2 giorni dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne mi capita di leggere un post che, in un sospiro di rassegnazione anche giusto, rileva come la violenza sia sempre violenza, e differenziare, ghettizzare, è per non ammettere che la violenza è generata dalla società quando c’è un altro, un diverso. Che è vittima al di là del motivo della sua diversità.
In fondo siamo tutti umani, ricorda giustamente, nessuna violenza è accettabile.
Solo che non è sempre così. Cioè, siamo umani, certo. E l’atto violento non è accettabile, senz’altro.
Ma la violenza non è uguale né per qualità né per quantità.
Quando i numeri ci dicono che sono 116 le donne, e non gli uomini, ad essere state ammazzate da uomini, e non da donne, al novembre di quest’anno (il conto non è chiuso, il 2016 non è ancora finito), perché come donne sono considerate un pos-sesso debole, forse è il caso di sensibilizzare anche proprio nello specifico. Senza forse.
Come per quella sui bambini, per dire.
Serve, parlarne. Tipi di violenze, tipi di violenti, colpevoli da identificare, dinamiche da riconoscere e prevenire, gente cui far prendere coscienza di fenomeni precisi.
Che sono sociali, sì, ma non senza cause e quindi non senza rimedi.
Se prima li identifichiamo fra gli altri.