Riporto un bell’articolo di Paolo Flores d’Arcais, pubblicato il 19 su (l’ottimo) Micromega online. D’arcais critica la prepotente opposizione – sfociata in censura – all’iniziativa dell’ Uaar (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) di fare pubblicità ‘atea’ sugli autobus di genova.
A seguire, il mio commento. 😉
I cento fiori del laicismo
di Paolo Flores d’Arcais
L’agnostico sostiene l’incapacità della mente umana di conoscere l’assoluto, l’ateo nega l’esistenza di Dio (prendo le definizioni dal Devoto-Oli) , ma nemmeno questo mi sembra l’essenziale. Più importante è che esistono atei e/o agnostici di ogni tipo, con diversissime convinzioni morali, politiche, artistiche, ecc. Il mio maestro Lucio Colletti, marxista eretico quando lo conobbi, politicamente è finito deputato di Forza Italia, sempre restando perfettamente ateo e anzi, come si compiaceva di dire ironicamente, “materialista volgare”.
Personalmente, perciò, proprio perché l’ateismo significa per me, dal punto di vista esistenziale, che tutto si gioca nella finitezza della nostra vita, mi interessa la coerenza dell’impegno per i valori di giustizia e libertà, molto meno le radici psicologiche che tale impegno ha presso chi lo pratica (perché disgustato laicamente dall’ingiustizia o perché ispirato dal vangelo). Mi sono trovato molte volte, e so che mi troverò ancora, da una stessa parte con tanti credenti (perfino molti preti, e un paio di vescovi, e forse un cardinale), e contro tanti atei reazionari o conservatori (ora si è aggiunta la categoria degli atei devoti, che pure non è nuova ma ha i sui antecedenti storici, Maurras un secolo fa).
Ovviamente, quando si tratta di discussione filosofica, credo sia necessario ribadire le infinite ragioni che militano a favore della non esistenza di Dio (e dell’anima immortale, e tutto il resto), e che credo dimostrino tale inesistenza, malgrado la maggior parte dei filosofi, anche non credenti, sostengano invece che non si può dimostrare né l’esistenza né l’inesistenza di Dio.
Ora, la questione degli “ateobus” di Genova pone due problemi, assolutamente diversi e da non confondere: il diritto a fare propaganda per una posizione (in questo caso l’ateismo) e l’opinione sulle forme possibili, e su questa in particolare, di ateismo militante.
Sul primo, ogni democratico, non solo ateo o agnostico, dovrebbe avere una posizione ovvia e di assoluta fermezza: la nostra Costituzione (e ogni Costituzione democratica degna del nome) consente il diritto alla propaganda religiosa e alla propaganda anti-religiosa, se si mette in discussione questa seconda diventa non solo legittimo ma doveroso mettere in discussione anche la prima, e con ciò uscire dalla democrazia (sia nella forma teocratica sia in quella dell’ateismo di Stato di staliniana memoria). Questo diritto Pellizzetti ha ribadito senza equivoci.
Sul secondo, ovviamente, sono legittimi “cento fiori”, anche tra gli atei e gli agnostici (anzi, soprattutto fra loro, poiché fino ad epoca recentissima quelle posizioni sono state discriminate, e troppo spesso lo sono ancora, come il rifiuto capzioso della società tramviaria di Genova conferma).
A Pierfranco Pellizzetti questo tipo di inziativa di ateismo militante, e anche quella dello sbattezzo, sembrano “sciocchine”. E’ possibile che la maggioranza degli atei e agnostici italiani non sia d’accordo (difficile valutarlo, sono convinto che siano milioni, anzi decine di milioni, e nessun sondaggio affidabile è stato fatto), quello che non capisco è perché chi la pensa diversamente debba scatenarsi in un sabba di insulti. Si può dire il proprio disaccordo, anzi esprimere un dissenso energico e appassionato, e anche durissimo, senza finire negli anatemi, contro i quali gli atei e gli agnostici dovrebbero essere naturalmente vaccinati, e tanto più vaccinati quanto più appassionatamente militanti.
A me personalmente vedere quegli autobus in giro avrebbe fatto piacere, anche se non mi sarei mai impegnato per lanciare una iniziativa del genere, perché non mi interessa convertire nessuno all’ateismo, mi interessa convincere quanti più cittadini possibili a lottare per giustizia e libertà. Ma mi avrebbe fatto piacere, perché avrebbe dimostrato che in Italia alcuni aspetti elementari della democrazia erano rispettati, il che evidentemente non è, visto che la propaganda pro-religioni dilaga (fino alla forme più indecentemente superstiziose degli ennesimi “miracoli” di questo e quello), ma un semplice cartello su un paio di autobus, perfino troppo rispettoso (perché mai la non esistenza di Dio sarebbe una cattiva notizia?) ha provocato una nuova forma di censura (e nel silenzio delle opposizioni che si dicono democratiche, abusivamente, una volta di più).
Devo dire francamente, però, che dovendo decidere come impiegare le energie (per ciascuno di noi limitate) nella sempre più necessaria battaglia per la laicità (anzi il laicismo) ritengo di gran lunga più importante combattere l’ormai lugubre accanimento del partito dei torturatori sul corpo di Eluana Englaro, e impegnarsi per quel fondamentale diritto civile che è il diritto all’eutanasia (e non solo il rifiuto dell’accanimento terapeutico).
Spero perciò che il dibattito continui, con tutte le asprezze argomentative che sono nelle corde di ciascuno (e Pierfranco Pellizzetti in questo certamente non si risparmia) ma senza che a nessuno venga mai in mente di chiedere la censura, come purtroppo invece è apparso in filigrana (e non solo) in qualche intervento.
Concordo con D’Arcais! Ma vorrei fare un passo avanti.
Quello che gli è sfuggito è che lo slogan della campagna che commenta non inneggia all’ateismo, ma appunto a una vita senza dio etica e positiva quanto una da credenti. In altre parole, direbbero in Usa, Inghilterra, Svezia ad esempio, a una vita da non credenti umanisti, laddove per umanesimo si intende appunto una filosofia di vita etica, razionale e appassionata in una realtà che è completamente naturale, in cui l’uomo ha la massima responsabilità del suo mondo.
E gli è sfuggito perché in Italia non abbiamo quasi alcuna coscienza di cosa voglia dire essere non credenti e allo stesso tempo avere quelle aspirazioni.
Sembrano due cose distinte, lontane, e continuiamo un po’ tutti ad associare stabilmente nulla a questo ateismo positivo, intenzionalmente ateo e intenzionalmente positivo!
Non semplice ateismo.
Non semplice ateismo perché senza credere si può essere anche “reazionari”, “devoti” o perfetti stronzi. Da non credenti si possono avere “diversissime convinzioni” sull’etica, la convivenza, la felicità. Se – da atei e agnostici – siamo qui a sostenere un’etica laica, anzi umana, la ragione contro il dogma, una convivenza paritaria, pacifica e densa di opportunità, una felicità possibile naturalmente – cioè in natura e per natura – noi fortemente connotiamo il nostro ateismo in un certo modo, e non in altri!
Non è un caso allora se anche questo ateismo positivo, umanista, è nella percezione della maggioranza quel semplice ateismo da cui è impossibile trarre del bene, che non vale neanche la pena di ascoltare. L’ateismo non ha nulla da proporre, in sé, ed è vero! Siamo i primi noi a non definire la differenza fra un’opinione su dio e un’intera visione di vita.
Di che ci meravigliamo se il nostro comportamento viene considerato una farsa? Sterile polemica? Quando non la voce ruggente di satana in persona?
Questo ‘tipo’ di non credenti, esiste!
L’Uaar ne è un bell’esempio, in quanto Associazione (nazionale) che lotta per i diritti di questa e altre minoranze, per l’etica, la scienza e la laicità in un’ottica di rispetto reciproco. Lo stesso Flores D’Arcais è ateo, e questi suoi princìpi non sono quelli di un nichilista sfaccendato, al contrario! Eppure – appunto – la prima attualmente sembra non avere interesse alcuno a distinguersi per i suoi princìpi (umanisti) in quanto tali, oltre che per il suo ateismo (che già connota come razionale e laico). Tanto che persino il secondo, nella sua profondità intellettuale e umana di ateo, fermandosi al diritto di “laicismo” non vi riconosce che dell’ateismo militante, la mera voglia di “convertire all’ateismo”, proprio una delle poche volte che l’Uaar esce allo scoperto con una campagna che invita esplicitamente a una vita sì senza dèi, ma piena e degna. Una campagna.. da atei umanisti!
Non è incredibilmente significativo?
In finale: avete fatto anche voi la scelta di essere non soltanto atei, ma di lanciare la vostra vita verso quegli alti valori che ci rendono magnificamente umani? Sentite dentro la mia stessa necessità di umanesimo ateo, e non solo di ateismo? Percepite anche voi quanto ha senso definirci atei *e* umanisti, per confrontarci finalmente alla pari con le chiese e la politica senza essere scansati per principio? Avete anche voi questa voglia di ‘cambiare il mondo’ in positivo, alla luce di princìpi che si estendono oltre la neutra assenza laica di privilegi, e comprendono la massima libertà da dogmi, imposizioni, manipolazioni, i mezzi per la realizzazione di sé in pacifica convivenza, la ragione ma anche l’etica, accanto e prima ancora dell’ateismo?
Allora.. non aspettiamo ancora! Atei umanisti, facciamo coming-out e diamoci da fare!