Avevo deciso che il mio primo post dall’apertura del blog sarebbe stato su un altro tema. Ma verrà dopo, perché non avevo ancora letto questa notizia:
LONDRA – Il governo britannico ha deciso di non intervenire sulla legge vigente che regola «le sculacciate». Il divieto assoluto di sculacciare i figli non funzionerebbe secondo il ministro Kevin Brennan, che ha accolto la posizione dei genitori, i quali, pare, vogliono continuare ad avere la possibilità di «suonarle», almeno entro certi limiti, ai proprio pargoli. In Inghilterra e Galles le leggi che regolano la materia sono diventate più rigide con il Children’s Act del 2004, per fermare la mano a genitori che si erano resi responsabili di punizioni esagerate nei confronti dei loro figli, pure avendoli definiti provvedimenti educativi «ragionevoli».
Brennan, nonostante le pressioni per rendere ancora più restrittive le norme, divenute operative dal gennaio 2005, ha ritenuto di non intervenire, sottolineando che il Children’s Act non sarà modificato, dal momento che sembra funzionare bene. La legge consente attualmente uno sculacciamento moderato, ma non punizioni che procurino ecchimosi, abrasioni, gonfiori o tagli.
(Il corsivo è mio)
Nell’Inghilterra del 2007, dunque, i bambini sono le uniche persone che per legge possono essere picchiate. Sono contro l’abuso sui bambini, e quindi contro le sculacciate per ‘disciplina’. Potete capire come questa notizia mi abbia fatto rivoltare lo stomaco, letteralmente.
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Ma poi, per completare il post, ho letto anche altro. E ho potuto ricordare che no, non tutti in Inghilterra gradiscono l’educazione old style, e dunque non tutti sono d’accordo con questa colpevole decisione, cioè con la legge tutt’ora in vigore. Esistono associazioni che a livello nazionale si battono perché la Gran Bretagna assolva l’impegno ai diritti umani aggiornando la legge sulle aggressioni, per offrire ai bambini la stessa protezione degli adulti (CAUA), e quindi porre fine alla crudeltà sui bambini (NSPCC). Fantastico!
Tramite i maggiori media inglesi (1, 2, 3) alcuni portavoce hanno ribattuto alle ridicole affermazioni del ministro Brennan, il quale, niente affatto da gentleman, ha candidamente affermato:
“L’esame [della situazione attuale] ha evidenziato che percuotere [i bambini] sta diventando una forma di disciplina meno comune, i genitori riconoscono che ci sono metodi più efficaci e accettabili. [Tuttavia] circa il 70% dei genitori non ha voluto che fosse vietato, e che un colpo leggero risultasse nella criminalizzazione di un genitore.
Penso che sia la posizione del senso comune e abbiamo deciso di mantenerla. Il governo manterrà la legge così com’è, in assenza di evidenza che non funzioni in modo soddisfacente”.
Chiaro no? A seguire, Tim Loughton:
“Chiaramente, ogni adulto che sia responsabile di abuso o violenza verso un bambino va incontro a tutto il rigore della legge. Ma c’è un mondo di differenza fra questo e criminalizzare genitori amorevoli che usano punizioni come meglio credono nell’interesse del loro figlio”.
C’è da immaginarseli mentre prendono a sculaccioni il figlio o la figlia, questi genitori amorevoli!
Mi spiace: c’è un mondo di differenza fra un colpo leggero, rarissimo, inferto a bambini già grandicelli, in situazioni estreme in cui altro non è proprio possibile [mod: negli altri casi chiedendo scusa per lo sbaglio, impegnandosi con loro a non rifarlo, e sempre consci di procurare un male, anche se necessario], e l’uso consueto di botte e sculacciate per punizione. Questa differenza non si fa, e ancora *troppa libertà* è concessa agli adulti di stabilire quanti colpi si possono dare prima di considerarsi prepotenti e ingiusti, di punire ‘come meglio si crede’, ovviamente, ipocriti, ‘nell’interesse del bambino’!
Chiaramente, perciò, un corno: non si ha ancora chiaro che già questo *è* un abuso. E non si ha la minima coscienza che non funzioni in modo soddisfacente!
Questo è ancora il *senso comune*? E chiccazzosenefrega? La legge non può assecondare una pratica crudele, è il senso comune che deve cambiare! Non difendiamoci minimizzando a parole la portata di certe orribili abitudini: non vogliamo sentirci cattivi, che si pensi (e si dica) che siamo cattivi? Non agiamo come tali.
A queste battute (battute in senso di colpi assestati, in questo caso), diverse immediate e belle risposte:
Sir Al Aynsley-Green, Children’s Commissioner per l’Inghilterra, chiede la proibizione completa, con la cancellazione della dispensa da ‘ragionevole punizione’. “I bambini e i giovani in Inghilterra dovrebbero avere lo stesso diritto alla protezione secondo la legge offerto agli adulti. Non c’è alcuna buona ragione per cui i bambini siano le uniche persone in GB che possono ancora essere picchiate”.
E Dame Mary Marsh, chief executive NSPCC: “Non c’è posto per la punizione fisica dei bambini. Non siamo d’accordo con la visione del governo che la legge [attuale] sia efficace. La sezione 58 non ha migliorato la protezione dei bambini. Continueremo la campagna per la riforma che darà ad essi pari protezione legale dalle aggressioni. NSPCC è decisa ad aiutare i genitori a trovare alternative alla punizione fisica”.
Aaaaaaah. Refreshing.
L’argomento dei maltrattamenti a scopo educativo è tosto, proprio tosto. A mio avviso è una delle ragioni più significative dei mali dei nostri tempi. Di tutti i tempi: quando in famiglia impostiamo le relazioni sul potere del più forte, quindi sul dovere di obbedienza del più debole (il minore, che non è minore per importanza) pena appunto la violenza – sul corpo, ma anche sulla psiche e sulle emozioni – non solo stiamo danneggiando i nostri bambini, ma stiamo insegnando loro a fare lo stesso da grandi, cioè a costruire nuove relazioni basate sul potere, senza che ce ne accorgiamo più.
(…) Così nasce il senso puzzolente di ‘dover obbedire’, e insieme il desiderio di fuggire dalla realtà che ci costringe. Due tensioni che, oltre a farci stare male lì per lì da bambini, se tenute dentro e non riconosciute ci faranno facilmente sviluppare cecità sulla nostra storia personale, incoscienza del bene e del male, e quella rigidezza intollerante che è lo specchio del nostro passato, e che non a caso ritroviamo nella religione, in politica, nella scuola, fra i giovani, e – di nuovo e poi ancora – in famiglia.
Mali dei nostri tempi.Non che sia tutto qui, ma vedo in questo educare senza rispetto la causa prima di tante forme di sofferenza, e del suo costante ripetersi. I figli piccoli amano e ammirano i genitori in modo incondizionato, per natura. E poi crescendo tenderanno a mantenere questo amore e difendere la loro figura, è ovvio. Ma solo quando si è educati a subire, qualsiasi critica ad essi diventa inconcepibile, inaccettabile. Aprire gli occhi su colpe tanto gravi li colpirebbe direttamente, una cosa che abbiamo imparato i ‘bravi bambini’ non fanno mai, e spalancherebbe in noi un vaso di vecchie sofferenze così oscure e laceranti da sembrare insopportabili. Meglio tenerle ben tappate dentro, è il rimedio di tanti.. ma gli effetti collaterali sono anche peggio!! [→]
(…) Un modello educativo del genere ci rende dei disabili emotivi. (…)
Rapporti così sbilanciati premiano alcuni e fanno piangere altri. Non sanno migliorare. Costringono al silenzio interiore. E allora ripetono sé stessi in modo forzoso e inconsapevole. Violenza chiama violenza, quando la violenza è cieca. E ciechi alla violenza si diventa, dopo un po’ che le nostre qualità vengono sminuite, le reazioni represse e l’obbedienza esaltata. Soprattutto se nei nostri primi anni di vita, in cui siamo del tutto vulnerabili, bisognosi di cura, amore, guida. Quando meglio?
Perciò, chiamami pazzo, ma torno al discorso famiglia. È lì che parte tutto, ed è lì che si può risolvere. Tornando a vedere. A.. sentire.Cambiare il modello educativo, incentrandolo su empatia e rispetto reciproco verso il bene di tutti, fin da subito, cioè nella famiglia, è la mia (e non solo mia) soluzione. [→]
Argomento tosto, dicevo..
Per i danni che provoca, ovviamente, ma anche perché ci predispone a *non accorgerci più* del male che stiamo facendo, avendolo dovuto accettare quale forma di amore, l’amore che abbiamo ricevuto. Se è così, si capisce come il solo toccare questo tasto diventi doloroso. Si tratta infatti di criticare la base dei nostri rapporti di ogni giorno, la nostra predisposizione al dominio dei bambini – una realtà ancora troppo comune – e più ancora, la nostra esperienza personale.
Anticatechismo nasce da qui.. mi sono accostato al delicatissimo problema di una religione imposta solo perché l’ho ritenuto meno delicato di quello dell’educazione dei ragazzi.. Se al primo siamo pronti a reagire, al secondo siamo ancora quasi tutti sordi. Penso.
Comunque, il tema di fondo è simile, perciò affrontarlo parlando di religione ci renderà sempre più facile – meno difficile – parlare poi di educazione. E possiamo risolvere entrambi.
Stavolta parliamo di questo, bene! Capiterà molte volte ancora. Allora: sculacciate permesse per legge? Certo, se vogliamo ferire e umiliare i nostri figli! Allora prima impariamo a gestire lo stress tornando a casa, prima impariamo a non sfogare la rabbia con un’abuso, [mod: prima prendiamo atto che il bambino è una persona, e se il caso confrontiamo questa nuova idea con la nostra infanzia per liberarci di vecchie compulsioni,] prima assimiliamo nuove abilità di relazione con bambini e ragazzi, POI e solo poi possiamo esaminare la necessità di sculacciate e altre azioni prepotenti e violente su di loro. Scommettiamo che non ce ne sarà più bisogno? Scommettiamo che educare così ci sembrerà finalmente assurdo?
Fintanto che fareno noi adulti tutti questi errori educativi, fintanto che il problema sarà nostro e non loro, non c’è ALCUN motivo per cui i più piccoli debbano subire la forza delle nostre mancanze.
I bambini e i ragazzi sono persone, e come tali – come noi! – hanno il diritto di essere trattate. Nessun adulto si sognerebbe di colpire un altro adulto – e a maggior ragione qualcuno che si ama! – per ‘disciplinarlo’, esistono leggi in tal senso persino per i criminali ma è per un senso di giustizia e rispetto che non lo facciamo (per quanto fra adulti entri in gioco anche la paura della reazione altrui, il che dimostra che con i bambini si fa perché sono più deboli e non li temiamo).
*Rispetto*, appunto. È un diritto di ogni persona non essere colpita.
Sculacciare è una forma di maltrattamento, fisico psichico ed emotivo, e come tale dev’essere fuori legge.
In Europa, qualcosa si muove. E in Italia? Secondo quanto sono riuscito a trovare (CP art.571 e 2), la legge non entra nei dettagli, ma è stata già interpretata molto bene. Non resta che cambiare il *senso comune*, la mentalità, quella pessima abitudine che ci fa usare i figli come punchball nella privacy di una casa, dalla quale il pianto non si sente e il rosso del culo non si vede, ma anche fuori (mai vista in giro una mamma sculacciare il figlio o la figlia piccoli?).. come fosse normale.
Rimandandovi alla lettura di Alice Miller, illuminante sulla questione, trascrivo qui in breve dieci, preziosissime ragioni per non picchiare i bambini:
1. Picchiare i bambini insegna a questi ultimi a diventare a loro volta persone che picchiano gli altri.
2. In molti casi di cosiddetto “cattivo comportamento”, il bambino sta semplicemente rispondendo nel solo modo che gli è possibile, in base all’età e all’esperienza, alla negazione dei suoi bisogni fondamentali.
3. I castighi distolgono il bambino dall’imparare come risolvere i conflitti in modo umano ed efficace.
4. “Chi non usa la verga, rovina suo figlio” sebbene sia una frase citata spesso, è di fatto una interpretazione distorta dell’insegnamento Biblico. [Sorry, non sono d’accordo1. Ma certo meglio dirsela così e poi rispettarli, che non!]
5. Le punizioni compromettono il legame tra genitori e figli, perché è contro natura provare amore verso chi ci ferisce. [Giusto. Sorry again, anche questo è biblico2]
6. Molti genitori non hanno mai imparato nella loro infanzia che ci sono modi positivi di relazione coi bambini.
7. La rabbia e la frustrazione che non possono essere espresse in condizioni di sicurezza da un bambino vengono immagazzinate interiormente.
8. Gli scapaccioni assestati sul sedere, una zona erogena nell’infanzia, possono stabilire nella mente del bambino una correlazione tra il dolore e il piacere sessuale, e creare difficoltà alla persona adulta.
9. Le punizioni corporali esprimono il messaggio sleale e pericoloso della “legge del più forte”, che è ammissibile ferire gli altri, purchè essi siano più piccoli e meno potenti di quanto sei tu.
10. Poiché i bambini imparano dai modelli che i genitori rappresentano, le punizioni corporali esprimono il messaggio che picchiare è un modo giusto di esprimere i sentimenti e risolvere i problemi.Un’insegnamento gentile, sostenuto da solide fondamenta di amore e rispetto, è la sola via autentica ed efficace di portare a un comportamento lodevole basato su forti valori interiori, invece del superficiale “buon” comportamento basato solo sulla paura. [O sull’obbedienza. And sorry again..3]
Tutto giusto. Qui, però, vorrei andare oltre.
Nota 1 – Dal PA /12: [Gesù] Non si è curato di mostrare l’importanza del rapporto coi figli come fonte del loro benessere domani, non ha riformulato il 4° comandamento né corretto le insane abitudini educative del vecchio testamento (Pr 13,24 e 19,18; Pr 22,15 e 23,13–14; Pr 29,15 e 17; cfr Eb 12,5–11; Ef 6,1–3) preoccupandosi di difendere solo i piccoli che già credono dalle occasioni di peccato (Mc 9,42; Mt 18,6; Lc 17,2; skandalizo=incitare al peccato) e lodandone l’ingenuità di fede (Mc 10,13–16 e Lc 18,15–17).. cosa a cui appunto certi metodi servivano! Briciole.
A causa di questo, per non pochi credenti ancora oggi è uso ‘disciplinare’ i bambini con la forza, convinti spesso in buona fede che sia necessaria per il loro bene, o di certo combinerebbero guai!! Lo dice la bibbia, e se lo dice la bibbia.. Ma è proprio il contrario: è la prepotenza verso di loro che crea i presupposti del caos! Fra severità e permissività, ci sono modi ben più efficaci di insegnargli le regole, modi con cui genitori e figli si accolgono invece di respingersi tipo autoscontro, nell’affrontare le effettive difficoltà di crescere e convivere. Modi che non sono più un mistero, oggi, come hanno capito veri educatori e genitori sensibili, anche cristiani, superando di molto questi miseri riferimenti biblici.
Nota 2 – “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” Matteo 5,44; Luca 6,27 e 35
Nota 3 – Dal PA /4: Tu, io, noi, davvero senza un dio non saremmo capaci di capire che la violenza gratuita è uno schifo? Davvero abbiamo bisogno che un dio ce lo venga a dire? Regole assolute.. altrimenti cosa, ci metteremmo forse a pistare le vecchiette e rubare ai bambini? :-))
Bah!.. Certo obbedire è più facile che avere fiducia in sé stessi, che prendersi la responsabilità di decidere se una cosa è giusta. Ma è nostra responsabilità, non possiamo far finta di non averla, concedere che altri lo facciano per noi con la scusa che non possono sbagliare.. Non sarebbe giusto nemmeno se fosse vero.
Farlo è un vero oltraggio a noi stessi, è sottovalutarci e offenderci senza ragione.. Ed è *declassare* il valore dei princìpi etici.
Quando una cosa è buona, dire che è buona solo perché piace a Dio o perché è ‘quello che Gesù farebbe’ è svalutare il significato di *buono* e l’importanza dei suoi beneficiari.
Quando una cosa è cattiva, evitarla solo perché non è parola del dio o perché egli ‘ci punirà’ è infischiarsene della sua gravità e trattenere l’uomo dal capirla e scansarla per le sue conseguenze.
Che bontà c’è nel fare una cosa solo ‘perché lo dice la bibbia’, o per ‘ricompensa nei cieli’?
La ricompensa per aver fatto una cosa giusta è nel bene procurato, punto.