Giovedì scorso il cardinal Bertone tiene una conferenza stampa sul Concerto di Morricone prossimo venturo. Ne approfitta per parlare della recente inchiesta di Repubblica (bella, lunga e documentata) sui costi della Chiesa agli italiani. In altre parole, c’era da aspettarselo, per fare l’ennesima brutta figura.
«L’ora di religione è una cosa sacrosanta e sono contento che famiglie e giovani la scelgano, perché credono. (…) Finiamola con questa storia, non so perché Repubblica ogni settimana si inventi queste inchieste. L’apertura alla fede verso Dio porta solo frutti per la formazione giovanile e per la buona convivenza della società».
Se ogni 3 frasi ci sono 6 o 7 sciocchezze come in questo caso, e quasi ogni giorno se ne pubblicano a iosa, commentarle a dovere è impegnativo. Devo ammetterlo, fare il blogger a volte è una rottura. Per fortuna, in questo caso Repubblica stessa ha replicato alla grande, perciò lascerò a lei la parola e me ne andrò a godermi il weekend.
Perché se non c’erano certe notizie, io avevo molto più tempo libero. E sinceramente preferivo così, non solo per il mio tempo libero ma perché il mondo andava molto meglio.. Dove sta scritto per esempio che l’ora di religione è sacrosanta? Perché dovrebbe esserlo? Perché non ammettere invece che *per te* è sacrosanta e per altri no? In questo modo, non si corre il rischio di imporla, di farla ‘scegliere’ solo perché è ‘sacrosanta’, né di limitare tanto l’ora alternativa, nei programmi e negli spazi, come invece accade.
Ecco, se tanta gente non la pensasse così potrei passare il tempo a scrivere di altro, di buone notizie, di cose belle, e invece devo stare qui a commentare delle sciocchezze, delle opinioni scorrette che però rimbalzano sui media e entrano nel cuore delle persone come fossero oro, perché a parlare è il numero 2 del vaticano, mica pizza e fichi.. Uff..
E non è nemmeno vero che ‘famiglie e giovani la scelgano’ visto che la percentuale di quelli che non se ne avvalgono più sale di anno in anno. Perché dare l’idea che non sia così, che anzi sia una *scelta* fra opzioni ugualmente possibili? Bertone, suvvia, smettiamola con questi trucchi di comunicazione, dire in pubblico che le cose stanno diversamente non rende la cosa vera, ma può renderla meno falsa se chi ascolta è abituato a darci un sacco di credito.. Perché approfittarne? Non è serio, dai.
L” apertura alla fede verso Dio’ (il dio cattolico, ovvio) proprio non dovrebbe essere materia scolastica, nella scuola pubblica e laica. A scuola, secondo me, dovremmo invece studiare *etica*, e quindi tutte le religioni e anche l’umanesimo ateo, per discutere insieme delle varie soluzioni e far maturare la coscienza dei ragazzi, affinché poi scelgano per sé, e siano in grando davvero, su un dio e sul buon comportamento..
Questa ‘apertura’ – diciamo meglio, il catechismo scolastico – inoltre, non porta affatto frutti buoni in automatico. Ah, è vero, Bertone non ha detto ‘buoni’, ha detto solo ‘frutti’, e, come si sa, i frutti possono anche essere marci e velenosi, appunto. Buoni frutti in automatico infatti è proprio tutto da stabilire, da verificare, perché la fede nel dio cristiano e la dottrina hanno i loro lati neri, come spiegano tantissimi blog critici in Rete (che non si godono il weekend?), e anch’io nel mio ‘Piccolo ateo’. Che sia dunque ‘formazione giovanile’ pregevole è dubbio, e di conseguenza la convivenza sociale non è sempre buona. Queste stesse affermazioni di Bertone ne sono la prova: distorsione della realtà, messaggi sottili di dovuta ‘sacrosantità’, non-scelte chiamate scelte, e invito al silenzio sulle responsabilità della Chiesa quanto ai soldi che preleva dallo Stato italiano, come se fosse illegittimo l’esame degli affari ecclesiastici che ci riguardano, a prescindere dai risultati!
Decisamente una figuraccia. In fondo è un’opinione, e dunque legittima, ma che appunto per questo non è né divina né perfetta, e questo va da noi ricordato, visto che invece tende a passare via senza repliche dove dovrebbero esserci (sui media, del pari). Come non ce ne fosse bisogno, come fosse tutto giusto.
Allora, ecco cosa dice Repubblica al cardinal Bertone:
Democrazia e religione (Ezio Mauro, Repubblica 25/10/07) “Finiamola”. Con questo invito che ricorda un ordine il Cardinal Segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone ha preso ieri pubblicamente posizione contro l’inchiesta di Repubblica sul costo della Chiesa per i contribuenti italiani, firmata da Curzio Maltese. “Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa – ha detto testualmente il cardinal Bertone – : l’apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società”. Per poi aggiungere: “C’è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere. L’ora di religione è sacrosanta”.
Non ci intendiamo di santità, dunque non rispondiamo su questo punto. Ma non possiamo non notare come il tono usato da Sua Eminenza sia perentorio e inusuale in qualsiasi democrazia: più adatto a un Sillabo. L’attacco vaticano riguarda un’inchiesta giornalistica che analizza i costi a carico dei cittadini italiani per la Chiesa cattolica, dalle esenzioni fiscali all’otto per mille, al finanziamento alle scuole private, all’ora di religione: altre puntate seguiranno, finché il piano di lavoro non sia compiuto.
Finiamola? E perché? Chi lo decide? In nome di quale potestà? Forse la Santa Sede ritiene di poter bloccare il libero lavoro di un giornale a suo piacimento? Pensa di poter decidere se un’inchiesta dev’essere pubblicata “ogni settimana” o con una diversa cadenza? E’ convinta che basti chiedere la chiusura anticipata di un’indagine giornalistica per evitare che si discuta di “questa storia”? Infine, e soprattutto: non esiste più l’imprimatur, dunque persino in Italia, se un giornale crede di “tirar fuori iniziative di questo genere” può farlo. Salvo incorrere in errori che saremo ben lieti di correggere, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavoro d’inchiesta è stato confutato.
La confutazione, a quanto pare, anche se è incredibile dirlo, riguarda la legittimità stessa di affrontare questi temi. Come se esistesse, lo abbiamo già detto, un’inedita servitù giornalistica dell’Italia verso la Santa Sede, non prevista per le altre istituzioni italiane e straniere, ma tipica soltanto di Paesi non democratici. In più, Sua Eminenza è il Capo del governo di uno Stato straniero che chiede di “finirla” con il libero lavoro d’indagine (naturalmente opinabile, ma libero) di un giornale italiano. Dovrebbe sapere che in Occidente non usa. Mai.
Stupisce questa reazione quando si parla non dei fondamenti della fede, ma di soldi. E tuttavia se la Chiesa – com’è giusto – vuole far parte a pieno titolo del discorso pubblico in una società democratica e trasparente, non può poi sottrarsi in nome di qualche sacra riserva agli obblighi che quel discorso pubblico comporta: per tutti i soggetti, anche quelli votati al bene comune.
Anche questo è un aspetto della sfida perenne, e contemporanea, tra democrazia e religione.
Bella, eh? Repubblica ha davvero chiarito la cosa. Anzi, gliele ha proprio cantate. Evento inconsueto fra i media italiani, e non fosse altro perché è stata chiamata in causa direttamente, fa piacere l’abbia fatto.
Navarro-Valls, ex direttore sala stampa del vaticano e abilissimo giocoliere della comunicazione, intervistato ieri dal tg di rai1 sulle parole del cardinale, afferma (come ricordo): “Ma sì, in Italia si sà che quando si dice ‘Finiamola’ in realtà non si vuol dire finiamola, e la cosa continua”.. Ecco, quindi: rigirando il senso delle parole, un altro prete ci informa che Bertone non voleva dar lezione all’Italia né impedirne la critica alla Chiesa! In questo esemplare episodio di mirror-climbing, è vero soltanto che la critica a tutto questo proseguirà.
Buon weekend!!