Si parlava del dialogo fra credenti e non credenti. Dopo questo scambio, in cui uno sosteneva l’importanza di confrontarsi sulle credenze, sulle idee personali a monte delle azioni, e per l’altro era soltanto fondamentale il dibattito sull’espressione pratica – etica – di quelle idee, ho lasciato la mia opinione. Così:
Secondo me,
niente processi alle persone, ma il confronto non può essere solo sulle questioni pratiche/etiche. Non in via di principio, perché il confronto è confronto.
No perché è troppo comodo, per entrambi i gruppi, ‘scampare’ così ad eventuali critiche ben argomentate (fermo restando che non c’è obbligo di cambiare idea per nessuno, né questo si pretende).
No perché le questioni pratiche – ed etiche in particolare – *derivano e dipendono* da quelle teoriche e concettuali, inevitabilmente parte del discorso.
E no perché è la stessa cosa: sulle questioni pratiche saremo lo stesso in disaccordo, e se così fosse che facciamo, smettiamo di parlare pure di questo?
Il confrontarsi andrebbe fatto sempre con l’intento di ‘abbattere le barriere mentali e unire la gente’, o sarebbe solo un passatempo leggero e/o un attaccarsi a vicenda.
Ma questo non vuol dire che A) non ci possano essere disaccordi e anche scontri, costruttivamente B) non ci siano posizioni effettivamente più deboli di altre.
Detto questo, l’idea di discutere e – magari – di convergere su certi temi etici è ottima. Di per sé un argomento che potremmo affrontare, visto che a mio parere, da ateo umanista, su certe cose ‘di base’ sarebbe proprio bene trovarsi d’accordo.