Oggi sei stato/a all’Angelus? Bene. Ora leggi, cazzo, leggi!


Pubblicato in Religioni e sètte
20 Gennaio 2008
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Sì par­lo a te, che oggi sei stato/a tut­ta la mat­ti­na in piaz­za s. Pie­tro a Roma. O in piaz­za Duo­mo a Mila­no, davan­ti al maxi­scher­mo. Tu, che hai pas­sa­to ore in pie­di, fra can­ti, pre­ghie­re, stret­te di mano e slo­gan per la tol­le­ran­za. Tu che hai volu­to dire al San­to Padre «Dove­vi esser­ci, dove­va­no far­ti par­la­re! Ciò che ti han­no fat­to è sta­to ingiu­sto!». Tu che hai applau­di­to quan­do il Papa ha det­to «Andia­mo avan­ti in que­sto spi­ri­to di fra­ter­ni­tà e amo­re per liber­tà e veri­tà, e impe­gno comu­ne per una socie­tà fra­ter­na e tol­le­ran­te», per­ché ci cre­di vera­men­te.
Tu che sostie­ni la vera lai­ci­tà, la liber­tà di paro­la per tut­ti, la neces­si­tà di un fran­co dia­lo­go. Tu che sei con­tro la cen­su­ra, l’o­scu­ran­ti­smo, la pro­pa­gan­da, e con­tro la fazio­si­tà, la rigi­di­tà di pen­sie­ro, la durez­za di cuo­re. Sì, tu.

Tu che cre­di in tut­to que­sto, esat­ta­men­te per que­sto, ora dedi­ca 5 minu­ti – ma che dico, ne basta­no 3 – a leg­ge­re l’ar­ti­co­lo che segue. Fal­lo per l’o­biet­ti­vi­tà e coe­ren­za che ti appar­ten­go­no, per l’a­mo­re del­la veri­tà che pro­vi, per la rab­bia e l’in­di­gna­zio­ne che giu­sta­men­te que­ste cose ti susci­ta­no.

O fal­lo per me, per vede­re dove vado a para­re, o per­ché sai che meri­to un po’ di fidu­cia.

Ma leg­gi, caz­zo, leg­gi! (Scu­sa l’e­spres­sio­ne, è che mi sen­to così coin­vol­to anch’io..). Leg­gi. È la let­te­ra di un filo­so­fo al pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca, quin­di lo sti­le è serio e sobrio. 3 minu­ti, e for­se ne usci­rai raf­for­za­to nel­la tua opi­nio­ne, o for­se qual­che nuo­vo ele­men­to ti impor­rà di rive­der­la. A quel pun­to potrai sce­glie­re di far­lo o non far­lo, ma sono cer­to che – ti sem­bras­se il caso – non te ne man­che­rà il corag­gio.

Let­te­ra aper­ta al Pre­si­den­te Napo­li­ta­no”
Di Pao­lo Flo­res d’Ar­cais, pub­bli­ca­ta dome­ni­ca 20 gen­na­io su Libe­ra­zio­ne

Caro Pre­si­den­te, tem­po fa, doven­do scri­ver­ti per invi­tar­ti ad una ini­zia­ti­va di Micro­Me­ga, chie­si tra­mi­te il tuo addet­to stam­pa se dove­vo con­ti­nua­re ad usa­re il “tu” del­la con­sue­tu­di­ne pre­ce­den­te la tua ele­zio­ne, o se era più con­so­no che usas­si il “lei”, per rispet­to alla cari­ca isti­tu­zio­na­le. Poi­ché, tra­mi­te il tuo addet­to stam­pa, mi face­sti sape­re che pre­fe­ri­vi che con­ti­nuas­si a scri­ver­ti con il “tu”, è in que­sto modo che mi rivol­go a te in que­sta let­te­ra aper­ta, tan­to più che, essen­do una let­te­ra cri­ti­ca, mi sem­bre­reb­be ipo­cri­sia inzuc­che­ra­re la cri­ti­ca con la defe­ren­za del “lei”.

Il mio dis­sen­so, ma si trat­ta piut­to­sto di stu­po­re e di ama­rez­za, riguar­da la let­te­ra di scu­se che in qua­li­tà di Pre­si­den­te, dun­que di rap­pre­sen­tan­te del­l’u­ni­tà del­la nazio­ne, hai invia­to al Som­mo Pon­te­fi­ce per l’in­tol­le­ran­za di cui sareb­be sta­to vit­ti­ma. E’ veris­si­mo che di tale intol­le­ran­za, di una azio­ne che avreb­be addi­rit­tu­ra impe­di­to al Papa di par­la­re nel­l’au­la magna del­la Sapien­za, anzi per­fi­no di muo­ver­si libe­ra­men­te nel­la sua cit­tà, han­no vocia­to e scrit­to tut­ti i media, spes­so con toni paros­si­sti­ci.

Ma è altret­tan­to vero che di tali azio­ni non c’è trac­cia alcu­na nei fat­ti. La mode­sta veri­tà dei fat­ti è che il magni­fi­co ret­to­re (sen­za con­sul­ta­re pre­ven­ti­va­men­te il sena­to acca­de­mi­co, ma met­ten­do­lo di fron­te al fat­to com­piu­to, come rico­no­sciu­to dal­lo stes­so ex-portavoce del­la San­ta Sede Navarro-Vals in un arti­co­lo su Repub­bli­ca) ha invi­ta­to il Papa come ospi­te uni­co in occa­sio­ne del­l’i­nau­gu­ra­zio­ne del­l’an­no acca­de­mi­co (a cui par­te­ci­pa­no in nome del­la Repub­bli­ca ita­lia­na il mini­stro del­l’u­ni­ver­si­tà e il sin­da­co di Roma), e che, avu­ta­ne noti­zia dal­la agen­zia Apcom il pro­fes­sor Mar­cel­lo Cini (già dal­lo scor­so novem­bre) e alcu­ne deci­ne di suoi col­le­ghi (più di recen­te) han­no espres­so per let­te­ra al ret­to­re un loro civi­lis­si­mo dis­sen­so.

Quan­to agli stu­den­ti, nel­l’ap­pros­si­mar­si del­la visi­ta alcu­ni di loro han­no espres­so l’in­ten­zio­ne di mani­fe­sta­re in modo asso­lu­ta­men­te paci­fi­co un ana­lo­go dis­sen­so, nel­la for­ma di iro­ni­ci hap­pe­ning.

Il ret­to­re Gua­ri­ni ha comun­que rin­no­va­to al Papa l’in­vi­to, e tan­to il Pre­si­den­te del Con­si­glio Roma­no Pro­di quan­to il mini­stro degli Inter­ni Giu­lia­no Ama­to han­no espli­ci­ta­men­te esclu­so che si pro­fi­las­se il ben­ché mini­mo pro­ble­ma di ordi­ne pub­bli­co (mal­gra­do la cam­pa­gna allar­mi­sti­ca mon­ta­ta dal quo­ti­dia­no dei vesco­vi ita­lia­ni, “L’Av­ve­ni­re”, rispet­to a cui le dichia­ra­zio­ni di Pro­di e Ama­to suo­na­va­no espli­ci­ta smen­ti­ta). Nul­la, insom­ma, impe­di­va a Jose­ph Ratzin­ger di recar­si alla Sapien­za e pro­nun­cia­re nel­l’au­la magna la sua allo­cu­zio­ne.

Di pro­nun­cia­re, sia det­to en pas­sant e per amo­re di veri­tà, il suo mono­lo­go, visto che nes­sun altro ospi­te con­trad­dit­to­re o “discus­sant” era pre­vi­sto, e un mono­lo­go resta a tut­t’og­gi nel­la lin­gua ita­lia­na l’op­po­sto di un dia­lo­go, chec­chè ne abbia men­ti­to l’u­na­ni­me coro mediatico-politico (che di rifiu­to lai­ci­sta del dia­lo­go con­ti­nua a par­la­re), a meno di non rite­ne­re che tale oppo­si­zio­ne, pre­sen­te anco­ra in tut­ti i dizio­na­ri in uso nel­le scuo­le, sia il frut­to avve­le­na­to del già stig­ma­tiz­za­to com­plot­to lai­ci­sta.

Tut­to dun­que lascia­va pre­ve­de­re che la gior­na­ta si sareb­be svol­ta così: men­tre Bene­det­to XVI pro­nun­cia­va il suo mono­lo­go nel­l’au­la magna, tra il plau­so defe­ren­te dei pre­sen­ti (e in pri­mo luo­go del mini­stro Mus­si e del sin­da­co Vel­tro­ni), ad alcu­ne cen­ti­na­ia di metri di distan­za alcu­ni pro­fes­so­ri di fisi­ca avreb­be­ro tenu­to un dibat­ti­to sui rap­por­ti tra scien­za e fede espri­men­do opi­nio­ni deci­sa­men­te diver­se da quel­le del regnan­te Pon­te­fi­ce, e ad altret­tan­ta debi­ta distan­za qual­che cen­ti­na­io di stu­den­ti avreb­be innal­za­to car­tel­li di pro­te­sta e masche­re iro­ni­che. Iro­nia che può pia­ce­re o infa­sti­di­re, esat­ta­men­te come le vignet­te con­tro il pro­fe­ta Mao­met­to, ma che costi­tui­sce irri­nun­cia­bi­le con­qui­sta libe­ra­le.

Dove sta, in tut­to ciò, l’in­tol­le­ran­za? E addi­rit­tu­ra la pre­va­ri­ca­zio­ne con cui si sareb­be mes­so al Papa la mor­dac­chia (secon­do l’hap­pe­ning insce­na­to in aula magna dagli stu­den­ti di Comu­nio­ne e libe­ra­zio­ne)?

A me sem­bra che intol­le­ran­za – vera e anzi inau­di­ta – sareb­be sta­to vie­ta­re ad un grup­po di docen­ti di discu­te­re in ter­mi­ni sgra­di­ti ai dog­mi di San­ta Roma­na Chie­sa, e ad un grup­po di stu­den­ti di mani­fe­sta­re paci­fi­ca­men­te le loro opi­nio­ni, ancor­ché in for­me sati­ri­ca­men­te irri­den­ti. Se anzi di tali divie­ti si fos­se solo fat­to accen­no da par­te di qual­che auto­ri­tà, cre­do che un nume­ro altis­si­mo di cit­ta­di­ni si sareb­be sen­ti­to in dove­re di rivol­ger­si a te qua­le custo­de del­la Costi­tu­zio­ne, con toni di ango­scia­ta pre­oc­cu­pa­zio­ne per liber­tà fon­da­men­ta­li mes­se così pla­teal­men­te a repen­ta­glio. Ma, per for­tu­na (del­la nostra demo­cra­zia), nes­sun accen­no del gene­re è sta­to fat­to.

Il Som­mo Pon­te­fi­ce non era di fron­te ad alcun impe­di­men­to, dun­que. Ha scel­to di non par­te­ci­pa­re per­ché evi­den­te­men­te non tol­le­ra­va che, pur aven­do garan­zia di poter pro­nun­cia­re qua­le ospi­te uni­co il suo mono­lo­go in aula magna, nel resto del­la cit­tà uni­ver­si­ta­ria fos­se­ro con­sen­ti­te voci di dis­sen­so, anzi­ché risuo­na­re un plau­so una­ni­me.

Non è, que­sta, una mia male­vo­la inter­pre­ta­zio­ne, visto che sono pro­prio gli ambien­ti vati­ca­ni ad aver rife­ri­to che il Papa pre­fe­ri­va rinun­cia­re a recar­si in visi­ta pres­so una “fami­glia divi­sa” (cioè il mon­do acca­de­mi­co e stu­den­te­sco del­la Uni­ver­si­tas stu­dio­rum, la cui quin­tes­sen­za isti­tu­zio­na­le è però pro­prio il plu­ra­li­smo del­le opi­nio­ni). Ma pre­ten­de­re qua­le con­di­tio sine qua non per la pro­pria par­te­ci­pa­zio­ne un plau­so una­ni­me non mi sem­bra indi­ce di pro­pen­sio­ne al dia­lo­go ben­sì, piut­to­sto, di voca­zio­ne tota­li­ta­ria.

Non vedo dun­que per qua­le ragio­ne tu abbia rite­nu­to indi­spen­sa­bi­le, a nome di tut­ta la nazio­ne di cui rap­pre­sen­ti l’u­ni­tà, por­ge­re al Papa quel­le solen­ni scu­se. Che ovvia­men­te, data la tua auto­ri­tà, han­no fat­to il giro del mon­do. Se c’è qual­cu­no che ave­va dirit­to a del­le scu­se, sem­mai, è il grup­po di illu­stri docen­ti, tut­ti nomi di rico­no­sciu­ta sta­tu­ra inter­na­zio­na­le nel mon­do scien­ti­fi­co, e che ten­go­no alto il pre­sti­gio ita­lia­no nel mon­do, a con­trap­pe­so del­l’im­ma­gi­ne di “mon­dez­za” e poli­ti­ca cor­rot­ta ormai pre­va­len­te all’e­ste­ro per quan­to riguar­da il nostro pae­se. Que­sti stu­dio­si sono sta­ti infat­ti accu­sa­ti di fat­ti mai avve­nu­ti, e inso­len­ti­ti con tut­te le ingiu­rie pos­si­bi­li (“cre­ti­ni” è sta­to il ter­mi­ne più gen­ti­le usa­to dai mae­stri di tol­le­ran­za [Cac­cia­ri, ndD] che si sono sca­glia­ti con­tro il dirit­to di cri­ti­ca di que­sti stu­dio­si).

Né si può pas­sa­re sot­to silen­zio il con­te­sto in cui il mono­lo­go di Bene­det­to XVI si sareb­be svol­to, con­te­sto carat­te­riz­za­to da due aggres­si­ve cam­pa­gne sca­te­na­te dal­le sue gerar­chie cat­to­li­che. Tra­scu­ria­mo pure la pri­ma, cioè i rin­no­va­ti e siste­ma­ti­ci attac­chi al cuo­re del­la scien­za con­tem­po­ra­nea, l’e­vo­lu­zio­ni­smo dar­wi­nia­no (bol­la­to di “scien­ti­fi­ci­tà non pro­va­ta” da un recen­te volu­me ratzin­ge­ria­no usci­to in Ger­ma­nia), ben­ché il rifiu­to del­la scien­za non sia cosa irri­le­van­te per chi dovreb­be apri­re l’an­no acca­de­mi­co del­la più impor­tan­te uni­ver­si­tà del pae­se.

Infi­ni­ta­men­te più gra­ve mi sem­bra la secon­da, la qua­li­fi­ca di assas­si­ne sca­glia­ta dal Papa e dal­le sue gerar­chie, in un cre­scen­do di vee­men­za e fana­ti­smo, con­tro le don­ne che dolo­ro­sa­men­te abbia­no scel­to di abor­ti­re. Que­sto sì dovreb­be risul­ta­re intol­le­ra­bi­le. Se un grup­po di scien­zia­ti accu­sas­se Papa Ratzin­ger, o solo anche il car­di­nal Rui­ni, il car­di­nal Ber­to­ne, il car­di­nal Bagna­sco, di esse­re degli assas­si­ni, altro che let­te­re di scu­se!

E per­ché mai, inve­ce, cia­scu­no di loro può con­sen­tir­si di calun­nia­re come assas­si­na, nel silen­zio com­pli­ce dei media e del­le isti­tu­zio­ni, ogni don­na che abbia deci­so di uti­liz­za­re una leg­ge del­lo Sta­to con­fer­ma­ta da un refe­ren­dum popo­la­re?

Se voglio­no rivol­ger­si alle don­ne del loro greg­ge ricor­dan­do che l’a­bor­to, anche un gior­no dopo il con­ce­pi­men­to, è un pec­ca­to mor­ta­le, e che quin­di andran­no all’in­fer­no, fac­cia­no pure, pro­prio in base a quel “libe­ra Chie­sa in libe­ro Sta­to” che il Risor­gi­men­to libe­ra­le e mode­ra­to di Cavour ci ha lascia­to in ere­di­tà. Ma dif­fa­ma­re come assas­si­ne cit­ta­di­ne ita­lia­ne che nes­sun rea­to han­no com­mes­so è una enor­mi­tà che non può esse­re pas­sa­ta sot­to silen­zio, e non sono cer­to il solo ad esser­mi doman­da­to con ama­rez­za per­ché, in quan­to custo­de del­l’u­ni­tà del­la nazio­ne e dun­que anche del­le sue radi­ci risor­gi­men­ta­li, tu non abbia fat­to risuo­na­re la pro­te­sta del­lo Sta­to repub­bli­ca­no.

La canea di accu­se e di men­zo­gne di que­sti gior­ni mi ha por­ta­to irre­si­sti­bil­men­te alla memo­ria una pic­co­la espe­rien­za di oltre qua­ran­t’an­ni fa, nel 1966, quan­do – gio­va­ne uni­ver­si­ta­rio iscrit­to al Par­ti­to comu­ni­sta da meno di tre anni – vis­si incre­du­lo l’e­spe­rien­za di un con­gres­so (l’XI, se non ricor­do male) di un Par­ti­to che si van­ta­va di esse­re sostan­zial­men­te più libe­ro e demo­cra­ti­co degli altri (per que­sto, del resto, vi ero entra­to, come milio­ni di ita­lia­ni), in cui Pie­tro Ingrao, per aver mode­ra­tis­si­ma­men­te avan­za­to l’i­dea di un “dirit­to al dis­sen­so” fu inve­sti­to da una eson­da­zio­ne di cri­ti­che e vitu­pe­ri, com­pre­sa l’ac­cu­sa di esse­re pro­prio lui un intol­le­ran­te!

Con una dif­fe­ren­za sostan­zia­le e pre­oc­cu­pan­te: che allo­ra tale capo­vol­gi­men­to del­la real­tà, ver­sio­ne soft ma non indo­lo­re del­l’in­cu­bo orwel­lia­no, riguar­da­va solo un par­ti­to. Oggi inve­ste l’in­te­ro pae­se, la sua inte­ra clas­se poli­ti­ca, la qua­si tota­li­tà dei suoi mass-media.

Ecco per­ché spe­ro che tu voglia pre­sta­re atten­zio­ne anche all’an­go­scia­ta pre­oc­cu­pa­zio­ne di quei seg­men­ti lai­ci (o lai­ci­sti, come pre­fe­ri­sce la pole­mi­ca cor­ren­te) del pae­se, non so se mag­gio­ri­ta­ri o mino­ri­ta­ri (ma la demo­cra­zia libe­ra­le, a cui ci hai più vol­te richia­ma­to, è garan­zia di paro­la e ascol­to anche per il dis­sen­so più spa­ru­to, fino al sin­go­lo dis­si­den­te), che ormai ven­go­no emar­gi­na­ti o addi­rit­tu­ra can­cel­la­ti dal­la tele­vi­sio­ne, cioè dal­lo stru­men­to domi­nan­te del­l’in­for­ma­zio­ne, e il cui dirit­to alla liber­tà d’o­pi­nio­ne vie­ne di con­se­guen­za vani­fi­ca­to, men­tre ogni tesi oscu­ran­ti­sta può dila­ga­re e spa­dro­neg­gia­re. Con sti­ma, con spe­ran­za, con affet­to, cre­di­mi, tuo Pao­lo Flo­res d’Ar­cais.