Spedita ai maggiori quotidiani il 13/08/16.
Rif. Francia: sindaco Cannes, burkini vietato
Caro direttore,
si vieta alla donna di vestire a piacere, stavolta però in Francia.
Dov’è la differenza con gli eccessi del fanatismo islamico, se nemmeno noi riusciamo a distinguere quando è giusto lasciar liberi di fare?
Dov’è la differenza se anche noi consideriamo inappropriata ‘ostentazione’ e cattivo ‘simbolo’ la quantità di tessuto indossato? Se per ‘sicurezza dell’ordine pubbico’ si intende ‘difesa dello status quo’?
Se alla ‘prevenzione del rischio’ – in altri casi certamente necessaria – viene dato aspetto di legittimità invocando princìpi sani – in questo caso ‘igiene’, ‘laicità’ e ‘morale’ – che mal si attagliano invece alla situazione specifica?
Se, infine, ci si rifiuta di ascoltare la critica, dismettendola con la facile etichetta di ‘polemica’ e ‘caricatura’?
Dov’è la differenza?
Per proteggere i colori della laicità e non restringere la morale che ne sta a corredo, non sarebbe stato forse meglio ricordare che in un Paese come la Francia la scelta libera e personale del bikini come del burkini è concessa e anzi raccomandata? Che in un Paese come la Francia alla donna è permesso questo e altro, in forza del rispetto riconosciuto in misura uguale a entrambi i sessi?
Un’occasione persa per spogliarsi del velo sugli occhi.
La sua opinione?