Di Maio, il popolino e il miracolo prossimo venturo.


Pubblicato in Religioni e sètte e Politica ed economia
22 Settembre 2017
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Spe­di­ta oggi ai mag­gio­ri quo­ti­dia­ni.

Caro diret­to­re,
che un Di Maio baci una reli­quia non dovreb­be sca­te­na­re pole­mi­che di con­ve­nien­za. Se pro­prio voles­si­mo indi­gnar­ci, potrem­mo pen­sa­re a tre cose che l’e­pi­so­dio ricor­da con chia­rez­za: l’I­ta­lia è un Pae­se a lai­ci­tà zop­pa. Pun­tua­le la poli­ti­ca si genu­flet­te alla reli­gio­ne, nel nostro caso cat­to­li­ca, per sin­ce­ra fede, mero cal­co­lo, dipen­den­za mora­le.
L’I­ta­lia è un Pae­se in cui la poli­ti­ca, come la reli­gio­ne, ci par­la per slo­gan, sel­fie, sim­bo­li e pro­mes­se.
L’I­ta­lia è un Pae­se in cui il popo­lo è in gran par­te disa­bi­tua­to alla cal­ma rifles­sio­ne cri­ti­ca, e sim­bo­li e pro­mes­se è pron­to a chia­ma­re veri­tà.

Allo­ra il poli­ti­co qual che sia, che – in pri­ma fila come isti­tu­zio­ne – si inchi­na e bacia ampol­le o anel­li, non è che un uomo di quel popo­lo che si è fat­to o è sta­to reso popo­li­no.

Se è così, e pur notan­do le dovu­te ecce­zio­ni, il vero mira­co­lo sarà cam­bia­re que­sta situa­zio­ne.
E non per gra­zia di chi scio­glie­reb­be san­gue qui e lasce­reb­be crol­la­re scuo­le altro­ve, né per mano di chi si limi­ta a pre­ghie­re e devo­zio­ne ver­so alta­ri e scran­ni. Se acca­drà, sarà per l’in­te­res­se e nel­l’in­te­res­se di uomi­ni e don­ne dispo­sti a guar­da­re in viso la cru­da – e mera­vi­glio­sa – real­tà.

La sua opi­nio­ne?