Due giorni fa, il sarcerdote siro-cattolico Georges Jahola così si pronuncia in una intervista: «L’Islam moderato non esiste. Esistono singole persone di religione islamica moderate». (Resto del Carlino).
Trovo sia falsa la prima frase, incompleta la seconda, e nel complesso un’opinione significativa dal punto di vista delle seguente riflessione.
Che vale per tutti i monoteismi.
Scrivo sul forum dell’Uaar:
Sicuramente è un problema il fatto che un credo sia ritenuto assoluto e sia creduto in modo radicale. È un problema perché la persona impedisce a sé stessa una apertura mentale e un’auto-critica a mio avviso essenziali alla verità e bontà di quanto sostenuto.
Una tesi veramente vera e veramente buona, affronterebbe a viso aperto qualsiasi critica.
Il fatto di ritrarsi da esse e considerarsi intoccabile, può senz’altro causare un distacco dalla realtà, atti osceni in luogo pubblico, giustificazione per i propri passi falsi, e diventare una forma di difesa da dissonanze cognitive e morali.
Può accadere per qualsiasi ideologia sufficientemente cieca, religione o meno.
Non sempre succede, è chiaro, ma certamente quando succede sono casini. Ed è per questo che più ancora della religione in sé mi pre-occupo della mentalità di fede.
Quando non succede, è perché la persona è decente di suo. E dunque, se crede, sosterrà della dottrina la parte ‘buona’, che sente più consona. Ma incoerentemente, perché a nessun testo sacro mancano parti orribili. E allora perché abbracciarlo comunque? O tentarne giustificazione razionalizzando? Ecco, di nuovo, il problema della mentalità di fede. Meno danni sociali immediati, certo, ma sempre un problema.
Quindi più che altro vedrei la questione così: non esiste un Islam/Cristianesimo/Ebraismo moderato, ma neanche estremista, perché in quei libri si trovano entrambe le cose. I testi sono ambigui, tant’è.
Ed esistono credenti moderati ed estremisti (e molto in mezzo), dei quali gli estremisti sono un ben più grande problema sociale e psicologico, ma entrambi soffrono di fede.
Ed è una cosa che non sottovaluto nemmeno nei socialmente moderati, se è vero che certe idee sono infantili, non provate e persino degradanti per l’essere umano, e abbracciarle fa male interiormente.
Questo papa ad esempio, è tecnicamente un ‘moderato’, perché per dire è contro la guerra e la ‘violenza in nome di dio’ e ha un sorriso sincero. Ma poi quello che insegna in buona parte non è lo stesso sgradevole, falso, e persino colpevolizzante? E non è questo un modo di fare violento?
La lotta interiore per conciliare il senso di dover obbedire alla voce di dio e il proprio senso morale, il proprio essere sé stessi, può avere costi altissimi.
Il sangue e le bombe dunque non sono l’unico paramentro con cui va misurato il malessere sociale e personale.