La buona notizia è che qualcosina si muove. La cattiva è che si muove solo qualcosina.
Papa Francesco ha, o almeno annuncia, buonissime intenzioni contro la piaga marcia della pedofilia nel clero. Quanto poi *faccia* effettivamente è sempre troppo poco, malgrado i titoloni sui giornali ad ogni suo sospiro.
In questo caso, la notiziona è che: “La decisione di Francesco (…) è in sintonia con l’intenzione espressa più volte (…) di estirpare la pedofilia dalle parrocchie, dagli oratori, dalle scuole e dai seminari cattolici di tutto il pianeta. Quanto però questa mossa potrà rivelarsi efficace (o «rivoluzionaria») è difficile dirlo oggi.
In quanto l’obbligo per il vescovo di dare seguito a una denuncia non va inteso come obbligo di denunciare e collaborare con le autorità civili, ma solo di informare la Cdf riguardo eventuali situazioni critiche. Cosa che peraltro era già prevista, solo che in Vaticano mancava un organo giudicante ad hoc per i vescovi.
Quindi solo accidentalmente un prelato che si dovesse rendere complice di un sacerdote pedofilo, evitando di segnalarlo alle autorità preposte, finirebbe sotto la lente della magistratura”.
Ecco, quindi. La novità è un organo ad hoc per i vescovi per fare una cosa che si poteva già fare, e tutto resta pur sempre fra le mura di casa. La colpa, l’indagine e – ovviamente – anche la condanna, che non prevede un solo giorno di galera (una cosa così terribilmente laica!). Notiziona.
Perché, dico io, quando si tratta di prendere di petto un problema serio, non si fanno quelle due o tre cose veramente necessarie? Cazzo, sei il papa no? Li vogliamo identificare e mettere in galera, questi santissimi stupratori di bambini e chi li copre? A France’, la rivoluzione non è un titolo su un giornale.
Le INTENZIONI sono sempre buone (e sempre FACILI). I FATTI mancano però, come la TRASPARENZA. Impariamo a distinguere gli annunci pubblicitari dagli effettivi cambiamenti, e dalla qualità di questi cambiamenti. Daje!