La sentenza della Corte Europea che vieta il crocifisso nelle scuole pubbliche, ha suscitato in Italia reazioni interessanti (per una rapida e non conclusiva carrellata, vedi qui). A fronte di autorevoli commenti a favore, la maggioranza dei politici (e dei politici della maggioranza) si è detta sbigottita (e bigotta) e pronta al ricorso (storico). Le critiche alla sentenza sono state di una incredibile inconsistenza, ed è per questo che le giudico interessanti: interessanti perché ci indicano con chiarezza il genere di pensieri che attraversa certe menti, e il modello argomentativo col quale si esprimono: razionalizzazioni, non sequitur, double-speaking, affermazioni non provate, attacchi personali, vocazioni censorie e altre forme di mirror-climbing spacciate con la forza eccessiva di chi non si sa se ha, ma certo vuole avere, ragione.
Interessante no?
Inviata ai maggiori quotidiani e riviste, il 06/11/2009
Caro direttore,
fra i commenti alla sentenza sul crocifisso della Corte europea, ve ne sono alcuni che mi hanno fatto riflettere.
Non è grossolano difendere le proprie radici scordandosi di altre radici, come l’illuminismo e la pizza?
Non è mediocre difendere la propria fede non in quanto speciale e salvifica, ma genericamente in quanto storia e cultura?
Non è meschino difendere la propria libertà non in nome del rispetto reciproco, ma della maggioranza?
Non è arrogante difendere i propri diritti, limitando quelli altrui?
Non è ipocrita difendere il crocifisso come simbolo di laicità e pluralismo, tuttavia marcando il territorio a senso unico?
Non è inadeguato difendere la cultura di un intero paese con l’ostensione di un simbolo non più così condiviso?
Non è subdolo difendere la sua presenza negli edifici pubblici, senza citare l’innegabile pubblicità che fa a una religione, né l’aiuto che da al costituirsi della tradizione?
Non è disorientante difendere il crocifisso come simbolo di umanità, quando è stato anche usato per secoli come simbolo di potere e tortura?
Anche questo è cristianesimo. Ma è questo il cristianesimo da difendere? Questi gli ideali da proteggere? Queste le radici che vogliamo mantenere?
E perché aggrapparsi tanto al passato, come se l’oggi e il domani dovessero restare ancora ieri?
Ciascuno ha diritto alla sua fede e ai suoi simboli. Altro è imporli, e per vicoli traversi, a chi ne ha degli altri, o non ne ha.
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Sul discorso del crocifisso nei locali pubblici chiarisce la mia posizione un pezzo nel mio libro Piccolo manuale di Umanesimo ateo (cap. 8, “Un dio così ci rende schiavi”), che qui riporto:
Altra frase che sentirai spesso: «Ma il cristianesimo è alle nostre radici!». ..Certo e allora? Forse che dobbiamo ancora innaffiarle se scopriamo che sono marce? Anche la schiavitù, la guerra e la monarchia assoluta sono nostre radici, forse che dobbiamo coltivare anch’esse? In altri Paesi poi, è tradizione un’altra religione, ed essi pure innaffiano.. Insomma, il luogo o la storia cos’hanno a che fare con la *verità* o la *bontà* di un’idea?
L’italiano viene dal toscano del XIII secolo, ma nel frattempo si è evoluto, sì ch’io dico, che se coloro che partiron d’esta vita già sono mille anni tornassero a le loro cittadi, crederebbero la loro cittade essere occupata da gente strana, per la lingua da loro discordante. Chi vuole tornare a parlare come Dante, si accomodi! 🙂
Care, vecchie abitudini..
Le radici della nostra cultura sono anche altre, come la civiltà greco-romana e l’illuminismo. La nostra storia è fatta anche di un mai battuto impegno laico alla scienza, alla libertà e al diritto (spesso avversati proprio dalla radice-Chiesa)! E adesso come la mettiamo?
La mettiamo così: oggi viene da ieri, ma non è più ieri, come un figlio non è uguale ai genitori. Ed è giusto che non lo sia, se così vuole, perché è libero e ciò che vorrà mantenere deve poterlo scegliere. Dei bravi genitori gli avranno insegnato ottime cose, in fondo, no? E avranno fiducia in lui.
Come una cosa va richiesta non ‘perché lo dico io’ ma dando un buon motivo, così un’altra non può essere difesa perché ‘tradizione’ ma perché è tutt’ora buona, utile, adatta ai tempi.. Se non resta che rifarsi alla tradizione, è perché non si hanno ragioni migliori.
Sempre di più sono le persone che queste radici cristiane non se le filano, per motivi diversi. E allora oggigiorno si cerca di smerciarla non più come religione, ma come ‘cultura’, ‘valori’ e ‘diritti umani’, perché fanno più presa che dio, giustamente, ed è su questi che si gioca il nostro futuro. Ciò però disturba chi ancora pensa – a ragione – che il cristianesimo religione sia, con un messaggio che va accettato in quanto tale. Per molti altri però, Vaticano in testa, ciò che conta sembra essere l’apparenza della fede.. Meglio cristi sui muri e nelle costituzioni che nel cuore dei fedeli, quindi. Grave? Certo, ma se la sbrighino fra loro. Ciò che interessa tutti è che ancora una volta un gruppo vuole imporre le sue credenze religiose – attraverso dei TdC (v. dopo Doublespeak) – a chi non fa parte o non fa più parte di loro, o non è ancora in grado di scegliere, usando i valori come semplice piede di porco. Argomentare a favore dell’etica, della vita, del bene comune, delle radici storiche *non* è argomentare a favore di.. un dio! Cristianesimo perché cultura europea, perché parla di valori universali? È un modo improprio di presentarlo, e, quando sono persone non ignoranti a farlo, anche scorretto. Che ci si abbassi a tanto è indicativo: non solo di doppio gioco, ma penso anche di paura, paura che viene dalla (giusta) previsione che – se offerto per quello che davvero è – non sarebbe più accettato da un sacco di gente.
Il cristianesimo è una *parte* della cultura, ed è innanzitutto una *religione*. Come tale parla *anche* ma non solo di valori, e a suo discutibile modo. Ci vuole tanto a capire che quindi non rappresenta né appartiene a tutti? E che un Dio è simbolo di valori solo per chi ci crede?
Eccheddiamine!! Volete sostenere valori e diritti, siamo d’accordo! Sosteniamo *valori e diritti*, non altro! Sennò – come disse il conte – cachiamo fuori dalla tazza..
Eddai su, nun ce provate..