Giudicare tocca anche a noi


Pubblicato in Religioni e sètte
31 Luglio 2013
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In anni in cui la Chie­sa cat­to­li­ca sof­fre di gra­vi scan­da­li e con­se­guen­te emor­ra­gia di fede­li, un Papa sem­pli­ce, sim­pa­ti­co e ben inten­zio­na­to è sicu­ra­men­te qual­co­sa di posi­ti­vo. Ricor­dia­mo, comun­que, che è pur sem­pre un uomo, e pur sem­pre un papa. Le sue azio­ni van­no dun­que misu­ra­te con atten­zio­ne, le sue paro­le ascol­ta­te riga per riga e fra le righe, pri­ma di veder­ci un uomo straor­di­na­rio e un papa inno­va­ti­vo, se non voglia­mo sol­tan­to idea­liz­za­re.
Il gusto di far­lo ce l’han­no, si sa, i media ita­lia­ni per la mag­gio­ran­za. E allo­ra ecco­li osan­na­re ad esem­pio la sua posi­zio­ne sugli omo­ses­sua­li come final­men­te aper­ta, cor­ret­ta, degna, anzi rivo­lu­zio­na­ria, sce­glien­do, del­la rispo­sta data ai gior­na­li­sti in ritor­no da Rio, di tito­la­re con quel “Chi sono io per giu­di­ca­re?” così umi­le e poli­ti­ca­men­te cor­ret­to.
Bel­lo, ma pri­ma di giu­di­ca­re – dice­va­mo – finia­mo di leg­ge­re, che se dav­ve­ro meri­ta di cer­to la rispo­sta tut­ta sarà altret­tan­to degna di quel solo ver­set­to.

Le lob­by tut­te non sono buo­ne. Men­tre se uno è gay e cer­ca il Signo­re, chi sono io per giu­di­car­lo? Non si devo­no discri­mi­na­re o emar­gi­na­re que­ste per­so­ne, lo dice anche il Cate­chi­smo. Il pro­ble­ma per la Chie­sa non è la ten­den­za. Sono fra­tel­li. Quan­do uno si tro­va per­so così va aiu­ta­to, e si deve distin­gue­re se è una per­so­na per bene”.

Capi­to meglio ora, no? La per­so­na omo­ses­sua­le è ‘per­sa’ e ‘va aiu­ta­ta’ ad esse­re una ‘per­so­na per bene’, e a non fare ‘lob­by’, cioè unir­si per recla­ma­re insie­me cer­ti dirit­ti. Il pro­ble­ma infat­ti non è la ten­den­za che c’è, per quan­to sia già cat­ti­va in sé, ma il fat­to che le si dia cor­so, cioè che la si viva e la si voglia sere­na­men­te pra­ti­ca­re.
Il Cate­chi­smo è appun­to mol­to chia­ro al riguar­do:

2357 (…) Appog­gian­do­si sul­la Sacra Scrit­tu­ra, che pre­sen­ta le rela­zio­ni omo­ses­sua­li come gra­vi depra­va­zio­ni (…) la Tra­di­zio­ne ha sem­pre dichia­ra­to che “gli atti di omo­ses­sua­li­tà sono intrin­se­ca­men­te disor­di­na­ti” (…). Sono con­tra­ri alla leg­ge natu­ra­le (…) In nes­sun caso pos­so­no esse­re appro­va­ti.

2358 (…) Que­sta incli­na­zio­ne, ogget­ti­va­men­te disor­di­na­ta, costi­tui­sce per la mag­gior par­te di loro una pro­va. Per­ciò devo­no esse­re accol­ti con rispet­to, com­pas­sio­ne, deli­ca­tez­za. A loro riguar­do si evi­te­rà ogni mar­chio di ingiu­sta discri­mi­na­zio­ne. Tali per­so­ne sono chia­ma­te a rea­liz­za­re la volon­tà di Dio nel­la loro vita, e, se sono cri­stia­ne, a uni­re al sacri­fi­cio del­la cro­ce del Signo­re le dif­fi­col­tà che pos­so­no incon­tra­re in con­se­guen­za del­la loro con­di­zio­ne.

2359 Le per­so­ne omo­ses­sua­li sono chia­ma­te alla casti­tà. Attra­ver­so le vir­tù del­la padro­nan­za di sé, edu­ca­tri­ci del­la liber­tà inte­rio­re, median­te il soste­gno, tal­vol­ta, di un’a­mi­ci­zia disin­te­res­sa­ta, con la pre­ghie­ra e la gra­zia sacra­men­ta­le, pos­so­no e devo­no, gra­da­ta­men­te e riso­lu­ta­men­te, avvi­ci­nar­si alla per­fe­zio­ne cri­stia­na.

Dun­que cosa ci dice esat­ta­men­te Papa Ber­go­glio? Che lui non può giu­di­ca­re, ma Dio sì, e lo fa attra­ver­so un docu­men­to del­la gerar­chia di cui Ber­go­glio stes­so è a capo. E che biso­gna usa­re com­pas­sio­ne sì, ma con per­so­ne dal­le incli­na­zio­ni disor­di­na­te e inac­cet­ta­bi­li, e solo se cre­den­ti. Esse, se voglio­no spe­ra­re nel­la sal­vez­za, devo­no negar­si di vive­re la pro­pria natu­ra, altri­men­ti accet­ta­bi­lis­si­ma, e il pia­ce­re ses­sua­le che essa esi­ge. Una imma­ne dif­fi­col­tà que­sta stes­sa, indot­ta dal­la volon­tà di Dio, che devo­no pure sop­por­ta­re sen­za lamen­tar­si, per un mal­na­to con­cet­to di ‘per­fe­zio­ne cri­stia­na’.
Insom­ma, mal­gra­do la mode­stia foto­ge­ni­ca del buon Fran­ce­sco e il sin­te­ti­co rim­pal­lo cubi­ta­le dei media, la real­tà è che l’o­pi­nio­ne del­la Chie­sa sugli omo­ses­sua­li non è cam­bia­ta e non è diver­sa dal pre-Bergoglio, cioè chiu­sa, scor­ret­ta e inde­gna.

La fret­ta di assol­ve­re que­sta Chie­sa dai suoi scan­da­li fa dimen­ti­ca­re a mol­ti che non basta una mano di pin­tu­ra alla fac­cia­ta; che le diret­ti­ve che inve­ce ser­vi­reb­be­ro – effi­ca­ci, chia­re, diver­se – non sono anco­ra sta­te emes­se, nono­stan­te le mil­le ‘inten­zio­ni’ e ‘pro­mes­se’ dei tre ulti­mi papi di cui ci si affret­ta a dar noti­zia; e che – udi­te, udi­te – modi­fi­ca­re l’in­ter­pre­ta­zio­ne tra­di­zio­na­le del­la Chie­sa vuol dire negar­gli tan­to uni­ver­sa­li­tà quan­to divi­na ispi­ra­zio­ne. Tut­ta roba già suc­ces­sa. Ci sve­glia­mo?