L’ateismo di Avvenire


Pubblicato in Lettere ai direttori e Cultura e società
20 Ottobre 2007
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Invia­ta ai quo­ti­dia­ni il 21/09/2007 – Caro diret­to­re,
quan­to male sono con­si­de­ra­ti gli atei? Mol­to, fra mol­ti cat­to­li­ci, per il fat­to che ven­go­no descrit­ti come non sono. In par­te è anche col­pa loro, che non si difen­do­no bene e che – quan­do lo fan­no – pun­ta­no ora su lai­ci­tà, ora su eti­ca, ora su scien­za, inve­ce di par­la­re di uma­ne­si­mo seco­la­re, come avvie­ne da anni altro­ve nel mon­do. Ma è anche vero che di spa­zio i media nazio­na­li glie­ne con­ce­do­no dav­ve­ro poco.
Gra­va allo­ra sul­le loro teste non tan­to l’in­fer­no, in cui ovvia­men­te non cre­do­no, ma una cri­ti­ca costan­te e sprez­zan­te da par­te del­la gerar­chia cat­to­li­ca. E dispia­ce dir­lo, per­ché mi aspet­te­rei che – se cri­ti­ca dev’es­se­re – col­pis­se l’a­tei­smo per quel­lo che è, non per quel­lo che si vor­reb­be che fos­se.

Ne è un esem­pio l’e­di­to­ria­le di Avve­ni­re del 19 scor­so (Le ulti­me spiag­ge del­l’a­tei­smo), nel qua­le si pas­sa l’i­dea che esse­re atei sia una sem­pli­ce moda, e il mestie­re di chi – chiu­so in ‘magni­fi­ci palaz­zi’ – non fa scien­za o cul­tu­ra, ma bat­ten­te pro­fes­sio­ne di atei­smo. Natu­ral­men­te, men­tre que­sti ‘affol­la­no i media’ sen­za mostra­re alcu­na ‘sti­ma e ammi­ra­zio­ne’ a prio­ri per la Chie­sa, il Pae­se là fuo­ri ‘s’il­lu­mi­na solo davan­ti al dena­ro, al suc­ces­so e al pote­re’, ateo lui come il resto d’Eu­ro­pa. Per con­tro, gli scrit­to­ri cri­stia­ni super­sti­ti sono pochi e tac­cio­no, resi­ste un pugno di gior­na­li cat­to­li­ci.
Tut­to que­sto è fal­so, è esat­ta­men­te il con­tra­rio e che lo sia è sot­to gli occhi di tut­ti.

Pro­ba­bil­men­te non pro­prio davan­ti a quel­li di chi leg­ge solo Avve­ni­re, ma que­sto per i gra­vi limi­ti del­le sue ana­li­si e l’u­so ripe­tu­to di un model­lo sem­pli­ce di ragio­ne basa­to sul bian­co e nero (buoni-cattivi, vizio-virtù, caos-dogma), anzi­ché sul­le natu­ra­li sfu­ma­tu­re nel mez­zo.
E dun­que, inve­ce di difen­de­re l’a­tei­smo, di cui non si è par­la­to, mi ritro­vo ad attac­ca­re i difet­ti di una comu­ni­ca­zio­ne in cui per­si­no la lai­ci­tà – tute­la di cre­den­ti e non cre­den­ti – si tra­sfor­ma in un dog­ma con­tro la Chie­sa.

Sarà for­se per lo sgra­de­vo­le sen­so di impo­ten­za davan­ti al sopra­van­za­re di una cul­tu­ra atea che si risve­glia, ma rite­ner­si al di sopra di una sen­sa­ta cri­ti­ca, liqui­da­re una scel­ta di vita e por­re la pro­pria al di sopra per dirit­to divi­no non mi pare pro­prio un bel­l’e­sem­pio di quel­la ‘umil­tà’ che si recla­ma, e non si vuo­le vede­re nel­l’u­ma­ne­si­mo ateo.