Quell’ateo sconosciuto


Pubblicato in Lettere ai direttori
16 Ottobre 2013
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Sin­tesi del­l’ar­ti­co­lo pre­ce­den­te, invia­ta oggi ai mag­giori quo­ti­diani.

 Caro Diret­to­re,
la pub­bli­ci­tà del­l’Uaar – “10 milio­ni di ita­lia­ni vivo­no bene sen­za [la D in ‘Dio’]” – sul set­ti­ma­na­le de l’U­ni­tà vie­ne inter­cet­ta­ta dal Enri­co Pre­zio­si, depu­ta­to Pd e cat­to­li­co, che ne fa pron­to una cri­ti­ca sul quo­ti­dia­no. Gli rispon­de lo stes­so Diret­to­re Clau­dio Sar­do, anch’e­gli cat­to­li­co e aper­ta­men­te d’ac­cor­do. Come ateo vor­rei entra­re entra­re nel meri­to.
La defi­ni­zio­ne di atei­smo “come nega­zio­ne non solo di un dio tra­scen­den­te ma di qual­sia­si carat­te­re reli­gio­so e sacro del­la vita” è sba­glia­ta.
Pre­mes­sa di una scel­ta cre­du­ta intrin­se­ca­men­te cat­ti­va, che gli atei non abbia­no nul­la di sacro nel­la vita è sem­pli­ce­men­te fal­so. In real­tà come tut­ti, essi han­no una loro filo­so­fia di vita, sic­ché di pochi si può dire che sia­no bru­ti e indif­fe­ren­ti come li vor­reb­be­ro Sar­do e Pre­zio­si, men­tre mol­ti di quei 10 milio­ni bene si com­por­ta­no in socie­tà alme­no quan­to gli omo­lo­ghi cre­den­ti, e sen­za esser­vi giun­ti per dog­ma o obbe­dien­za. Allo stes­so modo, essi non nega­no un dio che sia evi­den­te quan­to quei valo­ri, ma uno del qua­le non vi è pro­va, e non quel­lo cat­to­li­co più degli altri.
Que­sto è il sen­so di quel­l’io sen­za D, e di quel loro vive­re bene ugual­men­te.
Par­lar­ne, sia pure in sin­te­si pub­bli­ci­ta­ria, è legit­ti­ma espres­sio­ne del sen­ti­re di mol­ti. È com­pren­si­bi­le che ven­ga con­si­de­ra­to in sen­so “anti­tei­sti­co” sem­pli­ce­men­te l’at­to di mostra­re che esi­ste un’al­ter­na­ti­va di vita, ma che essa non deb­ba tro­va­re posto su un gior­na­le qual­sia­si e che la si dipin­ga pri­va e al di fuo­ri di cul­tu­ra demo­cra­ti­ca è inac­cet­ta­bi­le.
Capi­re le ragio­ni di que­sti nuo­vi non cre­den­ti sareb­be più faci­le, per la veri­tà, se essi rap­pre­sen­tas­se­ro con un’i­dea posi­ti­va i loro più alti valo­ri comu­ni. In Ita­lia appa­re sol­tan­to fra le righe, ma nel mon­do ha già un nome pre­ci­so: uma­ne­si­mo ateo.

La sua opi­nio­ne?