Umanesimo ateo e indottrinamento ideologico. Trova le differenze.


Pubblicato in Ateismo e Umanesimo
16 Febbraio 2015
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Un uten­te del forum del­l’Uaar – cre­den­te di otti­ma com­pa­gnia, libe­ro pen­sa­to­re e giu­sta­men­te refrat­ta­rio agli ecces­si del­la fede cie­ca – mi con­ce­de l’oc­ca­sio­ne di spie­ga­re come la pen­so sul modo in cui va pro­po­sto l’U­ma­ne­si­mo ateo. Coe­ren­te­men­te, rispon­do io.

Ecco lo scam­bio:

manifesto ideologico

Mani­fe­sto sì, ideo­lo­gi­co no.
So che que­sto per te è un prin­ci­pio pri­mo e ho sem­pre pen­sa­to che sareb­be sta­ta una bel­la discus­sio­ne. :wink: 
Direi intan­to che il mio pun­to di vista, come scri­vo altro­ve, è:

Quan­do si vuo­le comu­ni­ca­re un’dea impor­tan­te, in par­ti­co­la­re se riguar­da temi come que­sti, il rischio che si usi­no meto­di scor­ret­ti, che ci sia­no sco­pi non det­ti, par­ti inu­ti­li, reci­te indi­vi­dua­li o vel­lei­tà di asso­lu­ti è sem­pre mol­to alto. Lo scet­ti­ci­smo è legit­ti­mo, e le nostre anten­ni­ne fan­no bene a vibra­re.
La rispo­sta è che l’Umanesimo ateo riget­ta l’idea stes­sa di indot­tri­na­men­to e di dog­ma, e rea­li­sti­ca­men­te dovre­mo esse­re sem­pre vigi­li per non cade­re, come per­so­ne, in que­sto erro­re.
A noi di star­ne lon­ta­ni, di ope­ra­re alla luce del sole, di fare auto­cri­ti­ca e lascia­re aper­te le mani…
(…)
Ora: par­lar­ne a tut­ti i livel­li sen­za fini di lucro o di domi­nio, sen­si­bi­liz­za­re ma non inva­de­re, inse­gna­re i fon­da­men­ti di logi­ca e comu­ni­ca­zio­ne, evi­tan­do­ne i truc­chi a nostra vol­ta… favo­ri­re la cri­ti­ca auto­no­ma e il dia­lo­go, appas­sio­na­ti, sì, ma entro una let­tu­ra one­sta e atten­ta del­la real­tà… difen­de­re la liber­tà di tut­ti da ogni volon­tà di con­trol­lo, omo­lo­ga­zio­ne e sfrut­ta­men­to; allar­ga­re gli oriz­zon­ti del­le pos­si­bi­li­tà uma­ne; cer­ca­re insie­me vie nuo­ve, non­vio­len­te ed effi­ca­ci, a vec­chi pro­ble­mi… offri­re un approc­cio posi­ti­vo alla vita, che favo­ri­sca – e impli­chi! – il pie­no benes­se­re e la rea­liz­za­zio­ne di ognu­no secon­do le pro­prie aspi­ra­zio­ni – limi­ta­ta sol­tan­to dal sen­so di respon­sa­bi­li­tà per­so­na­le ver­so sé e il mon­do… e par­te­ci­pa­re alla tra­sfor­ma­zio­ne dei model­li di con­vi­ven­za, basa­ti sta­vol­ta su media­zio­ne e rispet­to e non su auto­ri­tà e for­za… tut­to que­sto non è – e non va con­fu­so col – peg­gior pro­se­li­ti­smo e la fred­da fazio­sa pro­pa­gan­da di stam­po reli­gio­so e poli­ti­co.
Come si vede ne è l’opposto, tan­to per con­te­nu­ti che per i modi, e anzi pro­prio per prin­ci­pio. Se così non fos­se, sva­ni­reb­be l’essenza stes­sa di ciò che abbia­mo chia­ma­to Uma­ne­si­mo”. (PMUA)

 demolizione annunciazione persuasione

Cer­ta­men­te, veris­si­mo.
Non si può evi­ta­re.
O meglio, sì può: basta non inse­gna­re nien­te a nes­su­no, lascia­re che cia­scu­no appren­da quel­lo che vuo­le, se vuo­le, e secon­do le sue capa­ci­tà, le qua­li nem­me­no saran­no sta­te alle­va­te inten­zio­nal­men­te, per­ciò quel­lo che sarà sarà. Il caos.
No?
Nes­su­na rego­la, nes­sun meto­do, ci aste­nia­mo dal­l’in­se­gnar­li per non influen­za­re nes­su­no. Vale tut­to, per­ché cia­scu­na opi­nio­ne e azio­ne han­no lo stes­so peso fra loro.
Brrrr. No, non lo vedo posi­ti­vo.
Tor­no allo­ra alla per­sua­sio­ne, ma come?

Per me il discri­mi­nan­te è pro­prio la defi­ni­zio­ne, o meglio il tipo, l’es­sen­za del­l’ap­proc­cio comunicativo/persuasivo/educativo.
Non è vero, a mio avvi­so, che per­sua­sio­ne è per­sua­sio­ne, che tut­to sareb­be pro­pa­gan­da, che tut­to sareb­be coer­ci­zio­ne. C’è modo e modo di inse­gna­re, e c’è prin­cì­pio e prin­cì­pio da inse­gna­re e anche idea­le e idea­le in base a cui far­lo.
Per dire: indot­tri­na­re alla fede (qual­sia­si: reli­gio­sa, poli­ti­ca) esclu­den­do a prio­ri alter­na­ti­ve e veri­fi­che è un con­to, inse­gna­re il valo­re del rispet­to rispet­tan­do e del libe­ro pen­sie­ro lascian­do libe­ri è tut­t’al­tro.
Ti pare?
Entram­bi ten­do­no a per­sua­de­re, a dare una dire­zio­ne, ma la ‘for­za’ impie­ga­ta è del tut­to diver­sa, lo sco­po fina­le e l’in­te­res­se del­l’in­se­gnan­te die­tro ad essa anche.

rispetto contraddizione
laicita utopia indottrinamento

Giusto,‘demolizione’ è una brut­ta paro­la e avrei dovu­to spe­ci­fi­ca­re meglio.
A mio avvi­so ci sono cose che pos­so­no esse­re lascia­te fare, e il cre­de­re è una di que­ste.
Ci sono altre cose che inve­ce vor­rei veder scom­pa­ri­re: ad esem­pio la vio­len­za fisi­ca e psi­co­lo­gi­ca, l’u­so mal­de­stro del­la ragio­ne, cer­te idee che (tro­vo) pro­fon­da­men­te ingiu­ste e pro­ble­ma­ti­che in sé, come l’an­te­por­re il vole­re di un dio all’em­pa­tia e al rispet­to, l’i­dea di un infer­no o di un pec­ca­to ori­gi­na­le.
Que­sta sì, è man­can­za di rispet­to.

Sia­mo (sono) tenu­to a rispet­ta­re tali idee e com­por­ta­men­ti? No.
Sareb­be un van­tag­gio non ave­re più a che fare con que­ste cose (ideal­men­te, nel­la pra­ti­ca: aver­ci a che fare mol­to meno)? Riten­go di sì.
Il ter­mi­ne ‘demo­li­re’ allo­ra tor­na uti­le, lad­do­ve, come det­to (ma è giu­sto ripe­ter­lo, che dev’es­se­re mol­to chia­ro): “l’Umanesimo ateo riget­ta l’idea stes­sa di indot­tri­na­men­to e di dog­ma, e rea­li­sti­ca­men­te dovre­mo esse­re sem­pre vigi­li per non cade­re, come per­so­ne, in que­sto erro­re.
(…)
Ora: (…) par­te­ci­pa­re alla tra­sfor­ma­zio­ne dei model­li di con­vi­ven­za, basa­ti sta­vol­ta su media­zio­ne e rispet­to e non su auto­ri­tà e for­za… tut­to que­sto non è – e non va con­fu­so col – peg­gior pro­se­li­ti­smo e la fred­da fazio­sa pro­pa­gan­da di stam­po reli­gio­so e poli­ti­co.
Come si vede ne è l’opposto, tan­to per con­te­nu­ti che per i modi, e anzi pro­prio per prin­ci­pio. Se così non fos­se, sva­ni­reb­be l’essenza stes­sa di ciò che abbia­mo chia­ma­to Uma­ne­si­mo”.

Per­ciò, per par­te mia: scre­ma­ti via – d’ac­cor­do con te – gli indot­tri­na­men­ti for­za­ti, gli ‘atei ideo­lo­giz­za­ti’ e le ‘uto­pie anar­chi­che’, resta l’op­po­si­zio­ne – coe­ren­te – a ciò che non è rispet­to e ugua­glian­za, fer­mi restan­do l’o­biet­ti­vi­tà e la refor­ma­bi­li­tà del giu­di­zio su cosa lo sia.

Con que­ste pre­mes­se – e solo se pre­sen­ti – io con l’op­po­si­zio­ne, la cri­ti­ca e il ‘così non si fa’ non ho pro­ble­mi. Lai­ci­tà, dici, e per me non basta que­sto nel­l’ot­ti­ca di un miglio­ra­men­to socia­le, se il pro­ble­ma di fon­do rima­ne.
Miglio­ra­men­to socia­le? I van­tag­gi mi par­reb­be­ro evi­den­ti, il meto­do pre­vi­sto del tut­to eti­co e i prin­cì­pi (del­l’u­ma­ne­si­mo) un siste­ma di limi­te e auto-regolazione neces­sa­rio e suf­fi­cien­te.

Hai let­to il Mani­fe­sto cui fac­cio rife­ri­men­to?
Riten­go di aver descrit­to bene, lì, i van­tag­gi di una pos­si­bi­le socie­tà impron­ta­ta all’u­ma­ne­si­mo. È rivol­ta ai non cre­den­ti e quin­di gli dèi vi sono esclu­si, ma tu leg­gi­lo, se vuoi, da cre­den­te, che una scel­ta di fede auto­no­ma e pen­sa­ta (come la tua) non vi è nega­ta. Anzi, appun­to, si voglio­no por­re le basi per­ché pos­sa esser­lo sem­pre.