Una moschea in parrocchia, convivenza serena


Pubblicato in Religioni e sètte
10 Novembre 2007
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Bel­la e ori­gi­na­le ini­zia­ti­va di un sacer­do­te del tre­vi­gia­no:

Repub­bli­ca, 9nov07 - Una chie­sa che di vener­dì diven­ta moschea per favo­ri­re l’in­te­gra­zio­ne reli­gio­sa. E’ acca­du­to a Pader­no di Pon­za­no Vene­to (Tre­vi­so), dove il par­ro­co del­la chie­sa di San­ta Maria Assun­ta, don Aldo Danie­li, ha deci­so di riser­va­re, ogni vener­dì, alcu­ni loca­li del­la par­roc­chia alla pre­ghie­ra e all’in­con­tro degli immi­gra­ti musul­ma­ni.
(…) Negli stes­si loca­li di que­sta par­roc­chia alcu­ne volon­ta­rie, dopo aver avvia­to una col­la­bo­ra­zio­ne con il Cen­tro isla­mi­co di Tre­vi­so e insie­me ad alcu­ne don­ne immi­gra­te, rie­sco­no a far “incon­tra­re cul­tu­re ed espe­rien­ze diver­se, abbat­ten­do i muri del­l’in­com­pren­sio­ne e del­l’in­tol­le­ran­za”.
Ma il lavo­ro com­piu­to da don Aldo Danie­li, del­la par­roc­chia di Pader­no, va ben al di là di una mes­sa a dispo­si­zio­ne dei loca­li. Lo spa­zio inter­no del­la sua chie­sa è ampio ed è sta­to ritrut­tu­ra­to di recen­te. “Per­chè non met­ter­lo a dispo­si­zio­ne di chi ha biso­gno?” si è chie­sto qual­che anno fa. E così ha fat­to. Il pri­mo pas­so è sta­to a favo­re di un grup­po di gha­ne­si di reli­gio­ne pro­te­stan­te. Ogni dome­ni­ca la par­roc­chia vie­ne mes­sa a loro dispo­si­zo­ne per pre­ga­re e segui­re i riti del­la con­fes­sio­ne reli­gio­sa.
Ma far sì che la comu­ni­tà loca­le li accet­tas­se non è sta­to faci­le (…) Le pole­mi­che ci sono sta­te, non tut­ti era­no d’ac­cor­do, ma alla fine la volon­tà di fer­ro di que­sto par­ro­co – e lui stes­so si defi­ni­sce uno spi­ri­to “con­tro­cor­ren­te” – ha pre­val­so. “Le alte isti­tu­zio­ni del­la Chie­sa han­no il dove­re di esse­re pru­den­ti – con­clu­de Danie­li – noi inve­ce, che sia­mo degli ope­rai del Signo­re, dob­bia­mo sfon­da­re il muro del pre­giu­di­zio”..

Ecco, que­ste ini­zia­ti­ve mi piac­cio­no mol­to. Con­vi­ve­re sere­na­men­te, non impor­si, non pre­ten­de­re, lascia­re spa­zio sen­za sen­tir­si attac­ca­ti, e pren­der­lo sen­za inva­de­re.. si può. Un bel­l’e­sem­pio di uma­ni­tà, da per­so­ne di grup­pi e fedi così diver­se.

La scel­ta di don Aldo espri­me gran­de tol­le­ran­za, accet­ta­zio­ne, rispet­to reci­pro­co, dispo­ni­bi­li­tà a tut­to ton­do, nei fat­ti, al di là del­le faci­li paro­le. Quel­lo che ci si aspet­te­reb­be sem­pre da un pre­te e da un cat­to­li­co, eppu­re non sem­pre acca­de. Tan­to che la cat­to­li­ca comu­ni­tà loca­le si è oppo­sta, alme­no all’i­ni­zio, e ci è volu­ta la ‘volon­tà di fer­ro’ di don Aldo per far accet­ta­re la sua giu­sta scel­ta. Tan­to che, anco­ra, le alte isti­tu­zio­ni del­la Chie­sa non sem­pre sono con­cor­di – quan­do non in aper­ta e auto­ri­ta­ria oppo­si­zio­ne – per­ché “han­no il dove­re di esse­re pru­den­ti”. Mini­miz­za il pro­ble­ma, don Aldo, e non arri­va fino ad accu­sa­re i suoi capi di ‘ispi­ra­ta’ rigi­dez­za e arro­gan­za, ma alme­no lui nei fat­ti si rifiu­ta di seguir­ne l’e­sem­pio. Bene!

C’è da chie­der­si: pos­si­bi­le che, per fare da pre­ti la cosa giu­sta, biso­gna esse­re “con­tro­cor­ren­te”?
Da fuo­ri, la distan­za che sepa­ra il buon pre­te e il buon cat­to­li­co dal­la gerar­chia e da un modo di fare e pen­sa­re chiu­so e irri­spet­to­so, è più che evi­den­te, e abbia­mo zero pro­ble­mi a giu­di­ca­re gli uni e gli altri. Da den­tro, inve­ce, si fa anco­ra fati­ca, ma si può coglie­re in que­sto ed epi­so­di simi­li l’oc­ca­sio­ne per riflet­te­re, e maga­ri por­ta­re con corag­gio la cri­ti­ca fino in fon­do.

Aggior­na­men­to, 10nov07 – (E come vole­va­si dimo­stra­re..)