Laicità e devozione per me pari (non) sono.
Spedita ai maggiori quotidiani e settimanali, il 20/01/2008
Caro Direttore,
vietata al Papa la Sapienza, questo è il messaggio che è passato. Ma è stato realmente così? 4 rapide osservazioni: primo, si è trattato in realtà di una protesta, democraticamente legittima, e non di un veto. Secondo: è stato Ratzinger a rinunciare. «Venuti meno i presupposti per un’accoglienza dignitosa e tranquilla» spiega Bertone, eppure in una università (esageratamente!) blindata il suo discorso ha avuto persino una ‘standing ovation’. Maligno supporre la ‘strategia dell’agnello’?
Terzo: si esprimeva sorpresa e disaccordo circa una visita clericale durante uno specifico evento istituzionale di un’università pubblica, in cui il discorso del Papa non avrebbe mancato di ‘tirare l’acqua al suo mulino’ (e così è stato), senza possibilità di contraddittorio. Laicamente accettabile, devozione a parte?
C’è da meravigliarsi, o struggersi, di come nella gara politica e mediatica ad apparire ‘bravi ragazzi’ non si siano prese in carico queste ragioni, ma condannato qualsiasi forma di critica, come se il Papa – ai giorni nostri – ne fosse ancora al di sopra.
In ultimo: alcuni studenti – una minoranza fra i manifestanti – avrebbero volentieri negato del tutto l’ingresso in Sapienza a un Papa del genere, essendo egli tendenzialmente un reazionario, con la sua rigida idea dei diritti umani (su omosessualità, sesso e famiglia, per esempio), della storia, della scienza ‘senza dio’ e della ragione stessa (cui sarebbe necessaria una «ragionevolezza più grande»), il quale esibisce ‘apertura al dialogo’ ma si ritiene l’unica Via per la Verità e la Vita a mezzo di dogmi, dunque è fisiologicamente insofferente all’esame, alla mediazione e alla convivenza con altre visioni di vita, come l’umanesimo ateo di milioni di persone, che disdegna e demonizza.
Se è vero che per sbaglio si esalta un uomo a simbolo di valori che incarna solo in parte, è lecito chiedersi se una libera università sia luogo a lui appropriato, o non sarebbe come far parlare una cartomante ad un congresso medico, e un boss mafioso dai carabinieri. La mia risposta è sì, va lasciato partecipare: a patto che non sia privilegio di un unico leader religioso, e che ne possa seguire un confronto in cui, per amor comune di verità e crescita interiore, ogni parte si metta in discussione ed accetti di essere applaudita, corretta o biasimata. In caso contrario, molti altri sono i posti dove il Papa sarà bene accolto e mai contestato.
All’università, che dibattito sia.