Scienza e teologia, due strade per verità diverse


Pubblicato in Scienza e tecnologia e Ateismo e Umanesimo
20 Ottobre 2007
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Que­sto thread sul forum del­l’Uaar ave­va un tema inte­res­san­te, a dimo­stra­zio­ne che anche un troll logor­roi­co e sac­cen­te può esse­re d’a­iu­to alla comu­ni­tà (poi non si è sogna­to di rispon­de­re, ma che pre­ten­de­re? In fon­do è solo un troll, a vol­te pure sim­pa­ti­co). Cmq, per la cro­na­ca ecco la mia posi­zio­ne:

Bre­ve­men­te: dopo aver rile­va­to che oggi scien­za e teo­lo­gia se ne stan­no sepa­ra­te, e che entram­be han­no dei limi­ti (scien­ti­smo e fini­tez­za l’u­na, let­te­ra­li­smo e prag­ma­ti­smo l’al­tra), l’au­to­re pro­po­ne di ritro­var­ci sul­la stra­da fra di esse e di ammet­te­re che si com­ple­ta­no bene nel­la ricer­ca del­la veri­tà.

Que­sta tesi è fre­quen­te fra i cat­to­li­ci, e pri­ma­ria­men­te per la chie­sa che bat­te mol­to su di essa nel dispe­ra­to inten­to di far­ci dige­ri­re le veri­tà del­la sua fede con la scu­sa che sono razio­na­li tan­to quan­to la scien­za. A dir la veri­tà, Gil­do ci è anda­to anche pia­no, la gerar­chia cat­to­li­ca è ben più spu­do­ra­ta, ed è per que­sto che è bene se ne par­li, che si chia­ri­sca come e per­ché la scien­za non può con­ta­re sul­la fede e la fede non è un meto­do di cono­scen­za affi­da­bi­le.

Baste­reb­be nota­re come il Gil­do con­fon­da le paro­le “veri­tà” e “Veri­tà”, sug­ge­ren­do che sia­no la stes­sa cosa e che quin­di è “fecon­do” cer­car­la insie­me per mez­zo tan­to del­la fede come del­la ragio­ne, qua­si fos­se­ro inter­cam­bia­bi­li. Eppu­re no, non sono la stes­sa cosa: la veri­tà minu­sco­la è quel­la del­la scien­za, che, alla fac­cia del­lo scien­ti­smo, ammet­te i suoi limi­ti e accet­ta di cam­bia­re. In que­sta luce, è ovvio che sia l’u­ni­ca veri­tà pos­si­bi­le, poten­zial­men­te bre­ve e fra­gi­le, ma pre­sen­te e miglio­ra­bi­le.
Per con­tro, la fede par­la di una imma­gi­na­ta Veri­tà che non pro­va in alcun modo ma affer­ma per volon­tà di cre­de­re, la qua­le non basta se è vero che ogni fede vuo­le cre­de­re alla sua.

La fede in effet­ti cer­ca e si crea “un fon­da­men­to su cui anco­ra­re la nostra esi­sten­za”. La scien­za non ha que­sto fine, né que­sta neces­si­tà.
La fede, mi si dica se sba­glio, non cer­ca la veri­tà, ma con­fer­me alla Veri­tà cre­du­ta. La scien­za fa l’op­po­sto.

Affer­mo altro­ve [nel PA, ndm]: “Se ci fos­se­ro ragio­ni logi­che, razio­na­li, natu­ra­li sul tema, non solo non gli sareb­be più neces­sa­ria la fede, ma non si lo chia­me­reb­be più.. sopran­na­tu­ra­le!
Diven­ta chia­ro come la neve quin­di, che le due sono quan­to mai lon­ta­ne: davan­ti a tan­ti miste­ri la ragio­ne si fa pru­den­te e inda­ga come può, la fede pro­se­gue da sola di gran pas­so, la sor­pas­sa e se ne va sen­za vol­tar­si, nem­me­no a salu­ta­re.
È una que­stio­ne di meto­do! E un buon meto­do, nel­la ricer­ca del­la veri­tà, è impor­tan­te come la veri­tà stes­sa. Se anche la fede dices­se cose che la scien­za con­fer­ma (e non è così), vi sareb­be­ro arri­va­te per stra­de diver­se, sen­za toc­car­si. Ma il più del­le vol­te que­sto non avvie­ne, per­ché trop­pe sono le cose che ‘potreb­be­ro esse­re’, e mol­te meno quel­le che sono.”

È vero dun­que: la scien­za può puri­fi­ca­re la reli­gio­ne dall’errore e dal­la super­sti­zio­ne; la reli­gio­ne inve­ce non può puri­fi­ca­re la scien­za dall’idolatria e dai fal­si asso­lu­ti, sia per­ché la scien­za seria non ne ha – e guai se se li des­se – ma per­ché per i limi­ti intrin­se­ci al meto­do impie­ga­to (la fede) non può che addi­ta­re asso­lu­ti non pro­va­ti dal­l’al­to di.. altri asso­lu­ti non pro­va­ti. L’i­do­la­tria e gli asso­lu­ti sono erro­ri e super­sti­zio­ni.

Per usa­re le paro­le di Gil­do: “è pro­prio que­sto l’errore che con­ti­nua­men­te com­met­te­te, con­si­de­ra­re le real­tà espres­se dal­la fede alla stre­gua di una qual­sia­si disci­pli­na scien­ti­fi­ca”. Gra­zie Gil­do.

Il “dia­lo­go” richie­sto allo­ra – ovve­ro lo sfor­zo del­la con­ci­lia­zio­ne di oppo­sti – cer­to è neces­sa­rio alla teo­lo­gia per “usci­re dall’isolamento plu­ri­se­co­la­re in cui è sta­ta rele­ga­ta”, ma non è di alcun van­tag­gio per la scien­za, cioè per la ricer­ca del­la v‑erità, se rite­nia­mo impor­tan­te sta­re lon­ta­no da dog­mi posti a prio­ri da acco­glie­re per sem­pli­ce obbe­dien­za (un pro­ble­ma non solo del­le reli­gio­ni, ma anche di scien­za [scien­ti­smo], poli­ti­ca [ideo­lo­gie], e vita di ogni gior­no [rap­por­ti di pote­re]).
Non basta affer­ma­re che la fede sia ragio­ne – o “diver­sa intel­let­tua­li­tà” – per­ché lo sia. Non basta cir­con­dar­si di ragio­ne se non la si usa fino in fon­do, se si man­tie­ne un gros­so e com­ples­so noc­cio­lo di cre­den­ze per fede.

È ovvio allo­ra che non è una “bel­la gara a dimo­stra­re chi ha ragio­ne”, per­ché la rispo­sta – sen­za dog­mi – mi pare faci­le.
E no, l’ar­go­men­to non è uno dei “mas­si­mi pro­ble­mi”. Sem­mai il pro­ble­ma è come con­vi­ve­re: ammes­so che abbia­mo approc­ci oppo­sti alla real­tà, resta il dove­re eti­co di tro­va­re modi sani di con­vi­ven­za, gra­zie ai qua­li non si neghi la liber­tà di cre­de­re o non cre­de­re, che non fre­ni­no la cono­scen­za né s’im­pon­ga­no sul­l’al­tro, qual­sia­si sia l’au­to­ri­tà di rife­ri­men­to.