Costituzione, prossimo referendum: le ragioni del mio NO.


Pubblicato in Politica ed economia
27 Novembre 2016
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L’I­ta­lia ha pro­ble­mi che *que­sta* modi­fi­ca alla Costi­tu­zio­ne *non* affron­ta e non risol­ve, sic­ché non si capi­sce tan­ta pas­sio­ne nel pun­tar­ci sopra.

Una rifor­ma non si fa tan­to per rifor­ma­re, per non ‘resta­re immo­bi­li’, né per far fin­ta di non resta­re immo­bi­li. Una rifor­ma si fa se è uti­le, dove è uti­le. Spe­cie se alla nostra Costi­tu­zio­ne.

Si supe­ra il bica­me­ra­li­smo per­fet­to? Sì, ma non il bica­me­ra­li­smo.
Il sena­to rima­ne, non più elet­to dai cit­ta­di­ni ma dai par­ti­ti, com­po­sto da sin­da­ci e con­si­glie­ri regio­na­li che diven­ta­no part-time, godran­no d’im­mu­ni­tà e rim­bor­si spe­se.
Si abbat­to­no i costi del­la poli­ti­ca? Di pochis­si­mo.
Nono­stan­te gli annun­ci pub­bli­ci­ta­ri di gover­no e soste­ni­to­ri del sì, il sena­to coste­rà solo 1/5 in meno, lo dice la stes­sa Ragio­ne­ria di Sta­to. E il rispar­mio sul­le pro­vin­ce era già pre­vi­sto nel­la leg­ge Del­rio 2014 (e mai otte­nu­to). Una rifor­ma sui costi del­la poli­ti­ca pote­va (e dove­va) esse­re pen­sa­ta mol­to meglio, per­ché gli spre­chi gra­vi sono tan­ti e non è cor­ret­to far­si van­to di aver fat­to poco se il mol­to era avvi­ci­na­bi­le.
Il CNEL, ente inu­ti­le, vie­ne eli­mi­na­to? Cer­to, ma non è spie­ga­to in che modo si inten­de sosti­tuir­ne le fun­zio­ni. Su quan­to in effet­ti si rispar­mie­rà non c’è nien­te di scrit­to. E resta­no cen­ti­na­ia di enti inu­ti­li che dovreb­be­ro – e pote­va­no già – esse­re eli­mi­na­ti: tan­ta fan­fa­ra per uno è solo spet­ta­co­lo.
Leg­gi più rapi­de? La media non dice che sono len­te, è inve­ce la loro qua­li­tà, nume­ro e attua­zio­ne il pro­ble­ma, che resta inaf­fron­ta­to.
Velo­ciz­za­re l’ap­pro­va­zio­ne può diven­ta­re super­fi­cia­li­tà, le com­pe­ten­ze solo in par­te divi­se potran­no crea­re comun­que con­fu­sio­ne e ral­len­ta­men­ti, e il rischio di ‘fare come vuo­le il capo’ è una even­tua­li­tà che si ren­de più vici­na, anche per­ché scom­pa­re il con­trap­pe­so del­la secon­da came­ra e la attua­le leg­ge elet­to­ra­le (vota­ta con la fidu­cia e che già si vuo­le rifa­re) pri­vi­le­gia la gover­na­bi­li­tà sul­la rap­pre­sen­ta­ti­vi­tà. Ma entram­be con­ta­no!
Tito­lo V, rap­por­ti più chia­ri con le auto­no­mie loca­li? Sarà da vede­re:
alcu­ne com­pe­ten­ze tor­na­no al gover­no, altre resta­no, c’è trop­po spa­zio per nuo­vi con­ten­zio­si e Ren­zi lo ammet­te, ma ci infor­ma che è ‘comun­que un pas­so avan­ti’. Però. È serio met­te­re mano alla Costi­tu­zio­ne in que­sto modo?
Mag­gio­re par­te­ci­pa­zio­ne dei cit­ta­di­ni? Come, aven­do­gli tol­to pote­re elet­ti­vo sul sena­to, tri­pli­ca­to il nume­ro di fir­me neces­sa­rie alla pro­po­sta di leg­gi di ini­zi­ti­va popo­la­re, e abbas­sa­to il quo­rum ma solo per i pochi refe­ren­dum da più di 800mila fir­me? Poi si crea­no due altri tipi di refe­ren­dum, buo­no, ma al soli­to ci si mischia il peg­gio.
Limi­ta­re i popu­li­smi? Un bel modo di far­lo, quan­do si sban­die­ra la rifor­ma pro­prio par­lan­do alla pan­cia e non alla testa del­la gen­te, for­mu­lan­do un que­si­to che è un’il­lu­so­rio spot per il sì in sé stes­so, riu­nen­do volu­ta­men­te in un solo ‘sì o no’ più cose di diver­sa impor­tan­za, pun­tan­do al sì per ragio­ni come ‘non ho capi­to ma mi fido’, il ‘mi inte­res­sa A (però così intan­to pas­sa pure B)’, il ‘hai visto, si rispar­mia un sac­co­ne!’, e il reto­ri­co e fasul­lo ‘chi vota no è per il vec­chio e per la casta’. Il popu­li­smo è male se lo fan­no gli altri, evi­den­te­men­te.

No, una rifor­ma alla Costi­tu­zio­ne (1/3 di essa!) non si fa così e non si sostie­ne così.

I risul­ta­ti di que­sto gover­no baste­reb­be­ro per man­dar­lo a casa, non altro.
Que­sto pun­ta­re sul­la Costi­tu­zio­ne lo capi­sco poco, se non come pre­te­sto per – una vol­ta anco­ra – NON FARE. Non fare il neces­sa­rio. Per­der­si in caz­za­te mino­ri, per­de­re tem­po. Peg­gio se ci fos­se­ro obiet­ti­vi secon­di e non espli­ci­ti che la rifor­ma aval­las­se. Lo vedre­mo.
Intan­to, è mia opi­nio­ne che que­sta rifor­ma non deb­ba pas­sa­re.
Che sia pre­va­len­te­men­te inu­ti­le e sba­glia­ta.
Ciò che va cam­bia­to è il modo ita­lia­no di fare poli­ti­ca.
E su que­sto – che iro­nia! – la Costi­tu­zio­ne par­la già chia­ro.

Per approfondire.

Il gover­no ci dice che ‘basta un sì’. Ma anche un no. Dipen­de per cosa.

Andrea Camil­le­ri, Pao­lo Flo­res d’Arcais, Toma­so Mon­ta­na­ri, Nadia Urbi­na­ti, Gusta­vo Zagre­bel­sky su Micro­me­ga: Refe­ren­dum, per­ché dicia­mo NO
Per­ché vota­re No al refe­ren­dum costi­tu­zio­na­le, spie­ga­to in 10 mos­se (più una)
Fat­to Quo­ti­dia­no, pdf: Per­ché NO
T. Mon­ta­na­ri, pdf: Così no.
G. Sor­ren­ti­no su Huffingtonpost.it: Per­ché vota­re no al refe­ren­dum.
Cave asi­nus: Quin­di­ci ragio­ni per cui vota­re No (e sono anche poche)
G. D’Elia, A. Ren­te­ría Díaz e M. P. Vivia­ni su Altalex.it: Refe­ren­dum costi­tu­zio­na­le: le ragio­ni del NO.
http://www.libertaegiustizia.it/