La paura di sentirsi intolleranti: il caso Uaar.


Pubblicato in Ateismo e Umanesimo
2 Marzo 2018
1 Star2 Stars3 Stars4 Stars5 Stars (No Ratings Yet)
Loading...

A ben guar­da­re l’ac­ca­du­to (la chiu­su­ra del Forum Uaar), nel suo pic­co­lo cla­mo­ro­so, è casual­men­te esem­pla­re di quel­la gene­ra­le man­can­za di posi­zio­ne net­ta a favo­re del­l’e­ti­ca uma­ni­sta – o, per usa­re un ter­mi­ne più apprez­za­to in Uaar, lai­ca – che da tem­po è un suo pro­ble­ma.

L’Uaar come Uaar ha un orien­ta­men­to ateo razio­na­li­sta, lai­co, demo­cra­ti­co, uma­ni­sta, è scrit­to in più pun­ti nel­le pagi­ne del sito, è com­pren­si­bi­le dal­le sue atti­vi­tà, è intui­bi­le dal­le affi­lia­zio­ni euro­pee. Non c’è una vera pre­sa di posi­zio­ne ma si capi­sce che è così. Anche que­sto è un sin­to­mo. L’Uaar nasce come asso­cia­zio­ne atea a tute­la del­la mino­ran­za atea in un’ot­ti­ca di lai­ci­tà. Ma si capi­sce che la lai­ci­tà è inte­sa in sen­so ampio, ovve­ro non solo come equi­di­stan­za del­lo Sta­to dal­le reli­gio­ni, ma pro­prio come con­te­ni­to­re di valo­ri seco­la­ri e dirit­ti uma­ni. Il che – guar­dia­mo­ci in fac­cia – esclu­de altri tipi di valo­ri.

Nel suo sfor­zo di ‘par­la­re per tut­ti’, l’Uaar si bar­ca­me­na e par­la poco di eti­ca. Ma tute­la l’a­tei­smo in nome di quei valo­ri e quan­do essi ven­go­no a man­ca­re. Ser­ve dir­lo. Meglio. Più spes­so. Più for­te. 
E, sen­za alcu­na ver­go­gna, pren­de­re posi­zio­ne. Dac­ché c’è ateo e ateo, e tan­ti modi di vive­re da atei, non tut­ti sani o apprez­za­bi­li.

È il moti­vo per cui, ad esem­pio, l’U­nio­ne Atei Agno­sti­ci aggiun­ge quel Razio­na­li­sti fin nel nome, rite­nen­do impre­scin­di­bi­le un rife­ri­men­to altri­men­ti non com­pre­so (nei due sen­si di inclu­so e inte­so). Ed è il moti­vo per cui – altro esem­pio – mol­tis­si­mi atei si defi­ni­sco­no oggi uma­ni­sti, lad­do­ve ‘uma­ne­si­mo ateo’, lai­co, seco­la­re, riman­da diret­ta­men­te a una filo­so­fia di vita chia­ra, moder­na, pro­gres­si­sta, inclu­si­va, per via di razio­na­li­tà ed eti­ca dei rap­por­ti uma­ni.

L’a­teo uma­ni­sta non è un ateo fasci­sta, né nichi­li­sta, per dire. È subi­to chia­ro.
L’a­teo del­l’Uaar non cre­de per fede e lavo­ra di testa, anche que­sto è subi­to chia­ro. Poi sostie­ne la lai­ci­tà, i dirit­ti degli atei fra gli altri e i dirit­ti uma­ni in gene­ra­le. Que­sto a vol­te è meno chia­ro, ma c’è. Ser­ve dir­lo. Meglio. Più spes­so. Più for­te. E sen­za alcu­na ver­go­gna, o timo­re di non esse­re ‘tol­le­ran­ti abba­stan­za’, bra­vi, inclu­si­vi, demo­cra­ti­ci, libe­ri e liber­ta­ri abba­stan­za.
Se si vuo­le dav­ve­ro esser­lo, e con­ti­nua­re ad esser­lo, tut­to ciò che lo impe­di­sce dev’es­se­re addi­ta­to ed esclu­so. Con corag­gio, sì. Ed equi­li­brio nel giu­di­zio.
E coscien­za del para­dos­so: tol­le­ran­za non vuol dire resa incon­di­zio­na­ta, né diven­ta­re pre­de miti o distrat­ti com­pli­ci. Per esse­re vera­men­te tol­le­ran­ti, non si può esser­lo al 100%.