Inviata ai quotidiani il 21/09/2007 – Caro direttore,
quanto male sono considerati gli atei? Molto, fra molti cattolici, per il fatto che vengono descritti come non sono. In parte è anche colpa loro, che non si difendono bene e che – quando lo fanno – puntano ora su laicità, ora su etica, ora su scienza, invece di parlare di umanesimo secolare, come avviene da anni altrove nel mondo. Ma è anche vero che di spazio i media nazionali gliene concedono davvero poco.
Grava allora sulle loro teste non tanto l’inferno, in cui ovviamente non credono, ma una critica costante e sprezzante da parte della gerarchia cattolica. E dispiace dirlo, perché mi aspetterei che – se critica dev’essere – colpisse l’ateismo per quello che è, non per quello che si vorrebbe che fosse.
Ne è un esempio l’editoriale di Avvenire del 19 scorso (Le ultime spiagge dell’ateismo), nel quale si passa l’idea che essere atei sia una semplice moda, e il mestiere di chi – chiuso in ‘magnifici palazzi’ – non fa scienza o cultura, ma battente professione di ateismo. Naturalmente, mentre questi ‘affollano i media’ senza mostrare alcuna ‘stima e ammirazione’ a priori per la Chiesa, il Paese là fuori ‘s’illumina solo davanti al denaro, al successo e al potere’, ateo lui come il resto d’Europa. Per contro, gli scrittori cristiani superstiti sono pochi e tacciono, resiste un pugno di giornali cattolici.
Tutto questo è falso, è esattamente il contrario e che lo sia è sotto gli occhi di tutti.
Probabilmente non proprio davanti a quelli di chi legge solo Avvenire, ma questo per i gravi limiti delle sue analisi e l’uso ripetuto di un modello semplice di ragione basato sul bianco e nero (buoni-cattivi, vizio-virtù, caos-dogma), anziché sulle naturali sfumature nel mezzo.
E dunque, invece di difendere l’ateismo, di cui non si è parlato, mi ritrovo ad attaccare i difetti di una comunicazione in cui persino la laicità – tutela di credenti e non credenti – si trasforma in un dogma contro la Chiesa.
Sarà forse per lo sgradevole senso di impotenza davanti al sopravanzare di una cultura atea che si risveglia, ma ritenersi al di sopra di una sensata critica, liquidare una scelta di vita e porre la propria al di sopra per diritto divino non mi pare proprio un bell’esempio di quella ‘umiltà’ che si reclama, e non si vuole vedere nell’umanesimo ateo.