No, dai. Tanti piccoli fiori, ecchediamine! È vero, quando in Italia accadono così tante vaccate di seguito come in questi mesi, mi passa la voglia di scrivere. Non ci sto dietro, tutto qua. Eppure, tra le vaccate, vale sì la pena di ricordare quanti piccoli fiori nascono ogni giorno – in forma di buone azioni, piccoli progressi, maggiore sensibilità, nuove convergenze, duro lavoro, episodi di coraggio e dignità, diffusione e discussione di idee, .. – buone notizie che vanno un po’ cercate, e localmente, ma ci sono.
Uno di questi fiori è la recente intervista che il teologo Vito Mancuso ha rilasciato ieri a City.
Mancuso è uno dei teologi di spicco in Italia. È considerato un cattolico liberale, una persona dalle idee aperte e moderne sulla dottrina che professa, e sebbene dopo la sua analisi non arrivi veramente in fondo, l’intervista di ieri è la conferma che della Chiesa riesce ad avere una visione lucida, e per essere un teologo cattolico, anche coraggiosa.
Mi sorprende infatti la puntualità critica con cui descrive la scandalosa posizione della sua gerarchia nella gestione dei casi di abusi su minori da parte di preti.
Dice: «È stata scossa l’autorevolezza stessa del magistero, dei pastori»;
«È veramente impensabile che i vertici non fossero a conoscenza»;
«La mentalità del vescovo medio era quella di sopire gli scandali per l’onorabilità della struttura ecclesiale»;
«Ciascun cattolico – dal Papa all’ultimo dei credenti – dovrebbe porsi questa domanda: che tipo di struttura è questa, che – di fronte a fatti simili – li ha tollerati, ai più alti vertici, per anni?»;
«La formazione e l’inquadramento dei preti risalgono al Medioevo: e questo schema non è più all’altezza dei tempi»;
«“Non siamo certo solo noi” (…) è l’ultima strategia che la Chiesa dovrebbe adottare: reagire come una qualunque lobby o partito. Invece occorrerebbe dimostrare la volontà di far pulizia. Perché non aprire gli archivi della Congregazione per la dottrina della Fede, ad esempio, a commissioni indipendenti?»;
«Se il fenomeno dell’Inquisizione è avvenuto nella Chiesa non è un caso: è perché la fede cattolica s’è strutturata, lungo i secoli, anche in modo repressivo»;
«Mio figlio, che fa la prima liceo, va solo a Natale e Pasqua. Penso che rispettare questa volontà, discutendone, sia la via migliore per far sì che la religione non diventi per lui un incubo».
Favoloso, no? Sentiremo mai un vescovo parlare così? Vedremo mai un papa attuare quanto questo piccolo cattolico (come tanti altri [fiori..]) gli urla dal basso?
Ora, mi piacerebbe chiudere qui – con questo splendido esempio di pubblica (e in quanto tale, rara) onestà intellettuale – ma non resisto e spiego perché ‘dopo la sua analisi non arrivi veramente in fondo’.
Voglio dire, ha appena demolito la gerarchia papale chiamandola, dati alla mano, complice di gravissime violenze su minori, che non ha protetto né prima né dopo, pensando invece alla sua bella maschera di immeritata rispettabilità. Stante che non esiste al mondo, secondo la sua stessa fede, altro gruppo di persone più vicino a dio, più ispirate direttamente, più capaci di interpretarne il volere e di insegnarlo e viverlo.. per totale stridente incongruenza coi fatti, palese agli occhi di una persona intelligente come lui, non c’è dubbio che come minimo gli dovrebbe crollare il mito! Non dico di perdere la fede – qui un passo troppo lungo – ma almeno prendere formalmente le distanze da un cattolicesimo costruito e costituito da simili figuri..
Invece, candidamente, alla necessaria domanda «Però lei rimane cattolico. Perché?», risponde: «Perché questa è la mia Chiesa, la Chiesa da cui vengo e a cui sono legato. Vi ritrovo uomini e donne che la pensano come me. È come una famiglia in cui c’è un padre che comanda e che viene ascoltato da un po’ di figli mentre altri dicono “no, su questo sbaglia”. Si litiga, si discute: ma sempre all’interno della famiglia».
Ecco dove manca di andare fino in fondo, e non riesce ancora. E, dico io, ecco dove la fede fa danno. Il momento è topico, la domanda è rilevantissima e la sua opinione sarà letta da milioni. Incredibilmente, Mancuso sceglie di parlare qui schiettamente da persona e da cristiano, spogliandosi dei pesanti abiti della rigida teologia romana che pure è il suo mestiere: resta nella Chiesa cattolica non perché sia quella vera e dunque più affidabile e superiore, ma perché ‘vi è legato’. Perché tanti altri cattolici la pensano come lui, cioè sanno come lui che questa gerarchia non può dirsi veramente ispirata dall’alto, meschinamente mente e dunque è lontana da ogni primato. E perché è come una famiglia.
Candido! Eppure cieco.
No, Vito, in famiglia non c’è (e non dovrebbe esserci) un padre che si vuole infallibile in alcun caso, non ci sono norme indiscutibili, non c’è gerarchia, non c’è vanità, non c’è privilegio, e se si coprono pedofili non c’è virtù né carica che tenga. La chiesa cattolica non è come una famiglia, non per come è strutturata, e persevera nel suo atteggiarsi proprio e solo grazie a voi della base che, a milioni, nonostante i danni e gli scandali, restate al suo interno e ne accettate il comando assoluto come se la sua autorità divina fosse in qualche modo palese.
La fede ti tradisce proprio sul più bello, impedendoti di compiere un passo necessario, nel momento in cui cioè, potresti farti veramente libero. Libero di pensare ciò che vuoi senza preoccuparti di violare limiti dottrinali, libero di frequentare chi vuoi senza bisogno di etichette, libero di avere una famiglia allargata veramente fondata sull’amore e sulla fede in Cristo, e non sulla consuetudine. E libero – chissà, un giorno – di ritrovarti senza un dio, senza alcuna paura, come una naturale conseguenza del tuo stesso sentire e pensare con la tua testa.