Il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune non è proprio quello storico accordo che la maggioranza dei media – golosa come sempre di belle parole, specie se dell’amato Francesco – ha battuto.
Che certi discorsi, alti e certamente apprezzabili, vengano fatti negli Emirati Arabi, è paradossale. Si tratta, non per caso, di un Paese la cui modernissima e ricchissima facciata si accosta facilmente all’occidente, ma che è una monarchia assoluta su base sharia, in cui i petrodollari riforniscono guerre e terroristi, la popolazione è sfruttata, il dissenso represso. Esattamente l’opposto di ciò che giustamente si declama essere il fondamento della fratellanza umana e si invita a realizzare nelle società del mondo intero.
Se l’intento è quello – religioso e politico – di sdoganare gli Emirati (e poi l’Arabia Saudita?) e quel modello di Islam come realmente moderato e dunque accettabile perché ok, non piazza bombe e non schianta aeroplani, non ci siamo davvero.
Che certi discorsi, alti e certamente apprezzabili – ad esempio sulla protezione dei bambini, sulla tolleranza del diverso e i diritti umani – vengano fatti dal leader cattolico di una religione che ha al suo interno un problema gravissimo, che non mostra di voler risolvere in alcun modo sensato ed efficace, di abuso di minori, di intolleranza delle persone LGBTI e non credenti, la cui Santa Sede non ha ancora firmato la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, e mentre scrive approfitta e fa pressione contro l’aborto e a favore di un modello unico di famiglia, a dispetto di amore e libertà, ecco, anche questo sta esattamente all’opposto di ciò che giustamente si declama a fondamento della fratellanza umana.
Se l’intento è quello – religioso e politico – di sdoganare il cattolicesimo come realmente moderato e dunque accettabile, anzi giusto, anzi divino – e giusto perché divino – non ci siamo davvero.
Risulta anche peggio se, com’è lecito pensare, quest’uso strumentale dello sfarzoso evento è stato intenzionale, dal momento che “l’uso delle religioni e anche delle interpretazioni (…) per realizzare fini politici e economici mondani e miopi” è esplicitamente condannato nello stesso Documento, ed è la pietra angolare dell’idea – affermata e non provata – secondo cui il sentimento religioso che contempli pace e giustizia sia l’unico vero, ispirato, definitivamente necessario, ed esattamente quello cattolico e islamico dei due protagonisti.
C’è qualcosa che non va.
Il terreno laico della fratellanza umana
Spedita in forma ridotta ai maggiori quotidiani, il 12/02/2019
La Dichiarazione sulla fratellanza umana proposta qualche giorno fa da papa Francesco e il grande imam sunnita Ahmad Al-Tayyeb suscita dunque sentimenti contrastanti.
Da una parte infatti è ammirevole che due grandi esponenti di due grandi religioni parlino, insieme e concordi, non delle innegabili differenze nei credo, ma di una convivenza fraterna, pacifica e tollerante, in dialogo verso uguaglianza e giustizia e una cultura del rispetto reciproco. Bellissima aspirazione che anche tanti laici e non credenti condividono, proprio perché formulata in termini traversali, universali, e, includendo a scienza e istruzione almeno un pizzico di senso critico, con quanto realmente serve al futuro “luminoso” della nostra società, in ascolto dell’uomo.
Dall’altra però vi si intecalano elementi di chiaro disturbo.
Non manca forse di obiettività affermare che una vera religione è solo quella che si specchia in quei princìpi e quel modello sociale? Dopotutto, è sufficiente avere fede per credere onestamente l’opposto, e se è vero che esiste il rischio di interpretazioni diverse e devianti come di strumentalizzazioni per fini mondani, quanto di pezzi di dottrina non proprio conformi, il problema risiede nella medesima scelta di credere per fede, anziché per calma ragione e sincera compassione.
Ancora: come negare, nei fatti, che intolleranza e discriminazione non provengono soltanto dagli estremismi, ma anche dal quotidiano operare di tanti credenti ancora moderati? Perché non ammettere che, loro come tutti, certo chi più chi meno, abbiamo ancora da lavorare prima di poterci dipingere addosso un ritratto solo e tanto positivo?
Perché, infine, se l’intento è di parlare agli uomini tutti per il loro bene, non includere i non credenti in quel dialogo, stritolandoli invece impropriamente fra estremismo e materialismo, come davvero fossero mancanti, disinteressati e incapaci di apprezzare e vivere quei valori appena nominati?
Certamente vengono da Dio, e dunque credervi è imprescindibile, ma perché non considerarlo un dovere per i credenti, e chiamare con forza atei e agnostici a un assenso nell’esclusivo merito di quei valori, confidando nella loro umanità?
Sembra allora, sia detto per ipotesi, che il documento voglia innanzitutto essere una forma di auto-promozione, con l’intento di sopravvivere e moltiplicarsi in campo secolare, mediante l’attraente discorso sui “diritti umani generali e comuni”, ma disegnati su una fede, resa condizione. Sarebbe una drastica contraddizione: un taglio netto al dialogo che si dice di cercare, e la soglia di nuovi e più velati integralismi, cui continuamente si espone qualsiasi religione che abbia come “primo e più importante obiettivo quello di credere in Dio, di onorarLo e di chiamare tutti gli uomini a credere”.
Eppure, incontrarsi su quei diritti e quei valori è davvero possibile, al di là di uno e tutti gli dèi.
Con o senza, come uomini.
Forse Dio ci ha creato liberi e uguali, ma siamo liberi e uguali.
La consapevolezza di ciò è disponibile a tutti, si direbbe indipendentemente dalla fede.
Su questa duplice base di naturale reciprocità, possiamo incardinare vero dialogo, vera mediazione, vera giustizia e vera pace, vite realmente dignitose e piene, e serena tolleranza per tutte le scelte che, malgrado a noi distanti, nulla sottraggono agli altri, e restano sicure.
È insomma piuttosto un terreno neutro, equidistante, in realtà laico, quello dei valori della fratellanza umana. Un terreno non facile, ma l’unico nel quale credenti in dèi tanto diversi, e non credenti, possono vivere, costruire e crescere insieme.