Pubblico un pezzo inviatomi da Ugo Cortesi. Il delicato argomento è quello della giustizia in Italia, di cui le intercettazioni non sono che un tassello: a piccoli passi si vuole riformare la giustizia – di più, il ‘senso di giustizia’ – e sta a noi italiani verificare che sia davvero per il meglio, e solo per il meglio!
Manteniamoci svegli, attivi, coscienti e critici! La posta in gioco per tutti è altissima.
Intercettazioni: SI grazie
E’ in dirittura d’arrivo l’approvazione del decreto “mai più intercettati” che andrà in aula probabilmente il prossimo 21 gennaio. La stampa, anche quella di sinistra, non parla dell’argomento come se fosse un qualcosa di secondo ordine. Forse perché anche qualcuno a sinistra ne potrebbe trarre qualche beneficio e quindi preferisce giocare al “vai avanti te che mi scappa da ridere”. Non so se vi sia la possibilità nel momento della sua approvazione di chiedere la votazione nominativa. Sarebbe molto interessante conoscere i nomi dei favorevoli e dei contrari, ma vedrete che ciò non avverrà, forse il contrario sì, perché potrebbe esserci qualcuno che pur sbraitando contro, nel segreto dell’urna vota a favore. Non voglio fare nessun processo alle intenzioni, ma vedrete che non mi sbaglio. La nuova legge sulle intercettazioni (che qualcuno addirittura chiama riforma) dovrebbe prevedere il divieto di controllare potenziali ipotesi di reato la cui pena non superi i 10 anni di reclusione.
Divieto di controllare non vuol dire divieto di utilizzare, che sarebbe tutta un’altra cosa. Sono però curioso di leggere il testo della legge per vedere in che modo e chi sarà colui che deve decidere se una certa fattispecie comporti una pena superiore o meno ai 10 anni. Faccio un piccolo esempio, ma ce ne potrebbero essere decine. Il reato di estorsione comporta una pena che va dai 5 ai 10 anni e quindi per detto reato non è prevista l’intercettazione. Se io faccio una segnalazione o una denuncia alle competenti autorità, dicendo che Tizio e Caio, velatamente minacciandomi, mi hanno chiesto dei soldi, oppure (per sdrammatizzare) il cappuccino e brioche pagati tutte le mattine, gli stessi non sono soggetti ad intercettazione e quindi possono liberamente parlare fra di loro, telefonare a me o ad altri con lo stesso scopo, in pratica fare quello che meglio gli pare. Tizio e Caio, come molti altri Tizi e Cai, non hanno nulla da perdere e decidono, al bar o per telefono, che se la vittima non paga, non solo gli faranno saltare l’automobile, ma gli daranno anche due coltellate. Il reato di omicidio prevede una pena superiore ai dieci anni e fino all’ergastolo. Quindi come fa un giudice a stabilire a priori se nell’ipotesi di reato da intercettare ci possa essere altro reato connesso che comporti una pena superiore ai dieci anni? Sono io che mi scappa qualcosa, o è quel qualcosa che non quadra?
Comunque fra i tanti reati che comportano una pena inferiore o fino a 10 anni ci sono anche: l’abuso di informazioni privilegiate, il falso in atto pubblico, l’estorsione come già detto, le lesioni personali gravi, il sequestro di persona, la rapina semplice, l’usura, l’associazione a delinquere, la bancarotta fraudolenta, ed altri. Poi ci pensate ai vari truffatori e ai clonatori di carte di credito che trovano la via sempre più libera. Anche il “mai più intercettati” è uno dei casi che mette forti dubbi sulla “culla del diritto”. Mi sembra che da un po’ di tempo si remi a rovescio e il nostro diritto, più che diritto sta diventando storto.
Fatevi coraggio perché il peggio deve ancora venire.
Un cordiale saluto.
Ugo Cortesi