Inviata al Gazzettino e pubblicata 😎 il 24/07/07 – Gentile Direttore,
dopo la pubblicazione in data 19 cm della lettera del sig. Piermarino Veronese sul sito web del Gazzettino (“Finchè esistono le regole non c’è anarchia” [non c’è più, ma qui sì, ndm]), spero abbia la possiblità e l’intenzione di dare spazio a una replica. Importante, secondo me, date le posizioni del Veronese, che dopo aver descritto poco e male l’ateismo e l’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), vorrebbe anche che le sue parole restassero l’unica ‘verità’ a disposizione del grande pubblico.
Lei ed io sappiamo bene, invece, che proprio nella possibilità di confrontarsi sui grandi temi, quindi anche di controbattere, sta uno dei grandi diritti conquistati di recente dalla democrazia. Dunque è probabile che il Veronese di democrazia si intenda poco: la sua ‘soluzione’ contro il dilagare dell’anarchia (!) che percepisce è il suo opposto, in quelle poche, rigide regole che lui evidentemente apprezza e rimpiange. Vogliamo chiamarla Teocrazia? Assolutismo? Forse termini un po’ forti, ma certo calzanti, se Veronese davvero aspira a imporle a tutti, pur non stando bene a tutti.
Ammettiamolo: la nostra società di problemi ne ha tanti, e certamente ha ragione lui quando afferma ad esempio che a volte la tolleranza diventa menefreghismo o che certi “business mens” (sic) abbiano interessi illeciti. Ma non è facendo dell’erba un fascio che si risolve, né mai è stato così. Confondere ateismo, comunismo, anarchia (cioè caos, se intendo bene l’autore), Islam, blasfemia e “profanatori di cimiteri” è quanto mai improprio.
Definire l’Uaar degli “anarchizzatori” in cerca di “notorietà” è niente meno che assurdo, e chiamare la lotta per la laicità e i diritti di tutti (obiettivi dell’Uaar) “paranoici concetti dai frutti avvelenati” indica una mentalità assai ristretta e anche potenzialmente pericolosa.
Mi chiedo allora quali siano le regole che invoca il Veronese, perché è evidente che non farebbero della nostra una società “pur sempre accettabile”, se non e solo da chi la pensa come lui.
Comprendo la paura di chi vede le sue vecchie, care idee sciogliersi oggi in un mare di alternative non sempre di qualità, ma il mondo non è in bianco e nero, e fra caos e teocrazia esistono diverse visioni di vita del tutto apprezzabili, come l’umanesimo. Quell’umanesimo che si fa forte delle qualità dell’uomo e cerca di migliorare il mondo di tutti in forza della sua responsabilità e della sua compassione. Anche senza un dio!
Se davvero il Veronese è preoccupato e tiene alla nostra società più che ai suoi dogmi (quegli “editti” di cui la sua religione è produttrice, non certo l’ateismo), potrebbe cominciare a riflettere su questo.