Mi piace la nuova campagna social dell’Uaar:
Dello stesso problema del crocifisso avevo già parlato indietro nel 2009 (Come ti crocifiggo gli ideali).
Da allora nulla è cambiato, semmai la situazione è peggiorata (Il crocifisso spiegato a Salvini. Laicità e valori civili prima di qualsiasi fede).
Peggiora perché, a una contrazione costante del numero di credenti cattolici negli anni (fra i quali è anche necessario distinguere fra semplice appartenenza ed effettiva partecipazione: i numeri di chi di fatto pratica secondo dottrina sono ancora minori) non corrisponde ancora pressoché alcuna vera proposta alternativa, perlomeno in termini di società come intero (molte sono le realtà più piccole che ne fanno, a qualità variabile).
Il che è in sé stessa un’alternativa, essendo una condizione nella quale ci si viene a trovare. Ed è quella appunto di una sorta di limbo, di terreno molle, in cui se da una parte si è meno cattolici, dall’altra non si impara a pensare, non si coltivano valori, non si fa cultura.
Su questo terreno molle, liquido, informe, la qualità della vita affonda lentamente, e nella giusta e a volte disperata aspirazione ad avere – ed essere – di più, ma senza mezzi idonei a farlo veramente, appunto carenti, c’è spazio per nuovi eccessi.
L’immaturità personale facilita infatti un meccanismo di coping fatto di scelte facili quanto imprudenti e dannose, come quella del puro egoismo, del rifiuto di responsabilità e dell’indifferenza, ma anche il passare ad altra fede religiosa o trovarsene di tipo non religioso – ad esempio politico – chiudendo il gruppo fra le mura di nuovi dogmi e dividendolo dal resto, a volte con un accresciuto senso di presunzione arrogante.
C’è poi chi non cambia, e non ne ha intenzione. Chi si ritiene ancora nel giusto in quanto cattolico, e per riflesso rigetta la secolarizzazione raddoppiando gli sforzi alla riconquista di uno status ormai giustamente perduto, dispiegando tattiche invasive e giustificandosi con quelle retoriche.
Esattamente come nel caso del crocifisso, le cui ‘ragioni’ per esporlo e imporlo sono così apertamente errate che solo all’interno di un sistema incapace di ragionare e sentire e osservare correttamente, per esplicito rifiuto a monte (i danni della fede cieca) possono essere sostenuti, vuoi con sincerità, vuoi per tattica.
Allora, il lavoro da fare a me pare doppio – più grande, e su due binari: la lotta per una laicità dello Stato reale e compiuta, accanto alla proposta di un arricchimento sociale – quindi interiore - capace di frutti diversi e migliori.
L’Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) è una realtà forte che lavora molto e molto bene sul primo binario, discretamente ma sempre meglio sul secondo. Dagli un’occhio, e avanti così, insieme!