…vedere la società muoversi verso relazioni meno conflittuali, verso più libertà (la massima, perché non può essere assoluta) per tutti, verso un maggior senso di responsabilità, verso più cultura, rispetto, consapevolezza.
Sul piano filosofico trovo questa direzione ‘vincente’, se non altro perché tende a garantire il perpetuarsi della specie, ma anche perché tende a quella che ritengo essere una maggiore felicità intima di ciascuno.
L’opposto mi pare distruttivo su entrambi i piani, e lasciare ‘le cose come stanno’ non mi pare opzione decente, dal momento che ancora troppe persone soffrono (fisicamente e intimamente) per errori evitabili, che la libertà di scelta non è veramente garantita a tutti e che ancora troppo poche sono le persone che la ottengono, le quali o per pura fortuna hanno vissuto in vita un percorso simile alla ‘direzione’ di cui sopra, oppure se la arraffano a spese altrui venendo appunto e per sfiga dalla direzione opposta.
Pur consideranto tutte le eccezioni e le promiscuità, mi pare di poter leggere nella società di oggi queste grandi dinamiche. E dunque mi schiero per la necessità di muoversi verso quella direzione, non altre e non più per caso.
Necessità dovuta a non altro che alla mia coscienza, stante questa lettura dell’uomo e della società.
Si può non averne voglia, condividendo o meno questa analisi. Legittimo e liberi di non fare.
Si può non condividere quei valori e anzi contrastarli, perché il proprio tornaconto e privilegio svanirebbe quanto più le persone reclamassero uguaglianza, rispetto e la medesima libertà. E questo fa parte delle situazioni che appunto vorrei ridurre alquanto.
(Mio post sul Forum Uaar, Relativismo assoluto, o una direzione ha senso?)