All’inferno chi lavora solo per il bene degli uomini sulla terra


Pubblicato in Lettere ai direttori e Ateismo e Umanesimo
8 Febbraio 2008
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Spe­di­ta ai mag­gio­ri quo­ti­dia­ni e set­ti­ma­na­li, l’8 feb­bra­io 2008

Caro diret­to­re,
mi per­met­ta di espri­me­re un giu­di­zio sul cat­to­li­ce­si­mo e que­sto Papa, dopo aver sen­ti­to la sua ulti­ma all’in­con­tro con il cle­ro roma­no. Lo farò da ateo uma­ni­sta, cioè come uno che cer­ca veri­tà e giu­sti­zia per l’uo­mo e nel­l’uo­mo, sen­za dove­ri ver­so un dio. Se l’in­fer­no esi­ste e non è vuo­to, cosa dovrei a quel dio, dopo­tut­to?

Aver pro­get­ta­to e pre­di­spo­sto una pena eter­na a fron­te del pec­ca­to mor­ta­le in una sola vita, è abba­stan­za per far­me­lo con­si­de­ra­re un pes­si­mo legi­sla­to­re, e cer­ta­men­te non qual­cu­no che ci ama in modo per­fet­to. Que­sta con­trad­di­zio­ne inter­na mi ren­de chia­ro che quel dio non può esi­ste­re, e dun­que l’i­dea di un ‘infer­no’ dopo la mor­te non mi spa­ven­ta affat­to. Sono mol­to più pre­oc­cu­pa­to del­la vita, e di come la sua qua­li­tà pos­sa esse­re peg­gio­ra­ta da rap­por­ti uma­ni disfun­zio­na­li.

Devia­ti ad esem­pio da un’e­ti­ca distor­ta qua­le riten­go che sia quel­la di una reli­gio­ne che ci vede pec­ca­to­ri per natu­ra, dal­la nasci­ta, e che minac­cia di una infi­ni­ta pena eter­na non solo l’as­sas­si­no, ma anche chi – cat­to­li­co – non si rechi a mes­sa ogni dome­ni­ca (pec­ca­to mor­ta­le!), o chi, più sem­pli­ce­men­te anco­ra, non cre­da per fede a tut­to que­sto. Devia­ti dal­l’i­dea che cre­der­vi non solo sia neces­sa­rio, ma sia buo­no e giu­sto, come quel ‘supre­mo atto d’a­mo­re’ di con­dan­na­re un figlio inno­cen­te. Devia­ti dal­la pas­si­va accet­ta­zio­ne del­l’au­to­ri­tà non appe­na chia­mi sé stes­sa ‘divi­na­men­te ispi­ra­ta’, e dal­l’in­ti­ma­re agli altri di fare lo stes­so, per esem­pio ai pro­pri figli, fin dai pri­mi anni.

A mio avvi­so, la pra­ti­ca di tali idee – e altre – fon­da e per­pe­tua quei rap­por­ti di pote­re che sono il vero limi­te alla feli­ci­tà e alla nostra coscien­te respon­sa­bi­li­tà su que­sta ter­ra.

E che dire allo­ra di un Papa che, nel mostra­re i suoi limi­ti nel­l’a­na­li­si sto­ri­ca, insi­ste a repu­ta­re tut­to ciò che non è orien­ta­to alla sua dot­tri­na, e all’al­tro mon­do, come ine­vi­ta­bil­men­te erra­to e mal­va­gio? Che pen­sa­re, date que­ste pre­mes­se, del­la sua pro­po­sta di ‘dia­lo­go’ e di ‘rispet­to del­l’al­tro’?

Riten­go che tro­ve­rem­mo facil­men­te poco nobi­le e poten­zial­men­te peri­co­lo­so tut­to que­sto, non appe­na lo notas­si­mo in qual­sia­si altro cre­do (reli­gio­so o meno) e lea­der­ship.
Per­ché dun­que per la Chie­sa cat­to­li­ca non dovreb­be esse­re lo stes­so?