“Promosse l’ateismo”? Ammettiamolo: e allora? Qual è il problema?
Si può essere brave persone da atei, quanto cattive da credenti, ed episodi come questo ne sono la prova. Semplicemente ‘credere in dio’ non significa nulla, se poi – anzi prima – non si sostengono i diritti civili. È su questo che si giocano i rapporti umani e la pace, perché solo questo consente equilibrio e reciprocità.
In un mondo in cui ogni credente fosse pronto a imporsi con la forza su chi non la pensa come lui – ateo o d’altro credo – staremmo davvero bene?
Credere di fare ‘il volere di dio’ è troppo facile e troppo comodo: qualsiasi follia è perdonata.
“Nel 2013 è stato tra i curatori della mostra Rhizoma alla Biennale di Venezia. È stato arrestato nel gennaio del 2014 e nel maggio dello stesso anno è stato condannato a quattro anni di prigione e 800 frustate da un tribunale di Abha, nel sudovest dell’Arabia Saudita. Dopo che il suo primo ricorso è stato respinto, una nuova corte lo ha condannato a morte.
È accusato di aver promosso l’ateismo con i suoi testi inclusi nell’antologia poetica “Instructions within” (2008), di aver avuto relazioni illecite, di aver mancato di rispetto al profeta Maometto e di aver minacciato la moralità saudita. Fayadh, 35 anni, è rappresentante dell’organizzazione di artisti britannico-saudita Edge of Arabia”.