­zio suo?

Non è solo il vitu­pe­ra­to con­su­mi­smo, sim­bo­leg­gia­to da Bab­bo Nata­le, che distur­ba. (…) E’ quel sor­ri­so gio­con­do e sod­di­sfat­to nel roseo fac­cio­ne che nega il Nata­le. (…) La festa—e il Nata­le è quel­la più grande—fa (soprat­tut­to face­va) sen­ti­re che la festa del­la vita fini­sce, che l’e­si­sten­za è il pre­ci­pi­ta­re del­la gio­ia e degli affet­ti nel buio del tem­po e del nul­la (…) stil­li­ci­dio di minu­ti e di anni nel nul­la. (…) l’an­ge­lo (…) è sem­pre malin­co­ni­co, figu­ra del mon­do cadu­to e imper­fet­to. Bab­bo Nata­le inve­ce è sini­stra­men­te alle­gro; è per­sua­so e vuo­le per­sua­de­re gli altri che tut­to va bene e andrà sem­pre meglio; che il nostro mon­do, la nostra socie­tà, il nostro benes­se­re, il nostro dena­ro, la nostra demo­cra­zia, il nostro tea­tro quo­ti­dia­no sia­no i miglio­ri e gli uni­ci pos­si­bi­li, una cre­sci­ta desti­na­ta ad accre­scer­si trion­fal­men­te sem­pre più, una scor­pac­cia­ta sen­za limi­ti garan­ti­ta da pil­lo­le dige­sti­ve sem­pre più effi­ca­ci, un pro­gres­so inar­re­sta­bi­le, uno sta­dio defi­ni­ti­vo e un ordi­ne immu­ta­bi­le, un oggi scam­bia­to per l’e­ter­no. Incu­bi di pran­zi in cui l’ob­bli­ga­to ingoz­zar­si insi­nua nel­l’a­ni­mo una pesan­tez­za di mor­te (…)”.

Cer­ta­men­te, per uno fis­sa­to con la dot­tri­na cat­to­li­ca, sen­ti­men­tal­men­te inchio­da­to alla cro­ce del suo dio, e in atte­sa di vive­re in un para­di­so, que­sto ter­ri­bi­le pes­si­mi­smo di fon­do dev’essere nor­ma­le. Solo con que­ste premesse/promesse di glo­ria ultra­ter­re­na, for­se, gli riu­sci­rà di sop­por­ta­re la “pesan­tez­za di mor­te”. Ma il pun­to è che è pro­prio que­sta dot­tri­na, que­sto model­lo del mon­do, che ha crea­to in pri­mo luo­go la neces­si­tà di sé stes­sa, descri­ven­do il mon­do – anco­ra una vol­ta – come NON è. Guar­da­re alla vita come a una malat­tia mor­ta­le, aspet­ta­re il momen­to in cui “gio­ia e affet­ti” fini­ran­no, in un mon­do teo­lo­gi­ca­men­te “cadu­to” e ine­vi­ta­bil­men­te “imper­fet­to”.. Natu­ra­le che poi qual­sia­si sfor­zo uma­no, qual­sia­si con­qui­sta, qual­sia­si for­ma di benes­se­re ter­re­no e qual­sia­si moti­vo di festa per­da­no di signi­fi­ca­to.. Ma è così?

Bab­bo Nata­le è sim­bo­lo di con­su­mi­smo? O è il con­su­mi­smo che sfrut­ta Bab­bo Nata­le? Inten­dia­mo illu­der­ci che “tut­to va bene”, e che “andrà sem­pre meglio”? O sia­mo coscien­ti del­le dif­fi­col­tà, oggi anco­ra a vol­te ter­ri­bi­li, del­la vita quo­ti­dia­na, e inten­dia­mo pro­prio per que­sto rita­gliar­ci un momen­to di respi­ro, di pas­sio­ne, di ami­ci­zia, di con­for­to, ricor­dan­do il bel­lo e il buo­no ed espri­men­do pro­po­si­ti di cam­bia­men­to? Non è que­sta coscien­za del pro­ble­ma? Non è legit­ti­mo inco­rag­gia­men­to e posi­ti­va risco­per­ta?

Solo di fron­te all’idea imper­fet­ta di un mon­do per­fet­to, que­sto mon­do deve sem­bra­re impos­si­bi­le da vive­re.. Così il pri­mo dell’anno non si but­ta dal­la fine­stra solo la roba vec­chia, ma tut­to l’arredamento: benes­se­re, dena­ro, demo­cra­zia, pro­gres­so, come un “tea­tro” di quart’ordine, qual­co­sa di fin­to e illu­so­rio, un effi­me­ro “oggi” tra­gi­ca­men­te scam­bia­to per “eter­no”. Ma.. è così?
Dav­ve­ro è un inu­ti­le tea­tri­no, e dav­ve­ro cre­dia­mo che sia “uno sta­dio defi­ni­ti­vo e un ordi­ne immu­ta­bi­le”? Mi chie­do chi, indot­tri­na­men­to a par­te, pos­sa con­si­de­ra­re equi­li­bra­ta e veri­tie­ra una simi­le ana­li­si dei tem­pi moder­ni.
Gene­ra­liz­za­re qui è di nuo­vo l’errore più gran­de.

Che pena dev’essere per il Magris, e chi la pen­sa come lui, guar­da­re il nostro pove­ro mon­do e le nostre ecce­zio­na­li poten­zia­li­tà con que­sta dispe­ra­zio­ne, con que­sta incom­ben­te “pesan­tez­za di mor­te”, e una tale riso­lu­ta volon­tà di non miglio­ra­re i difet­ti di que­sta socie­tà rile­van­do­ne obiet­ti­va­men­te i pre­gi. Con­ti­nua­men­te sognan­ti anzi­ché ope­ra­ti­vi e posi­ti­vi, ecco­li disprez­za­re la vita mor­ta­le – l’unica che io sap­pia a nostra dispo­si­zio­ne – e tut­to il bene che da essa pos­sia­mo cer­ta­men­te spri­gio­na­re!!

Quan­to lon­ta­na è que­sta visio­ne da un sano, vero uma­ne­si­mo!

Bab­bo Nata­le vuo­le inve­ce far­ci dimen­ti­ca­re che sia­mo sul­l’or­lo di un vul­ca­no (…) che le ten­sio­ni del mon­do si van­no facen­do insop­por­ta­bi­li e incon­trol­la­bi­li; (…) Bab­bo Ero­de non si tur­ba per le stra­gi di inno­cen­ti. Il fasul­lo scam­pa­nel­lìo del­la sua slit­ta cer­ca di sopraf­fa­re il coro degli ange­li che annun­cia­no glo­ria a Dio nel­l’al­to dei cie­li e pace in ter­ra agli uomi­ni di buo­na volon­tà. (…) Quel can­to da sem­pre smen­ti­to va inve­ce sem­pre ascol­ta­to e segui­to, per con­ti­nua­re a cre­der­vi con­tro ogni evi­den­za, a spe­ra­re con­tro ogni vit­to­rio­sa nega­zio­ne, con quel­l’au­ten­ti­ca spe­ran­za che pas­sa sot­to le for­che cau­di­ne del­la dispe­ra­zio­ne e rifiu­ta le stam­pel­le del tron­fio e men­zo­gne­ro otti­mi­smo”.

Ed ecco rag­giun­to l’apice di que­sto brut­to discor­so: que­sto Bab­bo Nata­le fal­so e infi­do fa stra­ge di inno­cen­ti (!!), impe­den­do loro di vede­re che il mon­do è con­dan­na­to e solo Dio è auten­ti­ca spe­ran­za. Pove­ro gran­de vec­chio, con il suo inu­ti­le sac­co di doni, la sua bar­ba affa­bu­la­tri­ce, la sua risa­ta meschi­na, il suo gira­re infau­sto di tet­to in tet­to!!
Ma chi, dico chi la vede in que­sto modo? Pur di sal­va­re il suo cre­do dall’oblio Magris si sca­glia con­tro il sim­bo­lo di un momen­to spe­cia­lis­si­mo del nostro anno, negan­do all’uno e all’altro la dol­cez­za e la fer­ti­li­tà.. E tut­to, anzi­ché per una vol­ta ros­so, diven­ta il soli­to bian­co (il cri­stia­ne­si­mo) e nero (tut­to il resto), un buco nero che inghiot­te il mon­do, l’uomo, il pre­sen­te, il futu­ro, il sen­so di una feli­ci­tà ter­re­na da costrui­re e gode­re, slit­ta, ren­ne e tut­to il resto.
Nien­te uma­ne­si­mo, equi­li­bra­ta visio­ne dei nostri difet­ti e pre­gi, capa­ce di gode­re dei buo­ni frut­ti del pre­sen­te e di dar­si fidu­cia e di sco­va­re e coglie­re la più pic­co­la oppor­tu­ni­tà di miglio­ra­men­to.. E cosa in cam­bio? Nient’altro che spe­ran­za e atte­sa di un rove­scia­men­to magi­co di una situa­zio­ne sen­za usci­ta, di un vico­lo cre­du­to cie­co.
Que­sta sì che è vita!!

Eppu­re, è pro­prio que­sta con­ce­zio­ne del mon­do che è par­te del pro­ble­ma, nel­la misu­ra in cui accu­sa l’uomo di ogni male e insie­me lo castra di ogni vir­tù e di ogni abi­li­tà. *Pro­prio que­sta* con­cor­re a fare del nostro mon­do un mon­do peg­gio­re, in cui i Bab­bo Nata­le si cen­su­ra­no, la pro­pria opi­nio­ne sca­val­ca quel­la altrui rite­nu­ta a prio­ri dan­no­sa, la capa­ci­tà di ana­li­si è com­pro­mes­sa alla base e la qua­li­tà dei sen­ti­men­ti è ridot­ta all’amore incon­di­zio­na­to per un dio, qual­sia­si cosa (si cre­da) ordi­ni.

Mi spia­ce, è pro­prio l’opposto: è que­sta una visio­ne irrea­le, devia­ta e ingan­ne­vo­le. È l’idea di mon­do infi­ni­ta­men­te cor­rot­to ad esse­re fasul­la. È cre­de­re “con­tro ogni evi­den­za” ad esse­re illu­sio­ne. È la spe­ran­za in un aldi­là, se resta la sola, ad esse­re “men­zo­gne­ro otti­mi­smo”. È lo sguar­do rivol­to a un dio (dog­ma, leg­ge, ideo­lo­gia, o altri tipi di idee indi­scu­ti­bi­li) più che all’uomo ad esse­re una fon­te di “ten­sio­ni nel mon­do”.

Non è un bene fug­gi­re dal­la vita per pau­ra del­la mor­te, o del­la fati­ca (sì, enor­me) che dob­bia­mo com­pie­re per miglio­rar­ci. Arren­der­si solo per il fat­to che in par­te sia­mo anco­ra dei per­fet­ti idio­ti e paz­zi assas­si­ni non è costrut­ti­vo. Sal­va­re l’uomo dopo aver­lo dan­na­to sul­la ter­ra non è sen­sa­to.

Anche oggi abbia­mo festeg­gia­to in liber­tà e salu­ta­to il nuo­vo anno insie­me sen­za pre­se­pe, guar­dan­do il cie­lo per scor­ge­re non un dio ma una slit­ta cari­ca di affet­to e rin­no­va­to corag­gio.. Sta a noi, cre­den­ti e non cre­den­ti, man­te­ne­re per tut­ti que­sto pri­vi­le­gio, e fare in modo che nes­sun Magris abbia mai l’opportunità e il pote­re di can­cel­la­re quel signo­re gras­so e gen­ti­le che incar­na lo spi­ri­to ros­so del Nata­le!