Confrontarsi con i credenti. Cosa dire, ma soprattutto come dirlo?


Pubblicato in Cultura e società e Religioni e sètte
4 Ottobre 2013
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Sul forum Uaar un gio­va­ne ateo chie­de una mano nel dia­lo­go che sta aven­do con un’a­mi­ca “mol­to ma mol­to cre­den­te”, nel­la spe­ran­za che leg­gen­do argo­men­ta­zio­ni rile­van­ti lei pos­sa capi­re meglio il suo pun­to di vista. Corag­gio­sa­men­te (pote­va appun­to limi­tar­si a leg­ge­re), l’a­mi­ca si iscri­ve al forum e rispon­de ad alcu­ni inter­ven­ti. Appa­re subi­to chia­ro quan­to for­te­men­te cre­da, e sul­la base di cosa: poche let­tu­re ‘giu­ste’ (con­ver­sio­ni, espe­rien­ze, la Bib­bia, pre­su­mo non tut­ta), un per­cor­so per­so­na­le non faci­le, qual­che pre­giu­di­zio sugli atei duri e disin­for­ma­ti, mol­to ma mol­to sen­ti­men­to.
Si vede anche la qua­li­tà del­le rispo­ste dei foru­mi­sti, e il loro approc­cio alla situa­zio­ne, a vol­te sbri­ga­ti­vo e pro­vo­ca­to­rio, in altri casi più pre­ci­so, inter­ro­ga­ti­vo e acco­glien­te.
In tut­ti i casi, com’e­ra for­se pre­ve­di­bi­le, gli argo­men­ti cado­no nel vuo­to e pre­sto l’o­spi­te spa­ri­sce. Non deve cer­to aver aiu­ta­to l’i­ro­nia e le espres­sio­ni for­ti usci­te subi­to, le qua­li, se han­no cer­ta­men­te un sen­so all’in­ter­no di una com­pa­gnia che si cono­sce e con­di­vi­de un cer­to pen­sie­ro, let­te da una per­so­na nuo­va e cre­den­te devo­no esse­re suo­na­te un po’ come quan­do nei film si apre il pavi­men­to e sot­to ci sono coc­co­dril­li affa­ma­ti, con­fer­man­do par­te dei suoi pre­giu­di­zi.

Di fron­te a que­sto modo di cre­de­re, fie­ro e appas­sio­na­to, poco pen­sa­to e mol­to di ‘cuo­re’, in cui il ‘sen­tir­si amato/a’ è un fat­to­re impor­tan­te, anche il ‘ragio­na­re insie­me’ è una stra­da per la mia espe­rien­za poco frut­tuo­sa, trop­po razio­na­le e distac­ca­ta non dal­la per­so­na (comun­que un bene) ma dal suo inve­sti­men­to emo­ti­vo nel­la fede.
In que­sti casi, che fare? Come riu­sci­re a far­si alscol­ta­re, doven­do dire qual­co­sa di oppo­sto e spia­ce­vo­le?

Un’i­dea che può esse­re con­si­de­ra­ta è quel­la di pro­por­re una serie di bre­vi fra­si, cia­scu­na di un con­cet­to o due, sem­pli­ci, chia­re, veri­fi­ca­bi­li dal­la per­so­na e pri­ve di giu­di­zi o com­men­ti per­so­na­li come di aspet­ta­ti­ve. L’i­dea è quel­la di mostra­re i fat­ti, lascian­do che la per­so­na che leg­ge pos­sa far­ne ciò che vuo­le, sen­za sen­tir­si mes­sa in mez­zo, obbli­ga­ta a difen­der­si o finan­che a ragio­na­re.
Riten­go che un simi­le approc­cio, mor­bi­do e rispet­to­so del­la per­so­na e dei suoi tem­pi, pos­sa dare i suoi frut­ti, pro­ba­bil­men­te in futu­ro. Avrà comun­que dimo­stra­to che ci sono argo­men­ti soli­di, che si può anche solo scam­bia­re opi­nio­ni, e che non tut­ti gli atei ti guar­da­no o van­no guar­da­ti dal­l’al­to in bas­so.

Ecco la mia rispo­sta sul forum:

Ciao, ben­ve­nu­ta.
Intan­to, com­pli­men­ti per aver accet­ta­to di ‘but­tar­ti in mischia’, hai cer­ca­to un con­fron­to d’i­dee e que­sto ti fa ono­re.
(…)
Sono un ateo uma­ni­sta e sono giun­to a que­sta con­clu­sio­ne dopo una ricer­ca per­so­na­le sul­le basi del­la dot­tri­na cri­stia­na e il sen­so del­la fede.
Non mi riten­go dun­que chiu­so di men­te né di cuo­re, sem­pli­ce­men­te ho trat­to del­le con­clu­sio­ni cir­ca temi pre­ci­si, pur restan­do dispo­ni­bi­le a nuo­ve idee. A te vor­rei offri­re una sem­pli­ce lista di con­si­de­ra­zio­ni, che pos­sia­mo esa­mi­na­re insie­me se ti va. Sen­ti­ti libe­ra di resta­re del­la tua idea anche dopo aver­le let­te, se riu­sci­rai a con­te­star­le seria­men­te anche meglio.

» Di Dio non ci sono pro­ve (e que­sto lo sai, essen­do come dici oltre la ragio­ne)
» Se non ci sono pro­ve, e se Dio è oltre la ragio­ne, di cosa stia­mo par­lan­do esat­ta­men­te? Cioè, potreb­be esse­re tut­to e nien­te, e infat­ti ogni reli­gio­ne ha il suo.
» Ogni reli­gio­ne ha il suo e lo difen­de allo stes­so modo, con la fede. Il mec­ca­ni­smo del­l’a­ve­re ‘fede’ è lo stes­so per tut­ti, cam­bia ciò che si vuo­le cre­de­re.
» Ogni reli­gio­ne è anche sor­ret­ta da mira­co­li ed espe­rien­ze inte­rio­ri mol­to emo­ti­ve e sen­ti­men­ta­li. Di nuo­vo, alla base fra esse non c’è dif­fe­ren­za, cioè a dire: una vale l’al­tra.
» Le espe­rien­ze emo­ti­ve sono per­so­na­li, aned­do­ti­che e maga­ri ‘inqui­na­te’ dal­le ragio­ni più diver­se, come: for­ti dif­fi­col­tà di vita, indot­tri­na­men­to pre­ce­den­te, sem­pli­ce igno­ran­za, giu­di­zio affret­ta­to.
» Le espe­rien­ze emo­ti­ve, quin­di, non sono affi­da­bi­li come metro di veri­tà, per quan­to affa­sci­nan­ti, vero­si­mi­li e roman­ti­che.
» Le espe­rien­ze emo­ti­ve e l’ab­ban­do­no del giu­di­zio sono richie­sti anche quan­do si vuo­le ingan­na­re qual­cu­no. Che si dica che è Dio a pre­ten­der­lo può esse­re usa­to come raf­for­za­ti­vo.
» La sto­ria elen­ca mol­ti casi in cui è suc­ces­so che dei cre­den­ti abbia­no cre­du­to cose curio­se, assur­de o non bel­le aven­do abban­do­na­to l’ap­proc­cio alla veri­fi­ca.
» Anche la gerar­chia Cat­to­li­ca (Papi, Car­di­na­li, uomi­ni di Dio, ecc) nei seco­li ha fat­to alcu­ni erro­ri anche gros­si cre­den­do di esse­re ispi­ra­ta.
» L’a­ver fat­to que­sti erro­ri, a vol­te tra­gi­ci, impli­ca che l’i­spi­ra­zio­ne in real­tà non c’e­ra, era solo cre­du­ta o pro­cla­ma­ta a paro­le, che è sem­pre faci­le.
» Anche l’a­ver fat­to cose mera­vi­glio­se non impli­ca ispi­ra­zio­ne, poi­ché l’uo­mo è in effet­ti dota­to di que­sta capa­ci­tà posi­ti­va (così come di quel­la nega­ti­va).
» Gesù, ad esem­pio, ha det­to cose mol­to bel­le, ma anche cose non pro­prio il mas­si­mo.
» Ci sono con­cet­ti nei Van­ge­li mol­to duri per esse­re una buo­na Novel­la. Un esem­pio è il fat­to che sia dovu­to mori­re un inno­cen­te per le col­pe di qual­cun altro.
» Ci sono anche aspet­ti poco cre­di­bi­li, come ad esem­pio il fat­to che, dopo una nasci­ta ecce­zio­na­le, Gesù ven­ga sem­pli­ce­men­te dimen­ti­ca­to da tut­ti fino ai suo 30 anni.
» Ci sono anche erro­ri sto­ri­ci (es. nes­su­na ‘Stra­ge degli inno­cen­ti’), pez­zi aggiun­ti dopo (es. il famo­so epi­so­dio de ‘l’A­dul­te­ra’) e con­trad­di­zio­ni fra i rac­con­ti (es. nel­le Genea­lo­gie di Gesù, epi­so­dio del­la Nasci­ta Vir­gi­na­le, del­la Resur­re­zio­ne).
» La sto­ri­ci­tà del rac­con­to evan­ge­li­co di Gesù quin­di susci­ta in par­te dub­bi. Oltre ad essi, le Let­te­re e a 3 o 4 fra­si di sto­ri­ci del tem­po, obiet­ti­va­men­te non c’è altro.
» Gesù è qua­si cer­ta­men­te esi­sti­to come uomo, un cari­sma­ti­co e sen­si­bi­le lea­der, figlio del suo tem­po. Tut­to il resto, spe­cial­men­te quan­to attie­ne al sovran­na­tu­ra­le, è cre­di­bi­le solo se si vuo­le usa­re la fede.
» I Van­ge­li dopo­tut­to furo­no scrit­ti con l’o­biet­ti­vo di tra­smet­te­re una fede, non come cro­ni­sto­ria.
» Il fat­to che miras­se­ro a susci­ta­re cre­den­za, non depo­ne a favo­re del­la loro obiet­ti­vi­tà, né del­la loro pre­ci­sio­ne cir­ca gli even­ti.
» In effet­ti nei Van­ge­li è riscon­tra­bi­le, da Mar­co a Gio­van­ni, una pro­gres­si­va idea­liz­za­zio­ne di Gesù. Come è pos­si­bi­le se par­la­no del­la stes­sa per­so­na?
» I Van­ge­li non furo­no scrit­ti per esse­re riu­ni­ti insie­me, ma per gen­ti diver­se in luo­ghi e tem­pi diver­si (nel­l’ar­co di cir­ca 50 anni, a par­ti­re da alme­no 20 dopo la mor­te di Gesù).
» Inte­res­san­te che Gesù non abbia scrit­to nul­la di suo, ma lasciò che la sua sto­ria fos­se rac­con­ta­ta (e maga­ri mitiz­za­ta) da per­so­ne che non l’a­ve­va­no cono­sciu­to (gli evan­ge­li­sti non sono apo­sto­li, sono disce­po­li del­la gene­ra­zio­ne suc­ces­si­va).
» Poi­ché gli evan­ge­li­sti non conob­be­ro Gesù di per­so­na, la loro è una fede acqui­si­ta, ovve­ro non furo­no testi­mo­ni di nul­la, ma vol­le­ro cre­de­re.
» Vol­le­ro cre­de­re, furo­no con­vin­ti sul­la base di paro­le e rac­con­ti di espe­rien­ze, e su una dot­tri­na che allo­ra non era anco­ra com­ple­ta ma rispec­chia­va ciò che chi rac­con­ta­va ave­va capi­to e volu­to cre­de­re.
» La dot­tri­na non fu com­ple­ta­ta che seco­li dopo. Ad esem­pio, Dio non fu con­si­de­ra­to Tri­ni­tà se non nel 4o seco­lo.
» Fino a quel momen­to (ma in real­tà anco­ra oggi) la dot­tri­na cri­stia­na era divi­sa in tan­te cor­ren­ti, cia­scu­na con la sua diver­sa Veri­tà. All’i­ni­zio non c’e­ra nean­che un Papa­to (e Gesù infat­ti non coman­dò di isti­tuir­lo).
» Il Cat­to­li­ce­si­mo è solo una del­le cor­ren­ti cri­stia­ne più gran­di. Ne esi­sto­no altre, mag­gio­ri e mino­ri, tut­te che pre­ten­do­no di esse­re quel­la vera, ispi­ra­ta diret­ta­men­te. Ciò ovvia­men­te non è pos­si­bi­le.
» Si può benis­si­mo cre­de­re nel Dio cri­stia­no sen­za sup­por­ta­re la gerar­chia cat­to­li­ca. Cioè esse­re cri­stia­ni e non cat­to­li­ci.
» Si può anche non esse­re cri­stia­ni.
» Si può anche non esse­re cre­den­ti. La vita è bel­la lo stes­so, e se deci­dia­mo di fare una cosa è per­ché la rite­nia­mo giu­sta noi stes­si, non un’au­to­ri­tà ester­na inve­ri­fi­ca­bi­le.
» Que­sto impli­ca un gran­de sen­so di respon­sa­bi­li­tà, un lavo­ro sul­la nostra capa­ci­tà di ben giu­di­ca­re e sul­le par­te miglio­ri di noi stes­si.
» Que­sto impli­ca anche che non esi­ste Para­di­so né Infer­no: le con­se­guen­ze del­le nostre azio­ni rica­do­no qui, tra i vivi e nel­la natu­ra.

Ciao!