Scopro oggi che in home sul sito Uaar campeggia fra le altre slide un bel richiamo all”Umanismo’ e ai suoi princìpi. Ne ho grande piacere personale, mitigato dal fatto che non si tratta di una aperta presa di posizione a favore. Tuttavia se ne parla, e lo si apprezza come tale.
Malgrado le incertezze (un paio anche di contenuto, non a caso) trovo sia estremamente positivo. L’Uaar è una associazione fortemente rappresentativa a cui ancora manca questo ‘pezzo’ a mio avviso essenziale.
L’articolo linkato (febbraio 2017) spiega come i termini ateismo e agnosticismo abbiano “una connotazione negativa, almeno nell’immaginario comune” percepita anche da “molti non credenti”.
“Ma a livello internazionale le associazioni omologhe all’UAAR hanno nel tempo abbracciato una diversa definizione, che è al tempo stesso indipendente da ogni riferimento al divino, e fortemente connotata da un punto di vista costruttivo e propositivo. È lo humanism”.
Ben detto.
Ammettendo che come parola “purtroppo in Italia non si sa mai come tradurre” (avendo comunque l’Uaar preferito umanesimo “nelle pubblicazioni di Nessun Dogma”), l’articolo prosegue dando “una definizione condivisa dello humanism”, presa dalla IHEU “che riunisce più di cento associazioni di non credenti (tra le quali l’UAAR) in tutto il mondo”, finalmente tradotta in italiano (“col nostro aiuto”), “a dimostrazione che non bisogna essere credenti per avere una visione del mondo positiva, un’etica, un impegno sociale”.
Il punto 1 della Dichiarazione, per dire, afferma: “L’Umanismo è una posizione etica. Afferma il valore, la dignità e l’autonomia dell’individuo così come il diritto di ogni essere umano alla più grande libertà possibile”. Individuo, cioè ogni singolo individuo. Possibile, cioè la massima, ma non infinita, ovvero “compatibilmente con i diritti degli altri”.
Come si legge, non è che si dica che l’Uaar l’abbia fatta propria, che sia il suo proprio punto di vista (indicativa è lo stesso altalenare sul termine*), ma che la sostiene e la apprezza.
E non è poco, dato che l’Uaar non è nata con questa visione o questi propositi, e si è sempre trovata a dover fare i conti al suo interno con atei e agnostici che umanisti non sono e/o non ne vogliono sapere, spesso parati dietro al ‘ma c’è un’etica per ogni ateo’ e un secco ‘viva la libertà’.
In questo senso, parlare di umanesimo quale insieme di princìpi che massimamente consentono ad (ogni) individuo la (sua) massima libertà (possibile) – concetto alla base di quella libertà e di quella diversa etica personale, ma senza l’ingenuità (sospetta) di ritenerle tutte ugualmente valide, ugualmente funzionali, e quindi concedibili in una società di pari – è eccellente.
E allora ben venga ogni accenno ad esso dell’Uaar.
Uaar che,
pur nel suo astenersi intenzionale da una presa di posizione sulla sua propria etica di Unione, da sempre in realtà si fonda, oltre che su razionalità e mero ateismo, proprio sul diritto di ciascuno alla sua vita in condizioni di pace, uguaglianza, non prevaricazione (da cui ad esempio le sue battaglie di laicità).
Umanesimo.
O Umanismo.
O come lo si vuole chiamare.
Ma urge chiamarlo.
Brava Uaar, forza Uaar. 😉
(*) Questa cosa del ‘problema del nome’ è a mio parere un’inutile contrattempo. Una volta deciso per il grande passo – l’adozione aperta di questa direzione di princìpio – si scelga un nome e lo si usi.
Considero ‘umanismo’ un errore di traduzione (human-ism si traduce con ‑esimo, stop), ma pazienza.
Volendo invece usare il – già esistente, conosciuto e subito associato a uomo, e non un altro ‘ismo’ – termine umanesimo, basta a mio avviso accoppiarci regolarmente l’aggettivo ‘ateo’ (o ‘secolare’, o anche ‘laico’).
Se ne ottiene un doppio vantaggio immediato: la distinzione netta con l’umanesimo quattrocentesco, e quella dall’umanesimo moderno come (legittima) scelta anche da parte di credenti.
Nel manifesto di umanesimo ateo, ad esempio, così appunto liquido la questione:
“Rispetto all’Umanesimo rinascimentale non fa della classicità un mito, non è un movimento di élite, e perde ogni dipendenza dal Cristianesimo. Ovvero da qualsiasi religione e fede dogmatica, come da ogni idea di ‘soprannaturale’. (…) In questo senso, l’Umanesimo abbracciato fino in fondo non può essere che secolare, cioè esplicitamente ateo e agnostico, e sebbene di esso sia possibile una forma ancora religiosa e una volutamente neutrale, è così che lo intendiamo in questa sede”.
D’altro canto è un fatto che nel mondo questa ‘worldview’ è già largamente adottata proprio dai non credenti che hanno quei princìpi.
Si tratta di farlo anche in Italia, parlandone da atei umanisti.