Al familyday non un problema gender, ma di semplice buon senso. Che nonostante il rovesciamento dei significati col quale indendevano convincerci (e convincerSI) di non avere ‘niente contro i gay’, è completamente mancato a chi vi ha partecipato.
Questa gente, circa un milione 400mila solo a Roma ieri (escludendo pure dal conto i tanti bambini più piccoli – che erano lì solo perché c’erano i genitori e non potevano capire un accidenti del motivo per cui ‘mammafemmina e papàmaschio’ fossero così agitati – comunque una cifra notevole, e solo in rappresentanza), vive con una mentalità arretrata e ostile che rifiuta la realtà dei fatti e la finanche banale idea che si voglia – e si possa – vivere a modo proprio la propria vita (ed essendo abituati a una fede che gli dice da sempre di fare esattamente questo, è del tutto ovvio aspettarselo).
Ma il bello (o il brutto) è che se la giustifica non onestamente per mezzo di quella fede – ‘io scelgo di credere a ciò’ – ma con la disinformazione (per esempio denunciando un inesistente piano gender dell’OMS; o citando in breve e a sproposito un singolo episodio avvenuto in Germania), e la distorsione dei significati (‘rispettiamo i gay ma…’; la richiesta, puramente teocratica, diventa ‘laica’; la ‘legge naturale’ con cui intendono in realtà la ‘legge di Dio’, altrimenti dovrebbero arrendersi al fatto che in natura si pratica anche il sesso gay, che il matrimonio non è previsto, e che i ruoli sociali di maschi e femmine sono un frutto culturale).
Questo non sarebbe necessario: se avessero delle argomentazioni *fondate* esse basterebbero da sole. Allora si capisce come invece di una preoccupazione eventualmente legittima questi soffrano di allarmismo e paranoia, al posto di un reale pericolo ci sia la normalità altrui, invece di una giusta reazione in difesa di un loro diritto a rischio si muovano all’attacco degli altri perché non ne abbiano di uguali, al posto di un messaggio vorrebbero dare un ordine, ed essere pure ascoltati.
Questo modo di mascherar(si) la verità, e l’intenzione aperta di fare in modo che *tutti gli altri pure* si adeguino a ciò che è soltanto la *loro* particolare filosofia di vita, obbedendo tanto quanto al dio che secondo loro la comanda, è il vero problema sociale.
Un problema di origine psicologica, laddove la fede ha martoriato la ragione e obbligato il cuore a non ascoltare la propria umanità.
Dall’articolo linkato:
“Il punto è che io per natura sarò anche nata con una vagina e un utero ma tutto il resto, tutti gli altri compiti e ruoli che mi sono stati assegnati, non c’entrano nulla con la natura, così come non c’entra il matrimonio, che non ha nulla di naturale.
La natura non dice che io devo lavare i piatti, fare necessariamente figli, fare sesso con un uomo, sposarmi. La natura non dice che io devo comportarmi così come piace ad alcuni e la stessa cosa vale per gli uomini, perché queste valutazioni stereotipate e sessiste riguardano tutti.
Se tu sei nato uomo, con un pene e spermatozoi pronti per la riproduzione, non è detto che tu debba fare “l’uomo” così come lo faceva mio nonno. La natura non dice cosa dovrai essere o chi dovrai amare.
E questo non è “gender” ma semplice buon senso”.