Mentalità di fede (qualsiasi fede) e qualità di vita. Non è tutto (l)oro ciò che luccica.


Pubblicato in Ateismo e Umanesimo
16 Gennaio 2015
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Uno dei pro­ble­mi più gra­vi del­la fede – cioè del cre­de­re che il pen­sie­ro e il vole­re di una auto­ri­tà supe­rio­re sia giu­sto a pre­scin­de­re, dun­que un pro­ble­ma di ogni reli­gio­ne e non solo – è quel­lo di otte­ne­bra­re la capa­ci­tà di un giu­di­zio obiet­ti­vo basa­to sui fat­ti, sia­no essi scien­ti­fi­ci o esi­sten­zia­li.
Un dop­pio pro­ble­ma, per­ché oltre a segna­re la per­so­na stes­sa – facen­do­le rite­ne­re di esse­re buo­na, razio­na­le e libe­ra anche quan­do non lo è affat­to – si river­sa in socie­tà – e quin­di sugli altri – nel momen­to in cui quel­la per­so­na inte­ra­gi­sce, inse­gna o, per­si­no, legi­fe­ra.

Fa impres­sio­ne dun­que l’e­sem­pio estre­mo del fana­ti­smo vio­len­to che diven­ta epi­so­dio di cro­na­ca nera, ma non meno dan­no­so e cer­ta­men­te più insi­dio­so – appun­to per­ché meno cla­mo­ro­so, meno iden­ti­fi­ca­bi­le – è quel­lo del con­di­zio­na­men­to infer­to alla men­te, al cuo­re, all’a­ni­ma del­le per­so­ne, in modo siste­ma­ti­co.
Le man­can­ze del sin­go­lo diven­ta­no cul­tu­ra, sen­ti­re comu­ne, men­ta­li­tà di una inte­ra socie­tà. Allo­ra, si fa fati­ca a vede­re affer­ma­ti cer­ti dirit­ti uma­ni, l’o­ne­stà intel­let­tua­le, il rispet­to reci­pro­co, con tut­to ciò che – di disa­stro­so – ne con­se­gue.

Per esem­pio, sul­la pia­ga del­l’o­mo­fo­bia:

omosessuali e famiglia, adozioni gay