Dopo la pubblicazione del precedente post ho commentato anche in Uaar l’intervista di Roberto Grendene, così:
Bella, Roberto!
Buono anche il riferimento a concetti come “prevenire prevaricazioni”, “fissare buone regole di convivenza”, “rispetto reciproco”, “crescita di civiltà”. Se ne parla (e ne parliamo) sempre troppo poco.
In una forma eccezionalmente breve e intenzionalmente non provocatoria. Non che i miei post sul tema lo siano mai, ma è che mentre sul mio blog scrivo liberamente le mie idee, in altri luoghi tengo conto del confronto che ne nasce, adattando dove serve. Proprio nell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti in particolare – pur già un’associazione umanista, per Statuto, attività sul campo per i diritti civili, e affiliazioni internazionali – il tema dell’umanesimo ateo trova ancora forti resistenze di una parte, per motivi che vanno dall’ordine pratico a quello teorico, così come in altri la sensazione che invece sia già chiaro a sufficienza, restando umanista in the closet e facendola apparire soltanto atea e più che altro contro (il che, intendiamoci, è già molto, ma può diventare moltissimo).
Sicché non voglio forzare la mano, né essere quello che bacchetta l’associazione o che, nel farlo scordi la sua eccezionale opera a difesa della laicità, o che sostenga per l’ennesima volta i pregi e l’utilità sociale dell’umanesimo ateo.
In genere allora intervengo a sostegno se il tema viene riproposto da altri, oppure – come in questo caso – a buttare lì una frase che possa far riflettere in quella direzione, sapendo che l’eventuale processo di cambiamento – di maturazione direi – ha tempi lunghi.
Stavolta la sorpresa è stata grande. Roberto mi risponde che, giusto 3 giorni prima, l’ex Segretario Uaar e valentissima risorsa laica Raffaele Carcano (qui i suoi libri, qui il blog su Micromega-L’Espresso) ha scritto un pezzo “a questo proposito”,pubblicato su A ragion veduta, il blog dell’Associazione.
Un magnifico futuro laico
Così scrive Raffaele nella seconda parte dell’articolo (grassetto mio):
“Se in politica manca un orizzonte laico, però, non possiamo darne la colpa al destino cinico e baro. Evidentemente sbagliamo qualcosa anche noi. Anzi, probabilmente sbagliamo parecchio. Siamo proprio sicuri di saper proporre un orizzonte diverso? Siamo proprio sicuri di non continuare, come facciamo da secoli, come io stesso ho fatto sinora in questo post, a limitarci alla critica, senza saper presentare un pensiero positivo in grado di rappresentare un’alternativa vincente?
Abbandoniamoli pure al loro totalitarismo, almeno finché non cercano di praticarlo anche su di noi. È un passato che dobbiamo lasciarci alle spalle, se vogliamo cominciare davvero a volare alto. Possiamo realmente incarnare il futuro e vivere da protagonisti la creazione di società inevitabilmente migliori, perché inevitabilmente più inclusive. Società in cui, nel rispetto degli altri, tutti potranno essere se stessi. Dando vita a un’umanità emancipata, consapevole, libera, ragionevole, felice, serena, aperta, cosmopolita.
Non possiamo sapere quale sarà il futuro dell’umanità. Ma, se sarà magnifico, non potrà che essere laico”.
Da cui la sorpresa. Grande, magnifica.
Finalmente! Una chiamata alle armi, laiche, per un umanesimo palese e operante, dall’interno dell’Uaar.
Così dunque commento là, e riporto qui:
Applausi scroscianti!
Per un attimo sono rimasto senza parole… È un piacere leggere questa idea così chiara da un pezzo da 90 dell’Uaar.
Grande Raffaele!Concordo, serve un orizzonte laico, e serve volare alto.
Spero che questo articolo apra finalmente una vera, fruttosa discussione sul tema interna all’Uaar.
E me lo auguro davvero.
Ho scritto diverse volte non solo di umanesimo ateo (inclusi un manifesto italiano e un libro) ma anche di come razionalismo e laicità dello Stato fossero già una precisa connotazione Uaar (versus un ateismo di forma qualsiasi), e al contempo un limite al suo messaggio sociale e alle importanti conseguenze di cui può essere campione (ad esempio, e qui).
10 anni fa proponevo la stessa cosa nella mailing-list interna dell’Associazione, e si levarono scudi e alzarono muri. Era concettualmente troppo precoce la proposta di allargare all’orizzonte laico – ateo e umanista – l’attività ma anche le idee di un gruppo nato per altri, pur ottimi, motivi.
Anche nel suo forum (ora ex), nel gruppo Facebook e nel blog nazionale, proposi a più riprese questa idea di una Uaar che sapesse offrire (e perciò, innanzitutto, prendesse posizione su) una alternativa di vita laica – quindi atea e razionale, ma anche etica in senso umanista.
Ad esempio così (2010, in occasione di una petizione della International Humanist and Ethical Union):
L’IHEU è una associazione internazionale di ispirazione umanista fin dal nome. È per questo che si occupa e difende i diritti umani. L’Uaar ne fa parte, e prende parte giustamente anche questo tipo di iniziative. Ciò su cui è ancora indietro, a mio avviso, è proprio la coscienza di quanto importante sia fare più esplicito riferimento ai valori che giustificano tale interesse, che esula dalla lotta personale per i diritti dei non credenti e la laicità.
Valori che sono nel suo statuto, e che si vivono proprio col sostegno a tali iniziative, ma che l’Uaar pare ritenere secondari quando si tratta di proporsi al grande pubblico. L’umanesimo secolare è una realtà, oggi, nel mondo. Coerente, ed estremamente funzionale, per non essere considerati i soliti atei che s’impicciano del sociale come non ci riguardasse, e per essere esempio noi per primi della vita etica e sensata al di fuori delle religioni che proponiamo agli altri. Al momento, l’Uaar lo fa in modo incompleto, ovvero come gruppo di ‘senza dio’ e punto.
Spero di suscitare una grossa riflessione e un dibattito interno sul tema, stavolta, finalmente. Sono certo che è un passo necessario all’essenza e all’efficacia dell’Uaar, se è vero che vogliamo impegnarci in un cambiamento di tipo culturale, e non soltanto nel pur lodevole intento di affermarci come minoranza.
Con alterni successi (ad esempio: a fronte di pochi che erano d’accordo, c’era chi mostrava interesse e chi disinteresse per il discorso etico in generale, chi riteneva la lotta laica sufficiente perché guai a toccare la libertà di scelta, chi avrebbe voluto un’Uaar più anticlericale, chi… avrebbe fatto sparire pure l’ateismo perché la laicità fosse più accettabile, e anche chi riteneva che l’Uaar semplicemente già lo facesse). La risposta dell’ateo medio italiano sul tema non è ancora oggi particolarmente entusiasta, né direi particolarmente consapevole.
Nel tempo comunque l’interesse in Uaar è progressivamente cresciuto, ed era prevedibile perché non è mai stata solo contro (qualcosa), ma anche pro (dell’altro). Naturale evoluzione. Tanto che negli ultimi anni le parole umanesimo e umanista compaiono con maggiore facilità (ad esempio, e qui), sebbene non ancora con la frequenza di una vera impostazione teorica interiorizzata e offerta come tale.
Un magnifico futuro laico se…
Le belle parole di Carcano si inseriscono in questo filone, e rincarano la dose con decisione.
L’apprezzo molto perché è un altro segnale di una nuova, più matura sensibilità sociale, e un altro input verso un aggiornamento di immagine e posizione che all’Uaar – e alla società attraverso di essa – farà soltanto bene.
Bene?
Sì, quel bene fatto di più laicità, più razionalismo, ma anche di più etica dei diritti e delle relazioni, attraverso cui “un’umanità emancipata, consapevole, libera, ragionevole, felice, serena, aperta, cosmopolita” – un magnifico futuro laico - è senza dubbio possibile.
Avanti insieme!