Sul forum Uaar un giovane ateo chiede una mano nel dialogo che sta avendo con un’amica “molto ma molto credente”, nella speranza che leggendo argomentazioni rilevanti lei possa capire meglio il suo punto di vista. Coraggiosamente (poteva appunto limitarsi a leggere), l’amica si iscrive al forum e risponde ad alcuni interventi. Appare subito chiaro quanto fortemente creda, e sulla base di cosa: poche letture ‘giuste’ (conversioni, esperienze, la Bibbia, presumo non tutta), un percorso personale non facile, qualche pregiudizio sugli atei duri e disinformati, molto ma molto sentimento.
Si vede anche la qualità delle risposte dei forumisti, e il loro approccio alla situazione, a volte sbrigativo e provocatorio, in altri casi più preciso, interrogativo e accogliente.
In tutti i casi, com’era forse prevedibile, gli argomenti cadono nel vuoto e presto l’ospite sparisce. Non deve certo aver aiutato l’ironia e le espressioni forti uscite subito, le quali, se hanno certamente un senso all’interno di una compagnia che si conosce e condivide un certo pensiero, lette da una persona nuova e credente devono essere suonate un po’ come quando nei film si apre il pavimento e sotto ci sono coccodrilli affamati, confermando parte dei suoi pregiudizi.
Di fronte a questo modo di credere, fiero e appassionato, poco pensato e molto di ‘cuore’, in cui il ‘sentirsi amato/a’ è un fattore importante, anche il ‘ragionare insieme’ è una strada per la mia esperienza poco fruttuosa, troppo razionale e distaccata non dalla persona (comunque un bene) ma dal suo investimento emotivo nella fede.
In questi casi, che fare? Come riuscire a farsi alscoltare, dovendo dire qualcosa di opposto e spiacevole?
Un’idea che può essere considerata è quella di proporre una serie di brevi frasi, ciascuna di un concetto o due, semplici, chiare, verificabili dalla persona e prive di giudizi o commenti personali come di aspettative. L’idea è quella di mostrare i fatti, lasciando che la persona che legge possa farne ciò che vuole, senza sentirsi messa in mezzo, obbligata a difendersi o finanche a ragionare.
Ritengo che un simile approccio, morbido e rispettoso della persona e dei suoi tempi, possa dare i suoi frutti, probabilmente in futuro. Avrà comunque dimostrato che ci sono argomenti solidi, che si può anche solo scambiare opinioni, e che non tutti gli atei ti guardano o vanno guardati dall’alto in basso.
Ecco la mia risposta sul forum:
Ciao, benvenuta.
Intanto, complimenti per aver accettato di ‘buttarti in mischia’, hai cercato un confronto d’idee e questo ti fa onore.
(…)
Sono un ateo umanista e sono giunto a questa conclusione dopo una ricerca personale sulle basi della dottrina cristiana e il senso della fede.
Non mi ritengo dunque chiuso di mente né di cuore, semplicemente ho tratto delle conclusioni circa temi precisi, pur restando disponibile a nuove idee. A te vorrei offrire una semplice lista di considerazioni, che possiamo esaminare insieme se ti va. Sentiti libera di restare della tua idea anche dopo averle lette, se riuscirai a contestarle seriamente anche meglio.
» Di Dio non ci sono prove (e questo lo sai, essendo come dici oltre la ragione)
» Se non ci sono prove, e se Dio è oltre la ragione, di cosa stiamo parlando esattamente? Cioè, potrebbe essere tutto e niente, e infatti ogni religione ha il suo.
» Ogni religione ha il suo e lo difende allo stesso modo, con la fede. Il meccanismo dell’avere ‘fede’ è lo stesso per tutti, cambia ciò che si vuole credere.
» Ogni religione è anche sorretta da miracoli ed esperienze interiori molto emotive e sentimentali. Di nuovo, alla base fra esse non c’è differenza, cioè a dire: una vale l’altra.
» Le esperienze emotive sono personali, aneddotiche e magari ‘inquinate’ dalle ragioni più diverse, come: forti difficoltà di vita, indottrinamento precedente, semplice ignoranza, giudizio affrettato.
» Le esperienze emotive, quindi, non sono affidabili come metro di verità, per quanto affascinanti, verosimili e romantiche.
» Le esperienze emotive e l’abbandono del giudizio sono richiesti anche quando si vuole ingannare qualcuno. Che si dica che è Dio a pretenderlo può essere usato come rafforzativo.
» La storia elenca molti casi in cui è successo che dei credenti abbiano creduto cose curiose, assurde o non belle avendo abbandonato l’approccio alla verifica.
» Anche la gerarchia Cattolica (Papi, Cardinali, uomini di Dio, ecc) nei secoli ha fatto alcuni errori anche grossi credendo di essere ispirata.
» L’aver fatto questi errori, a volte tragici, implica che l’ispirazione in realtà non c’era, era solo creduta o proclamata a parole, che è sempre facile.
» Anche l’aver fatto cose meravigliose non implica ispirazione, poiché l’uomo è in effetti dotato di questa capacità positiva (così come di quella negativa).
» Gesù, ad esempio, ha detto cose molto belle, ma anche cose non proprio il massimo.
» Ci sono concetti nei Vangeli molto duri per essere una buona Novella. Un esempio è il fatto che sia dovuto morire un innocente per le colpe di qualcun altro.
» Ci sono anche aspetti poco credibili, come ad esempio il fatto che, dopo una nascita eccezionale, Gesù venga semplicemente dimenticato da tutti fino ai suo 30 anni.
» Ci sono anche errori storici (es. nessuna ‘Strage degli innocenti’), pezzi aggiunti dopo (es. il famoso episodio de ‘l’Adultera’) e contraddizioni fra i racconti (es. nelle Genealogie di Gesù, episodio della Nascita Virginale, della Resurrezione).
» La storicità del racconto evangelico di Gesù quindi suscita in parte dubbi. Oltre ad essi, le Lettere e a 3 o 4 frasi di storici del tempo, obiettivamente non c’è altro.
» Gesù è quasi certamente esistito come uomo, un carismatico e sensibile leader, figlio del suo tempo. Tutto il resto, specialmente quanto attiene al sovrannaturale, è credibile solo se si vuole usare la fede.
» I Vangeli dopotutto furono scritti con l’obiettivo di trasmettere una fede, non come cronistoria.
» Il fatto che mirassero a suscitare credenza, non depone a favore della loro obiettività, né della loro precisione circa gli eventi.
» In effetti nei Vangeli è riscontrabile, da Marco a Giovanni, una progressiva idealizzazione di Gesù. Come è possibile se parlano della stessa persona?
» I Vangeli non furono scritti per essere riuniti insieme, ma per genti diverse in luoghi e tempi diversi (nell’arco di circa 50 anni, a partire da almeno 20 dopo la morte di Gesù).
» Interessante che Gesù non abbia scritto nulla di suo, ma lasciò che la sua storia fosse raccontata (e magari mitizzata) da persone che non l’avevano conosciuto (gli evangelisti non sono apostoli, sono discepoli della generazione successiva).
» Poiché gli evangelisti non conobbero Gesù di persona, la loro è una fede acquisita, ovvero non furono testimoni di nulla, ma vollero credere.
» Vollero credere, furono convinti sulla base di parole e racconti di esperienze, e su una dottrina che allora non era ancora completa ma rispecchiava ciò che chi raccontava aveva capito e voluto credere.
» La dottrina non fu completata che secoli dopo. Ad esempio, Dio non fu considerato Trinità se non nel 4o secolo.
» Fino a quel momento (ma in realtà ancora oggi) la dottrina cristiana era divisa in tante correnti, ciascuna con la sua diversa Verità. All’inizio non c’era neanche un Papato (e Gesù infatti non comandò di istituirlo).
» Il Cattolicesimo è solo una delle correnti cristiane più grandi. Ne esistono altre, maggiori e minori, tutte che pretendono di essere quella vera, ispirata direttamente. Ciò ovviamente non è possibile.
» Si può benissimo credere nel Dio cristiano senza supportare la gerarchia cattolica. Cioè essere cristiani e non cattolici.
» Si può anche non essere cristiani.
» Si può anche non essere credenti. La vita è bella lo stesso, e se decidiamo di fare una cosa è perché la riteniamo giusta noi stessi, non un’autorità esterna inverificabile.
» Questo implica un grande senso di responsabilità, un lavoro sulla nostra capacità di ben giudicare e sulle parte migliori di noi stessi.
» Questo implica anche che non esiste Paradiso né Inferno: le conseguenze delle nostre azioni ricadono qui, tra i vivi e nella natura.
Ciao!