Inviata ai maggiori quotidiani il 17/08/2007 – Gentile Direttore,
sul sito de Il Giornale del 15 agosto, Luca Doninelli sostiene che fra ragione e fede esisterebbe un “conflitto artificiale”(*). Vorrei rispondere, per offrire ai lettori una seconda opinione sul tema, stavolta atea e umanista, su cui riflettere.
Il Doninelli esordisce dicendo che l’uomo ha “bisogno di verità, di bellezza, di giustizia” e cerca incessantemente “soddisfazione piena di sé”. Io, da ateo e umanista, non posso che concordare! Questa, in estrema sintesi, è anche l’esperienza dell’umanesimo, a cui l’ateismo aggiunge il fatto che tale aspirazione può e va soddisfatta in questo mondo e in questa vita, l’unica a nostra disposizione.
Su questo il Doninelli da credente non concorda, e non per semplice “fideismo irrazionalista”: la sua fede si sposerebbe con la ragione al punto che solo grazie ad essa la ragione può percorrere “strade inimmaginabili”, come quella che porta a Dio, fine ultimo dell’uomo in cerca di verità. Altrimenti, afferma, resta un “guscio vuoto”, buono per “razionalismi dogmatici”. Fra la sua fede e la ragione, insomma, non esisterebbe alcun conflitto di sorta.
È un peccato, tuttavia, che per chiarirci le idee su questo equivoco egli non ricorra che ad argomenti… di fede! A partire dall’esistenza del dio cristiano, fino al fatto che esso racchiuda e rappresenti i migliori ideali umani, non è prodotta alcuna prova razionale, ma mere affermazioni.
Equivoco, dunque?
Piuttosto l’ennesimo infelice tentativo di conciliazione, che fallisce in un singolare paradosso: perdendo l’occasione di provare razionalmente la sua tesi ma ribandendola per fede, l’autore conferma ciò che voleva dimostrare falso.
Doninelli non si avvede di questo, e non è cosa da poco: ne segue infatti nel suo scritto la confusione fra logica e apologia, il degradare la ragione a dogma e il denigrare chi la usa al di fuori del cristianesimo, il percepire la legittima critica alla religione (storica, logica, etica) del movimento ateo e umanista moderno come “odio” da parte di “laicismo oltranzista” (ed evitare così una sana autocritica). Infine, il perdere di vista quanto detto in apertura, cioè l’importanza che hanno verità, giustizia e bellezza nella nostra vita, prima e senza bisogno di un dio.
Ma se ci si sforza, giustamente a mio avviso, di trovare la ragione anche nei caposaldi di una fede come nelle altre sfere della vita, bisogna avere il coraggio di farlo bene e fino in fondo. Altrimenti la fede sia fede, come richiesto esplicitamente anche nel Nuovo Testamento, e a ciascuno decidere se ne vale la pena.