In anni in cui la Chiesa cattolica soffre di gravi scandali e conseguente emorragia di fedeli, un Papa semplice, simpatico e ben intenzionato è sicuramente qualcosa di positivo. Ricordiamo, comunque, che è pur sempre un uomo, e pur sempre un papa. Le sue azioni vanno dunque misurate con attenzione, le sue parole ascoltate riga per riga e fra le righe, prima di vederci un uomo straordinario e un papa innovativo, se non vogliamo soltanto idealizzare.
Il gusto di farlo ce l’hanno, si sa, i media italiani per la maggioranza. E allora eccoli osannare ad esempio la sua posizione sugli omosessuali come finalmente aperta, corretta, degna, anzi rivoluzionaria, scegliendo, della risposta data ai giornalisti in ritorno da Rio, di titolare con quel “Chi sono io per giudicare?” così umile e politicamente corretto.
Bello, ma prima di giudicare – dicevamo – finiamo di leggere, che se davvero merita di certo la risposta tutta sarà altrettanto degna di quel solo versetto.
“Le lobby tutte non sono buone. Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene”.
Capito meglio ora, no? La persona omosessuale è ‘persa’ e ‘va aiutata’ ad essere una ‘persona per bene’, e a non fare ‘lobby’, cioè unirsi per reclamare insieme certi diritti. Il problema infatti non è la tendenza che c’è, per quanto sia già cattiva in sé, ma il fatto che le si dia corso, cioè che la si viva e la si voglia serenamente praticare.
Il Catechismo è appunto molto chiaro al riguardo:
2357 (…) Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni (…) la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” (…). Sono contrari alla legge naturale (…) In nessun caso possono essere approvati.
2358 (…) Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
Dunque cosa ci dice esattamente Papa Bergoglio? Che lui non può giudicare, ma Dio sì, e lo fa attraverso un documento della gerarchia di cui Bergoglio stesso è a capo. E che bisogna usare compassione sì, ma con persone dalle inclinazioni disordinate e inaccettabili, e solo se credenti. Esse, se vogliono sperare nella salvezza, devono negarsi di vivere la propria natura, altrimenti accettabilissima, e il piacere sessuale che essa esige. Una immane difficoltà questa stessa, indotta dalla volontà di Dio, che devono pure sopportare senza lamentarsi, per un malnato concetto di ‘perfezione cristiana’.
Insomma, malgrado la modestia fotogenica del buon Francesco e il sintetico rimpallo cubitale dei media, la realtà è che l’opinione della Chiesa sugli omosessuali non è cambiata e non è diversa dal pre-Bergoglio, cioè chiusa, scorretta e indegna.
La fretta di assolvere questa Chiesa dai suoi scandali fa dimenticare a molti che non basta una mano di pintura alla facciata; che le direttive che invece servirebbero – efficaci, chiare, diverse – non sono ancora state emesse, nonostante le mille ‘intenzioni’ e ‘promesse’ dei tre ultimi papi di cui ci si affretta a dar notizia; e che – udite, udite – modificare l’interpretazione tradizionale della Chiesa vuol dire negargli tanto universalità quanto divina ispirazione. Tutta roba già successa. Ci svegliamo?