Sul forum dell’Uaar si parla de ‘L’idea di giustizia’. Interessante, ma ancora più interessante per me è la questione del *metodo*: è possibile definire un processo d’azioni capace di assicurare soddisfazione a tutte le parti coinvolte, possibilmente senza ricorrere al dolore?
Il mio intervento:
La porzione di topic che più mi interessa al momento è relativa al *metodo*.
Le ‘leggi’ di per sé sono un qualcosa di formalizzato e acquisito in seguito, sono ‘funzionali a’ e non degli a priori (inoltre possono essere ingiuste). Di conseguenza non basta dire ‘adeguiamoci alle leggi per avere giustizia’, perché è proprio di ‘quali leggi’ che è necessario innanzitutto parlare. Un altro possibile limite delle leggi è la iper-generalizzazione cui costringono, con il rischio di non considerare variabili/condizioni/eccezioni di volta in volta magari importanti.
La ‘democrazia’? Sì, senz’altro, ma anche lì, l’idea che ‘la maggioranza decide’ è comoda ma non affatto discrimine in sé di giustizia, tanto che la maggioranza può decidere a cassio, e la minoranza invece sostenere qualcosa di decisamente migliore (capita).
Quindi, di nuovo: con che metodo assicurare giustizia? Quale ‘funziona meglio’?
La proposta di una Amartya Sen (“si tratta non di definire una volta per tutte, anche solo in astratto, che cosa debba essere considerato «giusto», ma di scegliere per via comparativa tra valutazioni alternative e argomentazioni concorrenti”), così come quella del Metodo del Consenso (“un processo decisionale di gruppo, che ha come obiettivo quello di pervenire a una decisione consensuale, cioè che non sia solo l’espressione dell’accordo tra la maggioranza dei partecipanti, ma che integri nella decisione anche le obiezioni della minoranza”) mi paiono ottimi punti di partenza per la (mia) ricerca…
Al che uno ha ribattuto: “Neanche una utopia … ma un ingenuo tentativo di far quadrare il cerchio”.
Una visione particolarmente pessimistica, indubbiamente. Ma vera?
Proprio no. E ribatto:
Eh, ti capisco, su queste cose è facile farsi trasportare dall’idealismo e cercare utopie.
Ora, se questo è il limite da non raggiungere, e concordiamo, la domanda che mi faccio è ancora valida: esiste un modo più efficace per assicurare giustizia?
Casi particolari e fra singoli (vedi esempio del flauto di Sen), ma anche in relativamente piccoli gruppi (vedi le assemblee di piazza no-global ecc.), ma anche in grandi gruppi (vedi mediazione nonviolenta internazionale), ma anche fra intere nazioni.
Che a me, per dire, sentire che in medio oriente certa gente protesta contro l’occidente e allora lancia le bombe mi sta sul cazzo, così come mi sta altamente sul cazzo che dall’altra parte un leader occidentale gridi al terrorismo e porti la nazione americana in guerra come niente fosse.
Ad entrambi direi CALMA BRUTTE TESTE DI CAZZO E SPIEGATECI: per cosa ESATTAMENTE protestate, qual è il vostro problema con l’occidente? E chi, dell’occidente, esattamente? E cristo, le bombe lasciamole all’ultimo e sediamoci intorno a un tavolo per trovare una soluzione! E tu testa di minkia, tu occidentale, moderno, evoluto, portatore di pace e democrazia, possibile che tutto quello che sai fare è mandare cacciabombardieri in giro? Chiccazzo sei per decidere per tutto il tuo popolo per la guerra, coi costi economici e UMANI che comporta? Vieni qua vie’, sietidi pure tu e spiegami le tue vere intenzioni! Adesso troviamo una soluzione vinci-vinci o nessuno esce da qui neanche per pisciare…
Una cosa del genere.
Che da entrambe le parti NON CI SIA DIALOGO/ASCOLTO/MEDIAZIONE, che non si sappia noi esattamente perché si è in guerra, né si cerchino ALTRI modi di risolvere la cosa è fuori dal mondo, per me.
Loro, come governi, avranno forse cose da nascondere, secondi fini ecc. NOI come opinione pubblica, possiamo però pretendere ALTRO. O no?