[2di3]
[Riporto qui un mio post sul forum Uaar, che è pubblico. L’utente ha scritto lì, non qui, quindi mi pare giusto non sia citato. I suoi argomenti, tuttavia, sono fra le tipiche obiezioni ad un approccio costruttivamente etico alla convivenza umana, e in quanto tali mi permetto di riportarle, con la mia risposta. L’intento infatti non è di parlare dell’utente, ma di correggere alcune opinioni comuni ad atei con un’altra visione del mondo. Eventuali riferimenti personali sono stati qui omessi]
Dunque [nickname dell’utente],
nella tua analisi rilevo quelli che mi paiono errori.
In ogni caso, mentre da questa tua visione del mondo ricavi, mi pare, un certo sostanziale disinteresse per l’impegno sociale in senso etico, e preferisci ‘volartene’ su altri pianeti, io mi gioco lo stesso la carta del miglioramento. Della fatica qui e ora di trovare un accordo su relazioni più funzionali.
Perché forse colonizzeremo altri pianeti, ma nel lungo frattempo dobbiamo cavarcela qui.
Semplicemente trovo troppo grave la situazione di oggi e troppo numerosi gli errori che, prima di arrendermi a questa situazione per altri motivi anche magari validi – l’impronta evoluzionistica, quella genetica, quella ormonale, e quella dell’impossibile controllo su tutte le imprevedibili forze in azione – proverò ad agire su qualsiasi fattore sia minimamente possibile influire.
Nel mio piccolo, dal mio piccolo, mi giocherò la *minima* possibilità di stare meglio, e convivere meglio.
L’opzione ‘è così che ci vuoi fare’, nella misura in cui mi pare scorretta, non la contemplo. Continua ⋯▸