Mentre il papa ricorda al mondo – nel messaggio ‘Urbi et orbi’ del 24 dicembre – i suoi grandi problemi, e propina la solita, fallibile, soluzione magica (“Solo la ‘grande’ luce apparsa in Cristo può donare agli uomini la ‘vera’ pace”), grossomodo evitando la polemica (per l’occasione), il Corsera da spazio a un editoriale dello scrittore cattolico Claudio Magris, che in sostanza dice la stessa cosa (“Il coro degli angeli che annunciano gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”), ma con toni decisamente più accesi. Non solo perché se la prende con.. Babbo Natale, ma perché la sua analisi oltrepassa la facile superficialità da predica natalizia, e punta a una condanna tout-court della società moderna non cristiana.
Era già successo a don Marino Bruno per Halloween, e ora il Magris ripropone la stessa tesi, con gli stessi argomenti, con la stessa severità. E gli stessi errori.
L’articolo mi ha colpito come sempre mi colpisce il riconoscere che, al di fuori della gerarchia ecclesiale, vi sia qualcuno convinto delle stesse idee, e cioè più di quanto non faccia l’opinione di un prete. Da essi infatti uno bene o male se lo aspetta. Ma che siano altri – intellettuali, politici, giornalisti, personaggi pubblici – a riproporle, sinceramente mi duole, perché temo che questo benestare dia al grande pubblico un senso di normalità e correttezza che a quelle idee, a mio avviso, non appartiene.
La semplice e trita tesi del Magris è la seguente: il mondo fa schifo, Gesù salva, la secolarizzazione attacca il cristianesimo. La chicca: babbo natale è un “vecchio svampito” che ci illude.
“Se ne avessi il potere, proibirei per legge — quale offesa alla pietas di una tradizione (…) l’immagine e il termine stesso di Babbo Natale. C’è un limite di decenza pure per la secolarizzazione. Trasformare il mistero dell’incarnazione (…) o anche solo l’infantile poesia di Gesù Bambino (…) nella figura di un vecchio panciuto e svampito, dal viso rubizzo e giulivamente ebete, è un po’ troppo.
Se proprio ci si vuole sbarazzare del Cristianesimo (…) meglio tornare allo Yule, alla nordica festa pagana del solstizio d’inverno col suo culto delle demoniche forze elementari”.
Se ne avesse il potere, il buon cattolico Magris censurerebbe una figura carissima ai bambini e agli adulti. Come ogni buon censore, ciò che lui ritiene ‘indecente’ dev’essere semplicemente cancellato, bandito, distrutto: non importa l’opinione di noi tutti e non importa capirne le ragioni. Come spesso accade, il soggetto da censurare viene innanzitutto descritto come non è, secondo una precisa volontà di demonizzare (accade spesso nel caso dell’ateismo) o per totale ingenuità, che qui darò per buona.
È evidente infatti che fra Gesù bambino e Babbo Natale non avviene proprio nessuna “trasformazione”: sono due figure del tutto a sé stanti, e non lo confondono mai né i cristiani né i non credenti. La secolarizzazione di cui parla è un fenomeno che semplicemente (ma non dev’essere semplice per Magris) aggiunge l’uno all’altro, lasciando liberi i due gruppi di persone di scegliere a piacere. È forse questo che si teme? Poiché statisticamente i non credenti (e i non praticanti) crescono ogni anno, la figura di Gesù sarà ricordata sempre meno. Si capisce lo sconforto di tanti come Magris, persino la paura è comprensibile. Ma non è accettabile che, per tornare agli antichi usi in disuso, si forzi l’intera società ad una inversione di marcia basata sui gusti personali.
Libero Gesù in libero Natale?
Come si vede, le argomentazioni a favore non sono gran che: la “tradizione” – come se ogni tradizione debba essere tenuta perché c’era – il “mistero dell’incarnazione” – a sostegno della quale non c’è che la fede di chi crede – “l’infantile poesia” del bambinello – che, sono d’accordo, è per l’appunto infantile – e la “autentica speranza”, di cui tra poco leggeremo.
Babbo Natale? Meglio Yule, afferma il Magris. Sì? Certo, se l’antica festa pagana diventa (nelle mani di un cattolico) un culto ‘demonico’ (pregiudizio del bianco/nero!).
Ma davvero Babbo Natale intende “sbarazzarsi del Cristianesimo”? O è un’impressione tutta cristiana, che considera un attacco personale qualsiasi affermazione di un’idea diversa, negandole uno spazio suo?
“Non è solo il vituperato consumismo, simboleggiato da Babbo Natale, che disturba. (…) E’ quel sorriso giocondo e soddisfatto nel roseo faccione che nega il Natale. (…) La festa—e il Natale è quella più grande—fa (soprattutto faceva) sentire che la festa della vita finisce, che l’esistenza è il precipitare della gioia e degli affetti nel buio del tempo e del nulla (…) stillicidio di minuti e di anni nel nulla. (…) l’angelo (…) è sempre malinconico, figura del mondo caduto e imperfetto. Babbo Natale invece è sinistramente allegro; è persuaso e vuole persuadere gli altri che tutto va bene e andrà sempre meglio; che il nostro mondo, la nostra società, il nostro benessere, il nostro denaro, la nostra democrazia, il nostro teatro quotidiano siano i migliori e gli unici possibili, una crescita destinata ad accrescersi trionfalmente sempre più, una scorpacciata senza limiti garantita da pillole digestive sempre più efficaci, un progresso inarrestabile, uno stadio definitivo e un ordine immutabile, un oggi scambiato per l’eterno. Incubi di pranzi in cui l’obbligato ingozzarsi insinua nell’animo una pesantezza di morte (…)”.
Certamente, per uno fissato con la dottrina cattolica, sentimentalmente inchiodato alla croce del suo dio, e in attesa di vivere in un paradiso, questo terribile pessimismo di fondo dev’essere normale. Solo con queste premesse/promesse di gloria ultraterrena, forse, gli riuscirà di sopportare la “pesantezza di morte”. Ma il punto è che è proprio questa dottrina, questo modello del mondo, che ha creato in primo luogo la necessità di sé stessa, descrivendo il mondo – ancora una volta – come NON è. Guardare alla vita come a una malattia mortale, aspettare il momento in cui “gioia e affetti” finiranno, in un mondo teologicamente “caduto” e inevitabilmente “imperfetto”.. Naturale che poi qualsiasi sforzo umano, qualsiasi conquista, qualsiasi forma di benessere terreno e qualsiasi motivo di festa perdano di significato.. Ma è così?
Babbo Natale è simbolo di consumismo? O è il consumismo che sfrutta Babbo Natale? Intendiamo illuderci che “tutto va bene”, e che “andrà sempre meglio”? O siamo coscienti delle difficoltà, oggi ancora a volte terribili, della vita quotidiana, e intendiamo proprio per questo ritagliarci un momento di respiro, di passione, di amicizia, di conforto, ricordando il bello e il buono ed esprimendo propositi di cambiamento? Non è questa coscienza del problema? Non è legittimo incoraggiamento e positiva riscoperta?
Solo di fronte all’idea imperfetta di un mondo perfetto, questo mondo deve sembrare impossibile da vivere.. Così il primo dell’anno non si butta dalla finestra solo la roba vecchia, ma tutto l’arredamento: benessere, denaro, democrazia, progresso, come un “teatro” di quart’ordine, qualcosa di finto e illusorio, un effimero “oggi” tragicamente scambiato per “eterno”. Ma.. è così?
Davvero è un inutile teatrino, e davvero crediamo che sia “uno stadio definitivo e un ordine immutabile”? Mi chiedo chi, indottrinamento a parte, possa considerare equilibrata e veritiera una simile analisi dei tempi moderni.
Generalizzare qui è di nuovo l’errore più grande.
Che pena dev’essere per il Magris, e chi la pensa come lui, guardare il nostro povero mondo e le nostre eccezionali potenzialità con questa disperazione, con questa incombente “pesantezza di morte”, e una tale risoluta volontà di non migliorare i difetti di questa società rilevandone obiettivamente i pregi. Continuamente sognanti anziché operativi e positivi, eccoli disprezzare la vita mortale – l’unica che io sappia a nostra disposizione – e tutto il bene che da essa possiamo certamente sprigionare!!
Quanto lontana è questa visione da un sano, vero umanesimo!
“Babbo Natale vuole invece farci dimenticare che siamo sull’orlo di un vulcano (…) che le tensioni del mondo si vanno facendo insopportabili e incontrollabili; (…) Babbo Erode non si turba per le stragi di innocenti. Il fasullo scampanellìo della sua slitta cerca di sopraffare il coro degli angeli che annunciano gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. (…) Quel canto da sempre smentito va invece sempre ascoltato e seguito, per continuare a credervi contro ogni evidenza, a sperare contro ogni vittoriosa negazione, con quell’autentica speranza che passa sotto le forche caudine della disperazione e rifiuta le stampelle del tronfio e menzognero ottimismo”.
Ed ecco raggiunto l’apice di questo brutto discorso: questo Babbo Natale falso e infido fa strage di innocenti (!!), impedendo loro di vedere che il mondo è condannato e solo Dio è autentica speranza. Povero grande vecchio, con il suo inutile sacco di doni, la sua barba affabulatrice, la sua risata meschina, il suo girare infausto di tetto in tetto!!
Ma chi, dico chi la vede in questo modo? Pur di salvare il suo credo dall’oblio Magris si scaglia contro il simbolo di un momento specialissimo del nostro anno, negando all’uno e all’altro la dolcezza e la fertilità.. E tutto, anziché per una volta rosso, diventa il solito bianco (il cristianesimo) e nero (tutto il resto), un buco nero che inghiotte il mondo, l’uomo, il presente, il futuro, il senso di una felicità terrena da costruire e godere, slitta, renne e tutto il resto.
Niente umanesimo, equilibrata visione dei nostri difetti e pregi, capace di godere dei buoni frutti del presente e di darsi fiducia e di scovare e cogliere la più piccola opportunità di miglioramento.. E cosa in cambio? Nient’altro che speranza e attesa di un rovesciamento magico di una situazione senza uscita, di un vicolo creduto cieco.
Questa sì che è vita!!
Eppure, è proprio questa concezione del mondo che è parte del problema, nella misura in cui accusa l’uomo di ogni male e insieme lo castra di ogni virtù e di ogni abilità. *Proprio questa* concorre a fare del nostro mondo un mondo peggiore, in cui i Babbo Natale si censurano, la propria opinione scavalca quella altrui ritenuta a priori dannosa, la capacità di analisi è compromessa alla base e la qualità dei sentimenti è ridotta all’amore incondizionato per un dio, qualsiasi cosa (si creda) ordini.
Mi spiace, è proprio l’opposto: è questa una visione irreale, deviata e ingannevole. È l’idea di mondo infinitamente corrotto ad essere fasulla. È credere “contro ogni evidenza” ad essere illusione. È la speranza in un aldilà, se resta la sola, ad essere “menzognero ottimismo”. È lo sguardo rivolto a un dio (dogma, legge, ideologia, o altri tipi di idee indiscutibili) più che all’uomo ad essere una fonte di “tensioni nel mondo”.
Non è un bene fuggire dalla vita per paura della morte, o della fatica (sì, enorme) che dobbiamo compiere per migliorarci. Arrendersi solo per il fatto che in parte siamo ancora dei perfetti idioti e pazzi assassini non è costruttivo. Salvare l’uomo dopo averlo dannato sulla terra non è sensato.
Anche oggi abbiamo festeggiato in libertà e salutato il nuovo anno insieme senza presepe, guardando il cielo per scorgere non un dio ma una slitta carica di affetto e rinnovato coraggio.. Sta a noi, credenti e non credenti, mantenere per tutti questo privilegio, e fare in modo che nessun Magris abbia mai l’opportunità e il potere di cancellare quel signore grasso e gentile che incarna lo spirito rosso del Natale!