Da laico non vedo perché il rettore di una grande università statale avrebbe dovuto concordare la visita un leader religioso – che pare si sia persino auto-invitato – alla cerimonia per l’inizio dell’anno accademico.
Da laico non vedo perché scegliere un personaggio le cui analisi sono sempre fortemente limitate da pregiudizi e infarcite di sofismi.
Da laico non vedo perché un papa reazionario che vede la ragione sottoposta alla fede e non nasconde la sua avversione per la scienza laica dovrebbe tenere in tale specifica e particolare occasione nientemeno che una ‘lectio magistralis’, poi giustamente slittata in un semplice discorso d’inaugurazione.
Da laico non vedo perché dovrebbe essere il capo di uno stato che ha un’idea tutta sua – e spesso non condivisibile – dei diritti umani e solo nel 2001 ha abolito la pena di morte a farci lezione sulla stessa.
Da laico conosco bene l’astuzia del papa e sospetto che avrebbe sfruttato l’evento per una lunga predica sulla fede, sostenendo la sua necessità alla verità e alla ragione (e non avevo torto).
Da laico – ma appunto non era questa l’occasione – avrei preferito sentire altre voci, o che almeno intorno a questo suo intervento si fosse previsto un dibattito, negando il quale avremmo assistito all’ennesima invasione di campo cattolica, con i suoi dogmi entrati là dove invece si vuole sul serio il confronto e la ricerca.
Da laico trovo che venire all’Università in una circostanza simile a parlare di sé sarebbe stato decisamente fuori luogo, inappropriato, ‘incongro’.
Da laico perciò condivido la contestazione – legittima, in un paese democratico, anche se i nostri politici non sembrano concordarlo (!) – e penso si avesse ogni diritto di manifestare il proprio disaccordo, secondo quella libertà di espressione che per l’appunto va difesa da chi la vorrebbe solo per sé.
Da laico esulto per un chiaro (finalmente chiaro!) segno di malcontento e disapprovazione, e considero un successo per la democrazia e il libero pensiero il fatto che la visita non ci sarà.
Da laico osservo comunque che in realtà è stato il papa stesso a scegliere di rinunciare all’incontro, non l’università a negaglielo, per ragioni immagino più inerenti la facciata (e la delusione) che non il buon senso.
Da laico vedo il papa ogni giorno più volte su tutti i media, e che non parli alla Sapienza non è come dire che lo si censuri o non abbia spazio per esprimersi (!), solo che non può farlo dove e quando gli pare aspettandosi il benvenuto solo perché ‘è il papa’.
Da laico trovo squallido che praticamente tutti i TG non si siano degnati di parlare delle ragioni dei contestatori, altro sintomo di laicità ‘a senso unico’.
Da laico mi infastidisce – ma non mi sorprende – vedere la chiesa sfruttare l’occasione per piangersi vittima di una laicità che essa stessa ha provocato e continua a disprezzare, abusandone.
Da laico mi infastidisce – ma non mi sorprende – vedere politici intellettuali e giornalisti nuovamente inginocchiati col papa, senza soppesare i motivi della critica e come al solito distorcendo i fatti e rovesciando i significati, come se ‘laicità’ fosse il diritto di andare a casa di chiunque ed essere sorbito e applaudito al di là di chi è, chi rappresenta, cosa dice e quanto uno ha voglia di ascoltarlo, pena l’essere tacciati di censura e intolleranza.
No: laicità non è certo questo.
La ‘laicità devota’ è un gran brutto spettacolo.